I problemi di salute mentale derivanti dal cambiamento climatico includono ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress (Post traumatic stress disorder, Ptsd), suicidio, abuso di sostanze e problemi del sonno.
Lo spettro di gravità può variare da sintomi lievi alla necessità di ricovero ospedaliero.
La salute mentale può essere colpita in maniera diretta o indiretta.
Si tratta di impatto diretto se esso avviene ad esempio tramite l’esposizione ad eventi meteorologici estremi o temperature elevate prolungate.
Per citare alcuni effetti diretti, uno studio di Di Fiorino ha valutato come in una popolazione esposta ai danni di un’alluvione, rivalutata 7 anni dopo, l’11,8% avesse sviluppato un Ptsd completo, l’11,8% un Ptsd sottosoglia con compromissione e il 17,6% un Ptsd sottosoglia senza compromissione (Di Fiorino et al., 2004).
Un altro studio ha identificato una relazione positiva significativa tra la distribuzione media mensile dei decessi per suicidio dei valori medi mensili della temperatura (sia massima che minima).
L’effetto è, invece, indiretto se risulta dall’impatto delle variazioni climatiche sui sistemi economici, sociali ed alimentari, e nella perdita di mezzi di sussistenza e cultura.
Gli impatti economici della siccità, per esempio, sono stati associati ad un aumento dei suicidi in particolare tra gli agricoltori.
Nello specifico, ad essere colpiti più gravemente, sono gli individui in paesi a basso e medio reddito a causa di un accesso limitato a servizi di salute mentale e ad una disponibilità di risorse finanziarie necessarie per far fronte agli impatti che è inferiore rispetto ai paesi ad alto reddito.
I soggetti con disturbi mentali sono più suscettibili agli effetti mentali del cambiamento climatico i cui meccanismi maladattivi di coping (ossia quelle strategie psicologiche e comportamentali attivate da un individuo allo scopo di far fronte a situazioni problematiche) possono portarli ad assumere comportamenti inadatti a fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico.
Inoltre, i farmaci utilizzati nella cura di queste malattie e di altre malattie neurologiche possono interferire con i meccanismi termoregolatori (litio, antidepressivi triciclici, anticomiziali, neurolettici) portando anche, in casi gravi, alla morte per disidratazione, ipertermia, esaurimento da calore, colpo di calore, complicanze del delirio ed esacerbazione di una malattia preesistente.
Il cambiamento climatico determina inoltre l’aumento del tasso di aggressività, violenza, criminalità, dell’instabilità e la riduzione della coesione sociale.
Le disparità e la perdita di vivibilità dei luoghi più esposti ad avversità climatiche estreme aumenteranno i flussi migratori con impatti sulla salute mentale.
Il cambiamento climatico impatterà sulla salute mentale anche in modo indiretto, stimolando lo sviluppo delle cosiddette emozioni ambientali o stati psicoterratici, un insieme di stati emotivi positivi e negativi che sono determinati dall’interazione dell’uomo con la natura.
L’esperienza diretta, l’anticipazione di eventi climatici, l’insicurezza alimentare da essi causata e l’esposizione mediatica alle notizie legate al cambiamento climatico stanno determinando una sempre maggiore diffusione di emozioni ambientali negative, che possono verificarsi anche quando si osservano o si vengono a conoscere gli impatti del cambiamento climatico su altri.
Tra questi l’ecoansia viene definita come “la sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza siano in procinto di crollare” (Albrecht, 2019).
La solastalgia è un’emozione che si riferisce a quello stato emotivo che si manifesta quando una persona soffre percependo il proprio ambiente naturale inesorabilmente mutare e perdere quelle caratteristiche che aveva da sempre avuto.
Un altro importante stato emotivo è l’eco-paralisi, ovvero la perdita di speranza, senso di impotenza, depressione, perdita di motivazione e annullamento di ogni senso di efficacia di fronte ai cambiamenti climatici.
Ultimo ma non meno importante, vi è anche il dolore ecologico, quell’esperienza di perdita in relazione ai cambiamenti evidenti dell’ambiente naturale, che si manifesta come uno stato di tristezza e disorientamento.
Le alte temperature e le inondazioni sono associate ad impatti negativi sulla salute mentale
Le temperature più elevate che si registrano anche in Italia a causa del cambiamento climatico sono collegate a problematiche di salute mentale come suicidi, ricoveri psichiatrici, visite al pronto soccorso per disturbi mentali, ansia, depressione e stress acuto.
