Oggi [27 settembre 2023, ndr.], di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) si tiene la prima udienza del caso sollevato da 6 giovani portoghesi che, dopo aver assistito a devastanti incendi boschivi e aver sperimentato ondate di caldo sempre più gravi sei giovani portoghesi hanno deciso di agire con una causa senza precedenti intentata contro oltre 32 Paesi europei, inclusi tutti gli Stati membri dell’Ue, Regno Unito, Norvegia, Russia, Svizzera e Turchia.
L’udienza, che arriva dopo l’estate più calda mai registrata in Europa si svolgerà di fronte a 22 giudici e sarà di dimensioni mai viste.
Come spiegano a Global Legal Action Network (GLAN), il caso dei “youth-Applicants” – Catarina (23 anni); Claudia (23); Martim (20); Mariana (11); Sofia (18); André (15) – è semplice: «il tempo per salvaguardare il loro futuro sta rapidamente scadendo.
I governi europei hanno il dovere legale di intraprendere azioni molto più radicali e urgenti per ridurre le emissioni di gas serra».
Il caso è il primo di questo genere ad essere depositato presso la CEDU a Strasburgo e, se avrà successo, potrebbe avere conseguenze giuridicamente vincolanti per i governi coinvolti.
All’udienza di oggi si è arrivati con un iter cominciato nel settembre 2020 quando il caso venne depositato alla CEDU.
Nell’ottobre 2020 la Corte EDU decise di accelerare il caso sulla base dell’importanza e dell’urgenza delle questioni sollevate e a novembre chiese agli Stati di rispondere alle accuse e introdusse, di propria iniziativa, la questione se sia stato violato il diritto dei giovani ricorrenti a essere liberi da tortura e trattamenti inumani o degradanti.
Nel febbraio 2021, la Corte EDU respinse la richiesta congiunta degli Stati sotto accusa di annullare la procedura accelerata del caso e di consentire loro di limitare le loro argomentazioni iniziali all’”inammissibilità” del caso.
Nel maggio 2021 vengono presentati numerosi “interventi di terze parti” – tra i quali tra cui quelli di Amnesty International, Greenpeace, Save the Children e il Commissario europeo per i diritti umani – a sostegno della causa dei “youth-Applicants”.
Tra agosto 2021 e giugno 2022 c’è stato uno scambio di argomentazioni scritte tra i 6 giovani e gli Stati accusati e poi la Corte EDU ha deferito il caso alla “Grande Camera” di 17 giudici che prende in considerazione solo una piccola parte di casi di eccezionale importanza.
I 6 giovani ricorrenti sostengono che «gli incendi boschivi che si verificano in Portogallo ogni anno dal 2017 sono il risultato diretto del riscaldamento globale» e che «i nostri diritti umani fondamentali – compreso il diritto alla vita, alla privacy, alla vita familiare e alla libertà dalla discriminazione – vengono violati a causa della riluttanza dei governi a combattere il cambiamento climatico».
Dicono di aver già subito impatti significativi, soprattutto a causa delle temperature estreme in Portogallo che li costringono a trascorrere del tempo in casa e limitano la loro capacità di dormire, concentrarsi o fare sport. Alcuni soffrono anche di eco-ansia, allergie e patologie respiratorie inclusa l’asma.
Nessuno degli youth-Applicants chiede un compenso finanziario.
Intervistata da BBC News, Claudia Duarte Agostinho ha ricordato l’ondata di caldo estremo e gli incendi che hanno devastato il Portogallo nel 2017 e ucciso più di 100 persone: «Gli incendi mi hanno reso davvero ansiosa riguardo al tipo di futuro che avrei avuto Quello che provavo era paura».
La più piccola del gruppo, l’11enne Mariana, sorella di Claudia e di Martim, aggiunge: «Voglio un mondo verde senza inquinamento, voglio essere sana.
Mi trovo in questo caso perché sono davvero preoccupato per il mio futuro.
Ho paura di come sarà il posto in cui viviamo».
Claudia racconta che «Mariana si spaventa ancora quando sente gli elicotteri volare sopra, che le ricordano i vigili del fuoco nel 2017, quando più di 202 km2 di foresta furono distrutti e le ceneri degli incendi cadevano sulla nostra casa a miglia di distanza.
Penso che sia davvero sorprendente che Mariana sia coinvolta in questo caso, che abbia una tale coscienza alla sua età.
Ma è anche molto preoccupante: perché ha bisogno di pensare a queste cose?
Dovrebbe invece giocare con i suoi amici e ballare sui video di TikTok».
Secondo la commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, «questo caso ha il potenziale per determinare il modo in cui gli stati affrontano le questioni climatiche e i diritti umani.
In realtà è un allarme per gli Stati membri, per le organizzazioni internazionali, per tutti noi che abbiamo una particolare opportunità di dimostrare che ci teniamo, e che non si tratta solo di parole sulla carta.
Non si tratta solo di spuntare una casella e dire che siamo a favore questa o quella risoluzione.
Si tratta di cambiare le nostre politiche».
La sentenza della CEDU – attesa tra 9 – 18 mesi – vincolerebbe giuridicamente e contemporaneamente i governi europei ad aumentare le loro azioni sul clima riducendo le emissioni di gas serra ed eliminando gradualmente i combustibili fossili e questo influenzerebbe anche i tribunali nazionali che hanno chiesto assistenza alla CEDU sui casi relativi al cambiamento climatico.
Gearóid Ó Cuinn, direttore del GLAN, sottolinea che quello in corso «é un riscaldamento catastrofico.
Senza un’azione urgente da parte dei governi, i giovani coinvolti in questo caso si troveranno ad affrontare temperature estreme insopportabili che danneggeranno la loro salute e il loro benessere.
Sappiamo che i governi hanno il potere di fare molto di più per fermare tutto questo, ma non lo fanno. scegliendo di non agire.
Questi 6 giovani portoghesi, che sono persone comuni preoccupate per il loro futuro, dovranno affrontare 32 team legali, centinaia di avvocati che rappresentano governi la cui inerzia li sta già danneggiando.
Quindi questo è un vero caso Davide contro Golia che richiede un cambiamento strutturale per metterci su una strada molto migliore in termini di futuro».
Claudia conclude: «Penso spesso se potrò avere figli in futuro, dato lo stato del mondo in cui vivrebbero.
Ma vincere questa causa significherebbe che finalmente ci sarebbe speranza.
Significherebbe che le persone ci ascoltano davvero e che sono preoccupate quanto noi e che i governi dovrebbero davvero adottare misure per fare qualcosa al riguardo.
Sarebbe fantastico per tutto: per la nostra ansia, per il nostro futuro.
Dopo, molte cose potranno avvenire».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 27 settembre 2023 sul sito online “greenreport.it”)