Le foreste vetuste sono sistemi forestali non intaccati dall’essere umano da tempi remoti e che per questo hanno conquistato caratteri di naturalità che li rendono simili alle antiche foreste primarie ma, secondo l’indagine “Nature Crime Files – Czechia”, pubblicata da Greenpeace Česká republika, sulle le foreste vetuste dei Monti Metalliferi, catena montuosa al confine tra Repubblica Ceca e Germania, e della Foresta di Ždánice, geologicamente parte dei Carpazi.
«Antiche foreste nel cuore dell’Europa vengono distrutte legalmente e illegalmente da aziende pubbliche e private per la vendita di legname e di prodotti derivati a diversi Paesi Ue», Italia compresa.
Greenpeace Česká republika denuncia: «Ogni giorno in Europa si perdono vite a causa di crimini contro la natura, ma i colpevoli rimangono impuniti. Questi crimini non vengono commessi con pistole o coltelli, ma con motoseghe e mietitrebbie.
Quando l’industria forestale distrugge la natura vitale, e in alcuni casi anche formalmente protetta, per prodotti di breve durata, e i governi stanno a guardare, i consumatori diventano inconsapevolmente sia vittime che complici di questi crimini.
Le rare foreste di faggio nella Repubblica Ceca, le foreste dei Carpazi in Romania e Polonia e le foreste boreali in Svezia e Finlandia, che sono cruciali per la lotta dell’Europa contro il cambiamento climatico, vengono convertite in legna da ardere, scatole di cartone o carta igienica e vendute in tutta Europa.
Mentre l’Ue finge di essere una protettrice progressista della biodiversità e dell’ambiente, in realtà fa poco per impedire che entrambi vengano distrutti dall’avidità e dalla corruzione delle multinazionali».
La pubblicazione fa parte della serie “Nature Crime Files: Declassified”, che utilizza casi provenienti da diverse parti d’Europa per mostrare quanto sia urgente la richiesta di un’adeguata protezione degli ecosistemi europei.
Grazie a dispositivi di tracciamento GPS, Greenpeace Česká republika ha rilevato che «il legno tagliato illegalmente nei Monti Metalliferi veniva venduto come legna da ardere per le case ceche, mentre il legno della foresta di Ždánice veniva trasportato in una cartiera in Slovacchia di proprietà della multinazionale Mondi Group e molto probabilmente esportato in altri Paesi dell’Ue».
La Repubblica Ceca è uno dei maggiori esportatori di legname dell’Unione europea e, secondo i dati del 2021 della Banca Mondiale, circa la metà della sua produzione di legname finisce all’estero, principalmente verso Germania (32%), Austria (15%), Slovacchia (8%), Polonia (8%) e Italia (4%).
Per Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, «questo caso dimostra la mancanza di un’efficace protezione delle foreste europee, anche in quelle aree che dovrebbero essere tutelate, e la carenza di controlli sulla destinazione del legname dentro l’Ue.
Proteggere la ricchezza ecologica unica delle foreste dei Monti Metalliferi e della Foresta di Ždánice, che ospitano molte specie protette e in via di estinzione, è un contributo essenziale che l’Unione europea dovrebbe dare alla lotta contro la crisi climatica. Invece, resta a guardare mentre queste foreste vengono distrutte, senza tradurre in un’effettiva protezione degli ecosistemi gli impegni assunti in materia di biodiversità».
Quasi il 40% dell’Europa è coperto da foreste, ma quelle vetuste rappresentano appena il 3%.
Ricche di biodiversità, svolgono un ruolo significativo nel prevenire e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Circa il 93% delle foreste vetuste mappate è inoltre incluso nella rete Natura 2000, un sistema di aree protette istituito dall’Ue che comprende importanti siti di riproduzione e di riposo per specie rare e minacciate, e la gran parte dovrebbe essere sottoposta a una rigorosa protezione dall’interferenza umana.
Ma Greenpece fa notare che «questa garanzia, il più delle volte, rimane solo su carta, nonostante gli impegni presi dall’Unione europea.
La selvicoltura industriale approfitta infatti della mancanza di una protezione efficace e danneggia la complessità naturale delle nostre foreste più ricche di biodiversità.
Ciò è possibile a causa di una combinazione di quadri giuridici ambigui (non esiste una definizione di “foresta vetusta” a livello europeo), di un’inadeguata mappatura delle superfici forestali e della deforestazione illegale».
Per questo, Greenpeace chiede all’Unione europea di «tradurre in azioni concrete gli impegni assunti con l’adozione del Quadro globale per la biodiversità Kunming-Montreal e della Strategia Ue per la Biodiversità al 2030».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 24 ottobre 2023 sul sito online “greenreport.it”)