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Home Approfondimenti

Emissioni di CO2: la Corte Suprema Usa con gli inquinatori e contro le regole dell’EPA

02/07/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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La maggioranza conservatrice/repubblicana delle Corte Suprema degli Stati Uniti (6 voti contro 3) ha colpito ancora: la sentenza West Virginia v. EPA (Environmental Protection Agency), cruciale per la lotta al cambiamento climatico,  restringe le opzioni dell’EPA, ai sensi del Clean Air Act, di poter limitare l’ inquinamento da CO2 proveniente dalle centrali elettriche, pur concedendo all’EPA l’autorità di agire.

La causa è stata intentata contro l’EPA dallo Stato del West Virginia per conto di altri Stati  a guida repubblicana e diverse grandi compagnie  produttrici di carbone.

Il motivo del contendere era se l’EPA avesse il diritto di regolare le emissioni di CO2 a livello statale livello di singola impresa.

La maggioranza negazionista climatica della Corte si è schierata con gli Stati e gli interessi dei combustibili fossili che sostenevano di essere minacciati da una regolamentazione eccessiva e che il Congresso – quando è stata istituita l’EPA – non intendeva delegare decisioni così significative a un’Agenzia.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha descritto la sentenza come «una decisione devastante». 

Sebbene la sentenza del tribunale non impedisca all’EPA di regolamentare le emissioni in futuro, il Congresso dovrebbe dare un chiaro consenso affinché l’agenzia agisca.

Andres Restrepo, senior attorney del  law program di Sierra Club, la più grande, autorevole e diffusa associazione ambientalista Usa, «questa è una decisione profondamente deludente e pericolosa che elimina lo strumento più efficace dell’EPA per ridurre il dannoso inquinamento climatico prodotto dalle centrali elettriche esistenti. 

Questa decisione dà agli executives  del carbone e ai politici di estrema destra esattamente ciò che hanno chiesto, frustrando gli sforzi dell’EPA per stabilire standard di inquinamento da carbonio forti delle centrali elettriche ed efficaci che aiuterebbero a proteggere le nostre comunità e famiglie. 

Per anni, l’EPA ha avuto una chiara autorità e dovere ai sensi del Clean Air Act di ridurre efficacemente l’inquinamento da anidride carbonica proveniente dalle centrali elettriche a combustibili fossili che perturba il clima, in linea con l’azione richiesta dall’opinione pubblica e dalla scienza. 

Ma la decisione odierna accoglie le richieste dei potenti anziché del popolo, restringendo seriamente tale autorità. 

Mentre gli scienziati avvertono che stiamo finendo il tempo per combattere la crisi climatica.

Ora, l’EPA deve andare avanti ed emettere nuovi standard che richiedono a ciascuna delle restanti centrali a carbone e gas della nazione di ridurre al minimo il proprio inquinamento nella misura più ampia possibile. 

E, soprattutto, spetta al Congresso e all’amministrazione Biden agire rapidamente per approvare una legislazione sul clima audace: il nostro futuro dipende da questo».

John Noel, senior climate campaigner di Greenpeace Usa, accusa: «Gli estremisti in toga stanno gravemente limitando la capacità del governo federale di proteggere le persone e gli ecosistemi che supportano la vita. 

Nel 2018, l’inquinamento atmosferico dovuto alla combustione di combustibili fossili come carbone e gas è stato responsabile di circa 1 decesso su 5 in tutto il mondo. 

E’ inconcepibile che 6 giudici della Corte Suprema si siano pronunciati a favore del sacrificio di più vite per arricchire i baroni milionari del carbone e del petrolio. 

Dovremmo invece concentrarci sull’assicurare una giusta transizione verso le energie rinnovabili, incentrata sul benessere dei lavoratori e delle comunità. 

Con le sue sentenze sull’organizzazione sindacale, il diritto di voto e il diritto all’aborto, la maggioranza di questa Corte si è rivelata prona ai corporate overlords e intenzionata a smantellare le norme e le istituzioni della democrazia, inclusa la nostra capacità di utilizzare le leve del governo per proteggere la salute e la sicurezza delle nostre famiglie, comunità e generazioni future».

La sentenza è così scioccante che se ne occupato anche il portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric che, rispondendo a una domanda durante il normale briefing giornaliero con la stampa ha detto che «sebbene non sia compito delle Nazioni Unite fornire commenti legali sulle decisioni giudiziarie dei singoli Stati membri, solo più in generale, posso dire che questa è una battuta d’arresto nella nostra lotta contro il cambiamento climatico, mentre siamo già molto fuori strada nell’affrontare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il Segretario generale (António Guterrse, ndr) ha affermato più volte che il G20 deve aprire la strada a un’intensificazione dell’azione climatiche.

Decisioni come quelle odierne negli Stati Uniti – o in qualsiasi altra grande economia emettitrice – rendono più difficile raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, per un   pianeta sano e vivibile, soprattutto perché dobbiamo accelerare l’eliminazione graduale del carbone e la transizione verso le energie rinnovabili».

Gli Stati Uniti continuano ad essere i maggiori emettitori di CO2 dopo la Cina, ma Dujarric ha aggiunto che «é importante non reagire in modo eccessivo alle azioni dell’Alta corte di una nazione.

Dobbiamo anche ricordare che un’emergenza di natura globale come il cambiamento climatico richiede una risposta globale e le azioni di una singola nazione non dovrebbero e non possono fare o distruggere il fatto se raggiungiamo o meno i nostri obiettivi climatici».

Poi ha ricordato che Guterres ha  affermato di recente che c’è ancora tempo per scongiurare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici: «Se tutte le nazioni, in particolare quelle che compongono il G20, intensificano i loro sforzi, insieme alle città, alle regioni, imprese e investitori e individui di tutto il mondo alzano la voce per un’azione climatica più audace».

Ma è indubbio che la gravissima sentenza della Corte Suprema limita  proprio la più grande potenza del G20 e del mondo in questa azione climatica e Manish Bapna, presidente del Natural Resources Defense Council, conclude: «Questo lascia l’EPA nella lotta per il clima, ma rende più difficile vincerla. 

La sentenza riconosce l’autorità dell’EPA di limitare l’inquinamento da carbonio delle centrali elettriche della nazione, restringendo le opzioni dell’agenzia per farlo. 

Questa decisione aggressiva ha annunciato un’ampia e pericolosa dottrina delle “‘major questions” per annullare una regola dell’EPA che non è mai entrata in vigore.

Secondo la decisione della Corte, l’EPA può ancora scrivere standard che richiedono che questi impianti funzionino in modo più pulito. 

L’agenzia può e deve stabilire standard per ridurre l’inquinamento da carbonio dalle centrali elettriche che bruciano carbone o gas.

Quasi 8 americani su 10, il 78 per cento, supportano tali limiti. 

E’ tempo che l’EPA utilizzi tutta la sua legittima autorità per ridurre questo inquinamento.

In qualità di custode ambientale della nazione, l’EPA deve utilizzare tutti gli strumenti del kit per proteggere milioni di persone in questo Paese e in tutto il mondo che soffrono per le ondate di caldo, le inondazioni, gli incendi e le tempeste aggravate dall’inquinamento climatico. 

L’agenzia dovrebbe impegnarsi immediatamente con gli stakeholders e proporre nuove regole, entro la fine dell’anno, per ottenere i maggiori tagli possibili dell’inquinamento da carbonio delle centrali elettriche».

(Articolo pubblicato con  questo titolo il 1 luglio 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

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