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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Esperti Onu: «Il pianeta rischia di diventare una zona di sacrificio umano»

01/06/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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A 50 anni dalla Conferenza di Stoccolma “ United Nations Conference on the Human Environment”, la prima al mondo a fare dell’ambiente una questione importante, quattro esperti dell’Onu in materia di diritti umani  (David Boyd, relatore speciale sui diritti umani e l’ambiente; Marcos Orellana, relatore speciale sulle sostanze tossiche e sui diritti umani; Francisco Calí Tzay, relatore speciale sui diritti delle popolazioni indigene e Ian Fry, relatore speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani nel contesto del cambiamento climatico) chiedono a tutti i Paesi del mondo di «raddoppiare gli sforzi per proteggere il pianeta in pericolo per le generazioni attuali e future, in mezzo a sfide senza precedenti.

Alcune comunità subiscono ingiustizie ambientali nelle quali l’esposizione all’inquinamento e alle sostanze tossiche è così estrema da essere descritte come “zone di sacrificio”. 

Data la traiettoria dell’umanità su sostanze tossiche, cambiamenti climatici e perdita di biodiversità, il pianeta rischia di diventare una zona di sacrificio umano».

Boyd ha esortato gli Stati a «porre il diritto a un ambiente sano al centro di tutte le discussioni e i risultati della conferenza Stoccolma+50 del 2 e 3 giugno e ad attuare modifiche costituzionali e normative ambientali, derivanti dal riconoscimento del diritto a un ambiente salubre».

Per Orellana, a Stoccolma+50 «non bisogna dimenticare come i diritti umani abbiano ispirato gli elementi chiave della Dichiarazione di Stoccolma del 1972. 

Quello è stato  un momento chiave per il diritto ambientale internazionale per cambiare direzione e abbracciare un approccio alla protezione dell’ambiente basato sui diritti umani».

Infatti, secondo i 4 esperti «il concetto di diritto a un ambiente sano è radicato nella Dichiarazione di Stoccolma del 1972. 

Oggi, 50 anni dopo, la conferenza di Stoccolma+50 rappresenta il forum ideale per accogliere con entusiasmo il recente riconoscimento da parte delle Nazioni Unite di questo diritto, identificando anche le azioni urgenti necessarie per la sua attuazione.

Mettere i diritti umani al centro dell’azione ambientale avrà implicazioni positive per la qualità dell’aria, l’acqua pulita, il suolo sano, il cibo prodotto in modo sostenibile, l’energia verde, il cambiamento climatico, la biodiversità e l’eliminazione delle sostanze tossiche e la protezione dei diritti delle popolazioni indigene. 

Questo ha il potenziale per innescare cambiamenti trasformativi e salvare milioni di vite ogni anno. Viviamo in un’epoca di sfide ambientali senza precedenti. 

Le molteplici crisi relative al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità e all’inquinamento pervasivo stanno incidendo sul godimento dei diritti umani e mettendo a repentaglio il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile».

Nell’ottobre 2021, in una storica risoluzione, l’Human Rights Council ha riconosciuto per la prima volta il diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile. 

La risoluzione ha segnato il culmine di decenni di sforzi da parte di moltissime organizzazioni della società civile, inclusi gruppi di giovani, istituzioni nazionali per i diritti umani e popolazioni indigene.

I Relatori Speciali hanno incoraggiato gli Stati ad agire per mettere in atto l’invito dell’Human Rights Council affinché «”L’Assemblea Generale […] consideri la questione” del riconoscimento del diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile quanto prima possibile. 

Una risoluzione dell’Assemblea Generale sul diritto a un ambiente sano rafforzerebbe l’urgenza di azioni per attuare il diritto».

Boyd, Orellana, Calí Tzay e Fry hanno concluso: «Siamo tutti straordinariamente fortunati a vivere su questo pianeta miracoloso e dobbiamo utilizzare il diritto a un ambiente sano per garantire che i governi, le imprese e le persone svolgano un lavoro migliore nel prendersi cura della casa che tutti condividiamo».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 31 maggio 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

 

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