«Game over. Il gioco è finito», è la battuta che circola tra gli uffici del Collegio Romano.
L’allusione diretta è a quel pasticciaccio brutto dell’Appia Antica.
E pure del Museo Etrusco di Villa Giulia.
Con buona pace di Gadda, l’epiteto calza a pennello.
La crisi di governo spinge l’acceleratore anche sulle sorti di importanti istituzioni culturali.
Il decreto di riforma dei Beni culturali targato Alberto Bonisoli li aveva già declassati, togliendo loro la linfa vitale dell’autonomia gestionale.
Ora il maquillage diventa operativo, senza neanche una fase transitoria: con l’entrata in vigore della riforma il prossimo 22 agosto, il parco archeologico dell’ Appia Antica cesserà di esistere.
Il Museo Etrusco perde autonomia.
Via i direttori.
Game over, appunto.
«Un regalo dell’ultima ora», commentano nei corridoi.
Nel caso dell’Appia il contratto con il direttore, l’architetto Simone Quilici, sarà rescisso.
Un incarico che rasenta il guinness dei primati per il più breve della storia, visto che Quilici, esperto di patrimonio ambientale, ha firmato il contratto a metà giugno dopo aver vinto il concorso internazionale bandito dallo stesso Mibac.
Una soluzione inaspettata («avevamo avuto garanzia che l’assetto finale sarebbe entrato a regime a gennaio 2020», spiegano dall’ Appia Antica).
La comunicazione è arrivata due giorni fa, con una lettera firmata dalla direzione generale Musei.
«Il parco in quanto tale non esisterà più, diventerà un ufficio accorpato alla Soprintendenza speciale di Roma», spiega Quilici.
«Sono preoccupato per l’unitarietà del parco e per il rischio salvaguardia del patrimonio», continua.
Sono ore di tensione in prospettiva di questo d-day della Regina Viarum, visto che sempre il 22 agosto si dovrà chiudere il bilancio.
Tradotto?
«Si bloccheranno progetti da oltre 4 milioni di euro previsti per restauri urgenti di aree archeologiche», avverte Quilici.
In sostanza, non partiranno più i lavori sul basolato antico nel tratto dell’ Appia in zona via di Fioranello.
«Dovendo chiudere il bilancio ad agosto, rallenterà anche la manutenzione dei siti – insiste Quilici – e ci sono monumenti a rischio crollo».
Non solo.
L’Appia Antica finisce nel tritacarne delle competenze: resterà fuori il tracciato di Ciampino e Marino, accorpato alla Soprintendenza per l’area metropolitana.
«Avevamo pronti protocolli di intesa con i sindaci per progetti di nuova fruizione, accoglienza e valorizzazione.
Ora si blocca tutto», commenta Quilici.
Per non parlare dei soldi sprecati: 250mila euro investiti nella comunicazione coordinata del parco, tra segnaletica, sito web, app.
Ne risentirà anche il personale, una squadra di oltre venti funzionari specializzati sull’Appia che ora saranno ridistribuiti.
«Io confido nel buon senso, spero fino all’ultimo in una soluzione “ponte” almeno per garantire continuità al patrimonio», rilancia Quilici.
E un appello a Bonisoli «per salvare l’ Appia» arriva da Italia Nostra.
Situazione analoga al Museo Etrusco di Villa Giulia.
Perde l’autonomia, il mandato del direttore, Valentino Nizzo, decade.
Si blocca la macchina gestionale.
Progetti, finanziamenti, valorizzazione.
Il gioiello etrusco (nell’anniversario dei 130 anni dalla nascita) finisce sotto l’ala della Soprintendenza di Roma.
E Lo scenario?
L’etruscologo Nizzo ha lasciato il suo «addio, dopo due anni» in un video: «Mi è stato chiesto di dare un contributo alla creazione della rete etrusca».
Consolazione?
Amara.
(Articolo di Laura Larcan, pubblicato con questo titolo l’11 agosto 2019 sul sito online del quotidiano “Il Messaggero”)