Inoltre, vengono associate alla diminuzione della felicità e del benessere, così come all’aumento dell’aggressività e di episodi di criminalità e violenza.
L’Italia, considerato storicamente un Paese estremamente esposto alle ondate di calore, ha registrato le temperature più alte mai manifestatesi in Europa ed il più alto numero incendi.
L’Italia si trova infatti al centro del Mediterraneo, considerato un hot-spot climatico.
Gli hot-spot climatici sono aree che si stanno riscaldando più rapidamente di altre, facendo osservare variazioni importanti nei valori medi e nella variabilità inter-annuale di temperatura e precipitazione.
A temperature ed ondate di calore anomale, sembra associarsi un aumento del rischio di mortalità tra individui con problemi di salute mentale.
Uno studio condotto sulla popolazione residente nell’hinterland bolognese ha notato che per ogni 1 °C sopra i 24 °C, la mortalità tra le persone senza disturbi mentali è aumentata dell’1,9%, mentre tra gli utenti dei servizi di salute mentale, la mortalità è aumentata del 5,5%.
Sebbene siano frequenti gli incendi, vi è ancora scarsa evidenza sull’impatto che questi portano sul benessere psichico, mentre vi è, invece, evidenza – con vasto margine di ampliamento – dell’incremento di suicidi o tentativi di suicidio. Infine, aumenta anche l’incidenza di Ptsd in seguito ad inondazioni.
Uno studio condotto a Torino su pazienti bipolari, ha mostrato che picchi di temperature e radiazioni solari sono i fattori meteorologici più influenti associati all’ospedalizzazione in reparti psichiatrici.
Un aumento delle temperature, inoltre, può causare un deterioramento delle funzioni cognitive sopprimendo la secrezione di ormoni tiroidei, stimolando la secrezione dell’ormone della crescita e della prolattina o portando alla disidratazione.
Vi sono gruppi più vulnerabili
La vulnerabilità agli effetti del cambiamento climatico sulla salute mentale varia tra sottogruppi di popolazione.
In generale, le popolazioni indigene, le comunità agricole, gli operatori di primo soccorso, le donne e le minoranze sembrano subirne maggiormente gli impatti negativi.
Il sesso femminile rappresenta un fattore di vulnerabilità maggiore.
Questo è dovuto a molti fattori, come ad esempio il fatto che il 70% per cento degli 1,3 miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà sono donne.
Inoltre, nelle aree urbane, il 40% delle famiglie più povere è a carico di donne.
Le donne predominano nella produzione alimentare mondiale (50-80%), ma possiedono meno del 10% della terra.
In tutto il mondo, hanno meno accesso degli uomini a risorse come terra, credito, fattori produttivi agricoli, strutture decisionali, tecnologia, formazione e servizi di divulgazione che migliorerebbero la loro capacità di adattamento ai cambiamenti climatici.
Quando si considera la popolazione italiana nello specifico, è importante prestare particolare attenzione all’alta prevalenza di persone anziane per la loro maggiore vulnerabilità alle alte temperature ed alle ondate di calore, la dipendenza economica del Paese dall’agricoltura e dal turismo e l’alto rischio di disastri naturali come terremoti ed eruzioni vulcaniche.
A causa dell’elevata densità di popolazione e dell’accumulo di valori immobiliari, inclusi molti monumenti ed edifici storicamente significativi, i terremoti sono il principale pericolo per l’Italia in termini di potenziale perdita finanziaria e umana.
L’esposizione a disastri ambientali determina la genesi di innumerevoli disturbi psichiatrici, soprattutto nei giovani che sono anche i più preoccupati per le sorti del pianeta e con livelli di ecoansia maggiori.
Inoltre, i bambini sono a maggior rischio di squilibri elettrochimici, febbre, malattie respiratorie e renali.
I bambini di oggi crescono affrontando diversi rischi che vanno da eventi meteorologici gravi, temperature estreme, proliferazione di aeroallergeni, diffusione di microbi, riduzione di strutture ricreative, ansie croniche per il futuro e rischi per la salute connessi alle migrazioni forzate e ai conflitti per il reperimento delle risorse.
Questi rischi aumenteranno esponenzialmente nei prossimi anni.
Oggi, un quindicenne italiano ha un’aspettativa di vita a 92 anni e dunque un’alta probabilità di vivere quasi metà della vita al di sopra dei 2°C, con tutte le conseguenti implicazioni di impatto ambientale.
(Articolo di Italian institute for planetary health – Liph-, pubblicato con questo titolo il 4 agosto 2022 sul sito online “greenreport.it”)