Che fine faranno gli otto cinema di Roma, più quello di Bracciano, acquisiti all’asta da un fondo olandese per 42 milioni di euro?
Se per l’Adriano a Prati la speranza è che prosegua la sua attività, essendo l’unico operativo, per gli altri il futuro è incerto.
Il destino dei cinema di Roma
La poca redditività delle sale cinematografiche, unita all’imminente approvazione di una legge regionale (che permetterà di ampliare la superficie dedicata alle attività commerciali), preoccupa una parte della cittadinanza e della politica romana.
Perché permetterà alle proprietà di aprire supermercati, ristoranti, negozi e centri commerciali lì dove prima si guardavano le ultime pellicole uscite.
La mobilitazione del Pd
Per questo, prima due consiglieri del Pd in Campidoglio hanno scritto alla nuova proprietà chiedendo un incontro con il Comune, auspicando il coinvolgimento della città nella decisione di come destinare le sale chiuse.
Poi è stata organizzata una raccolta firme dal Pd Roma, su iniziativa del responsabile Cultura Flavio Conia e del segretario romano, che prende spunto dalla vendita all’asta dei cinema del gruppo Ferrero per arrivare a colpire il governo regionale, guidato da Fratelli d’Italia.
La paura che la combo tra una nuova proprietà e la semplificazione urbanistica faccia perdere un bel pezzo del patrimonio culturale romano è diffusa.
Contro la semplificazione urbanistica della destra
Enzo Foschi, infatti, sabato 1 febbraio dalle 16 sarà davanti al cinema Barberini (che non è in vendita, ed è funzionante, ma è sopra la metropolitana), insieme ad altri esponenti del Pd, militanti e si vocifera anche alla presenza di figure nazionali, per raccogliere firme “per evitare che tutti i cinema di Roma diventino mega store o fast food“.
Che è il probabile destino delle sale chiuse o prossime alla chiusura, nel momento in cui passerà in consiglio la legge sulla semplificazione urbanistica dell’assessore leghista Pasquale Ciacciarelli, sostenuta da FdI.
Foschi: “Si continuino a garantire i presidi culturali”
“La Regione Lazio, con l’emendamento alla proposta di legge 171 della consigliera Laura Corrotti, apre la strada al liberi tutti – attacca il segretario romano del Pd parlando a RomaToday -. Il rischio?
Che cinema e spazi culturali diventino luoghi con prevalente interesse commerciale.
Non possiamo accettare né appoggiare una scelta del genere.
Sotto il governo Zingaretti, come centrosinistra, ci siamo opposti alle conversioni totali degli spazi della cultura in centri commerciali, bilanciando le esigenze economiche con quelle culturali.
Perché è importante comprendere le esigenze di sostenibilità economica di un progetto ma, allo stesso tempo, è fondamentale continuare a garantire alla nostra città importanti presidi culturali come le storiche sale cinematografiche. Per questo non possiamo accettare la deregulation della destra“.
Corrotti: “Premialità per chi preserverà sale o poli culturali”
Non arretra Corrotti, che con il suo “salva-Metropolitan” punta a dare nuova vita a sale in abbandono, potenziando la vocazione commerciale: “A Roma ci sono oltre 40 sale cinema abbandonate, ma in ogni caso non è detto che tutte vengano convertite in attività commerciali – risponde all’Adnkronos -, difatti in questa legge abbiamo garantito una premialità ai proprietari che vorranno inserire sale o poli culturali all’interno delle nuove destinazioni d’uso.
L’obiettivo dell’emendamento è dare una nuova vita alle sale chiuse a Roma e nel Lazio, preservando però il patrimonio storico e culturale degli edifici attraverso il riutilizzo di queste strutture in disuso e garantendo opportunità commerciali che possano contribuire alla rinascita economica e sociale delle collettività.
È stato fatto un grande lavoro, con l’assessore, i membri della Commissione e gli ordini professionali che per me risulta essere motivo di orgoglio e di grande soddisfazione“.
(Articolo di Valerio Valeri, pubblicato con questo titolo il 30 gennaio 2025 sul sito online “Roma Today”)
La cultura ci salverà, proteggiamola!