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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Emergenza pini, l’insetticida aiuta ma non risolve il problema della cocciniglia: “Serve una soluzione biologica”

16/09/2022
in Approfondimenti, Archivi, Comune di Roma, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Trattamento endoterapico in un pino infestato da cocciniglia.

Come procede la battaglia per preservare i pini dalla cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis)?

La questione è stata affrontata nel corso del convegno “la cura degli alberi” che, l’assessorato al verde di Roma Capitale, ha organizzato insieme al Consiglio nazionale per la ricerca in agricoltura, il Crea.

L’appuntamento, che ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e tecnici iscritti all’ordine dei dottori agronomi e forestali di Roma e provincia, oltre a fornire un quadro degli interventi di potatura e delle nuove piantumazioni, è servito anche per avere maggiori informazioni sull’insetto alieno che, dal 2018, è approdato nella capitale.

L’iter per decidere il trattamento fitosanitario

La prima novità riguarda il fatto che, la cocciniglia, si sta diffondendo.

Prima di individuare il trattamento fitosanitario corretto, consistente nelle iniezioni di un insetticida, l’abamectina, nel tronco, sono passati degli anni.

Solo il 3 giugno del 2021 è stato infatti firmato il decreto ministeriale che indicava le linee guida del trattamento e, di conseguenza, la regione ha potuto approntare il suo piano soltanto lo scorso anno, con la delibera di giunta 548 del 5 agosto 2021.

Da allora la battaglia contro l’insetto alieno, a base di trattamenti chimici, è ufficialmente partita. 

Il trattamento contro la cocciniglia 

La campagna di trattamenti ha portato a mettere in campo quasi 8500 interventi nel 2021 ed oltre 27mila nel 2022 (con la previsione di aggiungerne altri 11.741 entro la fine dell’anno). 

“Non era mai capitato di assistere all’applicazione di un trattamento fitosanitario in maniera così puntuale” ha testimoniato la dottoressa Alessandra Bianchi, dirigente  del servizio fitosanitario regionale durante il convegno.

Nonostante questo la cocciniglia ha continuato a diffondersi ed è infatti lo scorso 13 settembre è stato certificato da parte della regione Lazio un ampliamento delle zone infestate dal parassita. 

Com’è possibile che la cocciniglia, nonostante 40mila trattamenti effettuati, continui ad espandersi?

Risposte a domande di questo tipo sono state fornite da un ricerca, cofinanziata dalla regione Lazio e realizzata dall’Università della Tuscia.

Intanto sono state fornite preziose informazioni sull’insetto alieno che viene trasportato da una chioma all’altra grazie all’azione del vento.

Questo insetto compie un ciclo di tre o quattro generazioni, dall’uovo all’adulto, ed “ogni generazione di cocciniglia tartaruga dura 9-10 settimane”ha spiegato il professor Stefano Speranza, dell’università della Tuscia. 

Non basta un solo trattamento

“Significa che ritorna, tutte le volte, tutte gli anni, sulla piante che ho gestito”è stato spiegato.

E questo crea indubbiamente delle difficoltà nel trattamento, soprattutto in contesto extraurbano, nelle pinete dove l’azione endoterapica, per la gran quantità di alberi, è molto più complicata.

Quanto ci mette, tra l’altro, l’insetticida a passare dal tronco alla chioma?

I ricercatori dell’università della Tuscia hanno investigato anche questo aspetto.

“Impiega 40 giorni il principio attivo a salire in quota e rimane sulla chioma, in maniera efficace, per circa sessanta giorni, poi scende” ha chiarito il professor Speranza.

Dopodiché, ed è questo un aspetto tutt’altro che residuale, nella maggior parte dei test che sono stati eseguiti, l’abamectina non lascia residui.

Termina cioè la sua efficacia e, poiché le cocciniglie invece ritornano, l’albero necessita di un nuovo trattamento.

Non necessariamente chimico però. 

La ricerca di una soluzione biologica

“La cocciniglia ha rotto un equilibrio – ha osservato Pio Federico Roversi, il direttore dell’istituto nazionale per la protezione delle piante – l’endoterapia é un metodo per salvare il patrimonio forestale, fino a quando non riusciamo a dare una risposta che sia basata su un controllo biologico”.

La chimica, in questo caso rappresentata dal trattamento a base di abamectina, aiuta.

Ma non risolve.

Da qui la ricerca di un nuovo fronte, magari un predatore naturale, una cocciniglia, in grado di restare sull’albero per difenderlo dall’attacco del parassita.

E’ un terreno che si sta cominciando ad esplorare.

Per ora, e questo ormai è chiaro, l’aver previsto 40mila trattamenti su altrettanti alberi, non li mette al riparo dalla temuta cocciniglia.

L’effetto dell’insetticida passa, mentre la cocciniglia, ormai è chiaro, ritorna.

(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 15 settembre 2022 sul sito online “Roma Today”)

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