SAN PAOLO.
Ricardo Galvao, rimosso dall’Inpe, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali, dopo aver criticato il presidente Jair Bolsonaro, oggi ha lanciato un appello agli scienziati perché non accettino di essere zittiti.
“Gli scienziati non possono restare in silenzio!
Dobbiamo esprimerci con forza.
Non possiamo abbassare la guardia“, ha dichiarato il fisico e ingegnere 71enne, nel corso di una riunione all’Università di San Paolo in cui ha ricevuto un’ovazione da parte di studenti e docenti.
Galvao era direttore dell’Istituto, incaricato di osservare e monitorare l’evoluzione della deforestazione.
Dopo la pubblicazione a luglio di dati che hanno mostrato un drammatico aumento del disboscamento in Amazzonia nei mesi precedenti, lo scienziato è stato accusato dal presidente d’estrema destra di mentire e nuocere all’immagine nazionale.
Galvao difese la correttezza dei dati rifiutandosi di dimettersi, ma è stato destituito a inizio agosto, nonostante avesse dovuto rimanere in carica fino al 2020.
“Le autorità si arrabbiano sempre quando i dati dicono che le cose sono in un modo che loro non hanno voglia di capire“, ha dichiarato Galvao.
L’arrivo al Planalto di Bolsonaro, scettico sul cambiamento climatico, ha suscitato molte preoccupazioni per il futuro della foresta amazzonica, considerata “il polmone del pianeta“.
La Norvegia, principale elargitrice di fondi per la protezione della zona, ha annunciato giovedì il blocco di circa 30 milioni di euro in fondi destinati al Brasile, accusando il Paese di non voler agire in quest’ambito.
“Ciò che il Brasile ha mostrato è che non vuole più fermare la deforestazione“, ha dichiarato il ministro norvegese dell’Ambiente e del Clima, Ola Elvestuen.
Dopo la Norvegia, anche la Germania ha sospeso parte delle sovvenzioni al Brasile: 35 milioni di euro, sino a quando i dati sulla deforestazione torneranno incoraggianti.
Bolsonaro ha reagito con violenza alla decisione di Oslo: “La Norvegia, non è quel Paese che uccide le balene là in alto, al Polo Nord?
Che sfrutta anche il petrolio?
Non è per nulla un esempio per noi.
Si tengano il loro denaro e aiutino la cancelliera Merkel a rimboschire la Germania“.
L’ex militare aveva già accolto con disinvoltura il passo indietro di Berlino: “Possono usare questo denaro come desiderano, il Brasile non ne ha bisogno“, aveva detto.
Jair Bolsonaro sta mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale, e cioè che avrebbe ammorbidito i vincoli che limitano la deforestazione dell’Amazzonia.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 17 agosto 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)