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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Cambiamenti climatici, convincere la gente può essere difficile sia per i negazionisti che per gli ambientalisti

13/08/2019
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Secondo due studi presentati alla convention annuale dell’American Psychological Association. «rafforzare la fiducia nella scienza, concentrarsi sulla perseveranza può far cambiare punto di vista e ispirare l’azione.

Ma avere discussioni produttive sul cambiamento climatico non è solo una sfida quando si tratta di ecoscettici, ma può anche essere difficile anche per gli ambientalisti».

Il primo degli studi ha scoperto che rafforzare la fiducia nella scienza può essere una strategia per aiutare a spostare le opinioni degli ecoscettici sui cambiamenti climatici e renderli più aperti ai fatti presentati dalla parte opposta.

Presentando lo studio, “Leveraging Cognitive Consistency to Nudge Conservative Climate Change Beliefs”, Carly D. Robinson , dell’università di Harvard, cha sottolineato che «negli Stati Uniti, i progressi bipartisan sui cambiamenti climatici si sono sostanzialmente fermati perché molti conservatori dubitano delle scoperte della scienza climatica e molti liberal non riescono a capire come un qualsiasi essere umano razionale possa dubitare del consenso scientifico sulla questione.

Queste prospettive opposte non creano un punto di partenza per conversazioni produttive per aiutare il nostro Paese ad affrontare i cambiamenti climatici. 

Il nostro obiettivo era quello di trovare un intervento che potesse cambiare la situazione attuale».

Anche se ricerche precedenti hanno dimostrato che la pressione sociale per non credere nei cambiamenti climatici deriva dalla destra politica e che la fiducia dei conservatori nella scienza è calata gradualmente, Robinson e i suoi colleghi teorizzano che «la maggior parte delle persone troverebbe credibili almeno alcune branche della scienza. 

Sfruttare tali convinzioni potrebbe indurre gli scettici climatici a cambiare opinione».

Una delle autrici dello studio, Christine Vriesema, dell’università della California –  Santa Barbara, fa notare che «quando le persone si trovano di fronte a due o più convinzioni, idee e valori opposti, tendono a sentirsi a disagio, il che può portare le persone a essere più aperte su un particolare problema».

I ricercatori hanno intervistato quasi 700 statunitensi e metà di loro hanno risposto a un sondaggio sulla loro convinzione riguardo alla scienza, con domande generali come “Quanto sono credibili i dati medici secondo cui i germi sono una causa primaria di una malattia?”,  “Quanto sei sicuro della teoria fisica della gravità? spiega accuratamente perché gli oggetti cadono quando vengono lasciati cadere?” più specifiche sulla loro opinione sulla scienza climatica, ad esempio: “Quanto sono credibili i dati della scienza climatica che la temperatura degli oceani sta aumentando?” e “Quanto sei sicuro che il riscaldamento globale spieghi molti dei nuovi modelli meteorologici a cui stiamo assistendo oggi?”. 

L’altra metà del campione è stata esaminata solo per quanto riguarda la loro convinzione nella scienza climatica. Tutti i partecipanti hanno dovuto dire se si consideravano politicamente liberal, moderati o conservatori.

Robinson spiega ancora: «Come avevamo previsto nella nostra pre-registrazione, i conservatori mostravano una maggiore fiducia nella scienza climatica se fossero state poste prima delle domande sulla loro convinzione rispetto ad atre aree della scienza.

Per i climate skeptics, era probabilmente diventato imbarazzante dire nel nostro sondaggio che credevano nella scienza e, allo stesso tempo, negavano i risultati della scienza climatica. 

Quella dissonanza ha portato molti ad adeguare le loro convinzioni e a mostrare un maggiore sostegno all’esistenza dei cambiamenti climatici.

I risultati hanno mostrato che le convinzioni sulla scienza climatica sono malleabili e non fisse.

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal fatto che un breve sondaggio di due minuti abbia cambiato le opinioni degli scettici sul cambiamento climatico. 

E’ emozionante sapere che in contesti del mondo reale, potremmo essere in grado di avere colloqui sul clima più produttivi partendo da un ambito di convinzioni comuni».

Il secondo studio, “Hope-Based Interventions and Climate Change Engagement”, ha dimostrato che «l’attivazione di un senso di resilienza e perseveranza può aumentare l’azione e l’impegno nei confronti del cambiamento climatico per le persone che lavorano negli acquari, parchi nazionali e zoo».

Presentando lo studio, Nathaniel Geiger dell’Indiana University, ha evidenziato che «molti educatori che lavorano in queste istituzioni hanno detto di voler parlare dei cambiamenti climatici e i visitatori hanno riferito di voler sentirne parlare, eppure molti educatori si sentono ancora  a disagio nel portare l’argomento nelle loro discussioni, perché sono preoccupati di non poterlo comunicare efficacemente».

Allo studio hanno partecipato 203 educatori scientifici di zoo, acquari e parchi nazionali che fanno parte del  National Network of Ocean and Climate Change  progettata per rafforzare la fiducia dei partecipanti nel parlare dei cambiamenti climatici. 

La formazione consisteva in gruppi di studio, gruppi di lavoro, letture, discussioni e ritiri nel fine settimana. 

Durante gli ultimi 6 mesi del programma, i partecipanti hanno lavorato per integrare ciò che avevano imparato nel loro lavoro.

I dati del sondaggio sono stati raccolti un mese prima e un mese dopo il programma di formazione e di nuovo da 6 a  9 mesi dopo.

Per capire come realizzare un progetto di formazione di successo, Geiger e il suo team hanno esaminato due componenti della fiducia: agency (ad esempio, entusiasmo, senso di determinazione) e percorsi (ad esempio, strategie di resilienza e perseveranza) e come questi influenzano l’impegno dei partecipanti rispetto ai cambiamenti climatici.

I partecipanti hanno valutato il loro “pensiero di agenzia” (ad esempio, “Faccio energicamente tutto ciò che posso fare per discutere dei cambiamenti climatici” e “Prevedo che gli sforzi per discutere dei cambiamenti climatici avranno abbastanza successo”) e il loro “pensiero dei percorsi” (ad esempio, “Posso pensare a molti modi per discutere dei cambiamenti climatici”). 

Gli educatori scientifici hanno anche riferito sulla frequenza con cui hanno discusso dei cambiamenti climatici con il pubblico e i visitatori delle loro istituzioni, con risposte che vanno dal mai al quotidianamente.

Geiger e il suo team hanno scoperto che il pensiero dei percorsi ha più successo nell’ispirare colloqui sui cambiamenti climatici rispetto all’agency: «I nostri risultati hanno suggerito che le parti della formazione che hanno insegnato come perseverare ed essere resilienti di fronte alle difficili conversazioni sui cambiamenti climatici potrebbero essere state le più efficaci nel promuovere la discussione», ha detto Geiger.

Il programma di formazione ha anche aumentato la frequenza con cui gli educatori scientifici parlano dei cambiamenti climatici con i visitatori: da meno di una volta al mese prima della formazione a più di due o tre volte al mese successivamente

Geiger conclude: «Abbiamo trovato incoraggiante che il programma di formazione abbia mostrato un effetto così solido nel promuovere queste difficili discussioni.

Riteniamo che i sostenitori e gli educatori dei cambiamenti climatici troveranno utile questo lavoro per raggiungere il loro obiettivo di creare programmi di formazione più efficaci per favorire l’impegno sui cambiamenti climatici».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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