Il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto oggi un accordo politico provvisorio in merito alla revisione della direttiva sull’efficienza energetica, introducendo un obiettivo vincolante al 2030 di riduzione dei consumi finali pari ad almeno l’11,7% in più rispetto alle previsioni del 2020.
Questo comporta un limite massimo al consumo energetico finale dell’Ue pari a 763 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e di 993 Mtep per il consumo primario (dato che oltre all’energia consumata dagli utenti finali, ricomprende anche quella utilizzata per produrre e fornire energia).
Affinché questi target diventino certi, è necessario attendere l’approvazione formale dell’accordo da parte del Consiglio e Parlamento europei, necessari prima di arrivare alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
L’accordo provvisorio rappresenta comunque un passo avanti rispetto all’attuale versione della direttiva sull’efficienza energetica, in vigore dal 2018, che fissa l’obiettivo di ridurre il consumo di energia primaria e finale del 32,5% entro il 2030, rispetto alle previsioni del 2007.
«Siamo riusciti a spingere gli Stati membri verso obiettivi di efficienza energetica molto più ambiziosi – dichiara il relatore dell’Europarlamento, il danese Niels Fuglsang – È un accordo positivo non solo per il nostro clima, ma anche negativo per Putin.
Per la prima volta in assoluto, abbiamo un obiettivo per il consumo di energia che gli Stati membri sono obbligati a rispettare».
Tutti i Paesi Ue, Italia compresa, sono infatti chiamati a dettagliare come intendono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo all’interno dei propri Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec); anche quello italiano, nato già vecchio nel 2020, dovrà essere aggiornato entro giugno.
In base all’accordo provvisorio raggiunto oggi tra Consiglio e Parlamento europei, l’ obbligo annuale di risparmio energetico quasi raddoppia: agli Stati membri sarà richiesto di ottenere ogni anno un risparmio medio dell’1,49% nei consumi finali di energia dal 2024 al 2030, rispetto all’attuale livello dello 0,8%.
Il comparto pubblico è quello chiamato a dare per l’esempio per primo: nell’accordo provvisorio è infatti stato concordato un obbligo specifico per il settore pubblico, che dovrà ottenere una riduzione annuale del consumo energetico dell’1,9% (un dato che può escludere i trasporti pubblici e le forze armate); al contempo, agli Stati membri è chiesto di riqualificare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli edifici di proprietà di enti pubblici.
Gli obiettivi di efficienza energetica dovranno inoltre essere raggiunti attraverso misure a livello locale, regionale e nazionale, in diversi settori, come pubblica amministrazione, edifici, imprese, data center, ecc.
«L’efficienza energetica è fondamentale per raggiungere la completa decarbonizzazione dell’economia dell’Ue e l’indipendenza dai combustibili fossili russi – commenta la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson – Può anche essere un importante motore per la competitività economica e rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento».
Tutti argomenti che, però, sembrano continuare ad avere più valore in Europa che non in Italia. Come ricordato ieri proprio dalla Simson, l’anno scorso in Ue le emissioni di CO2 sono infatti diminuite del 2,5%, mentre per l’Italia si stima – ancora un dato definitivo non c’è – un incremento pari allo 0,9-2% rispetto all’anno precedente, allontanando così ulteriormente il nostro Paese dal percorso di decarbonizzazione e per la sicurezza energetica intrapreso a livello europeo.
(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 10 marzo 2023 sul sito online “greenreport.it)