Un nuovo sondaggio condotto tra i cittadini adulti di 18 tra le maggiori economie del mondo – Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Sudafrica, Turchia, Usa, più 4 Paesi extra G20: Austria, danimarca, Kenya e Svezia – ha rivelato che la maggioranza è favorevole a riforme fiscali e altre riforme politiche ed economiche (non tutte le domande sono state poste in Cina, come indicato quando i risultati si riferiscono a 17 Paesi del G20).
Secondo il sondaggio condotto da IPSOS per conto di Earth4All e Global Commons Alliance, «circa due terzi (68%) dei cittadini dei 17 Paesi del G20 intervistati sono favorevoli a un’imposta patrimoniale sui ricchi come mezzo per finanziare importanti cambiamenti per la nostra economia e il nostro stile di vita, mentre solo l’11% si oppone.
Il 70% è a favore di aliquote fiscali più elevate sul reddito dei ricchi e il 69% è favorevole ad aliquote fiscali più elevate per le grandi imprese».
Il consenso per una tassa patrimoniale sui ricchi è più alto in Indonesia (86%), Turchia (78%), Regno Unito (77%) e India (74%).
Il consenso è più basso in Arabia Saudita (54%) e in Argentina (54%), ma comunque superiore alla metà degli intervistati.
Negli Stati Uniti, in Francia e in Germania circa due intervistati su tre sono favorevoli a una tassa patrimoniale sui ricchi (rispettivamente 67%, 67% e 68%).
Per quanto riguarda il cambiamento climatico e la protezione della natura, il 71% dei cittadini dei 18 Paesi del G20 intervistati ritiene che il mondo debba agire immediatamente, entro un decennio, per ridurre le emissioni di carbonio prodotte da elettricità, trasporti, cibo, industria ed edifici.
Una percentuale che sale al 91% in Messico, all’83% in Sudafrica e all’81% in Brasile, ed è più bassa – ma comunque superiore alla metà degli intervistati – in Arabia Saudita (52%), Giappone (53%), Stati Uniti (62%) e Italia (62%).
Risultati che arrivano mentre i ministri delle finanze dei Paesi del G20 si preparano a riunirsi in Brasile a luglio e per la prima volta, una tassa sul patrimonio è all’ordine del giorno mentre i governi deliberano sulle strategie per affrontare le sfide economiche e ambientali.
Ipsos dice che «l’indagine ha evidenziato un ampio sostegno all’utilizzo di entrate fiscali aggiuntive per finanziare proposte politiche volte a modificare la nostra economia e i nostri stili di vita.
Tra le aree principali con un forte sostegno figurano le iniziative per l’energia verde, l’assistenza sanitaria universale e il rafforzamento dei diritti dei lavoratori.
Anche proposte meno popolari, come il reddito di base universale e gli investimenti nelle assemblee dei cittadini per rafforzare la democrazia, raccolgono il sostegno di circa la metà degli intervistati».
Owen Gaffney, co-leader dell’iniziativa Earth4All, ha commentato: «Il messaggio ai politici non potrebbe essere più chiaro.
La stragrande maggioranza delle persone intervistate nelle maggiori economie del mondo ritiene che in questo decennio sia necessaria un’azione importante e immediata per affrontare il cambiamento climatico e proteggere la natura.
Allo stesso tempo, molti ritengono che l’economia non stia andando bene per loro e vogliono una riforma politica ed economica.
È possibile che questo contribuisca a spiegare l’ascesa dei leader populisti. I risultati del nostro sondaggio forniscono un chiaro mandato da parte dei cittadini dei Paesi del G20 intervistati: ridistribuire la ricchezza.
Una maggiore uguaglianza costruirà democrazie più forti per guidare una trasformazione equa per un pianeta più stabile».
Jane Madgwick, direttrice esecutiva della Global Commons Alliance, ha sottolineato che «la scienza richiede un passo da gigante per affrontare la crisi planetaria, il cambiamento climatico e la protezione della natura.
Il 71% dei cittadini di 18 Paesi del G20 intervistati è favorevole a un’azione immediata entro il prossimo decennio per ridurre le emissioni di carbonio».
In 17 Paesi del G20 intervistati, la maggioranza dei cittadini ritiene che le economie debbano andare oltre l’unico obiettivo della crescita economica.
Il 68% concorda sul fatto che il funzionamento dell’economia del proprio Paese dovrebbe dare priorità alla salute e al benessere delle persone e della natura, anziché concentrarsi esclusivamente sul profitto e sull’aumento della ricchezza.
Il 62% concorda sul fatto che il successo economico di un Paese dovrebbe essere misurato in base alla salute e al benessere dei suoi cittadini, non alla velocità di crescita dell’economia.
La fiducia nei governi è bassa: solo il 39% dei cittadini dei 17 Paesi del G20 intervistati ritiene che il loro governo sia in grado di prendere decisioni a beneficio della maggioranza della popolazione, e solo il 37% si fida del fatto che prenda decisioni a lungo termine che andranno a beneficio della maggioranza della popolazione tra 20 o 30 anni.
C’è una notevole richiesta di riforma dei sistemi politici ed economici nazionali e globali.
Nei 17 Paesi del G20 intervistati, il 65% degli intervistati ritiene che il proprio sistema politico nazionale necessiti di cambiamenti importanti (36%) o di essere completamente riformato (29%).
Una percentuale analoga (67%) ritiene che il sistema economico del proprio Paese necessiti di grandi cambiamenti (41%) e di una riforma completa (27%).
Il sondaggio ha anche chiesto se le persone sono ottimiste o pessimiste riguardo al loro futuro.
In media, il 62% dei cittadini dei 18 Paesi del G20 intervistati è ottimista sul proprio futuro.
Tuttavia, solo il 44% si sente positivo sul futuro del proprio Paese, mentre il 38% è ottimista sul futuro del mondo.
I partecipanti nei Paesi emergenti come Indonesia, Messico, Brasile e India, insieme a quelli in Cina e Arabia Saudita sono i più ottimisti, mentre i partecipanti in Europa e quelli in Giappone e Corea del Sud tendono a essere meno ottimisti.
Sandrine Dixson-Declève, presidente esecutiva di Earth4All e co-presidente del Club di Roma, ha concluso: «Questo sondaggio dimostra ancora una volta che la maggioranza dei cittadini dei Paesi del G20 ritiene che sia giunto il momento di un’economia che offra maggiore benessere, più soluzioni climatiche e meno disuguaglianze.
Ma i risultati mostrano anche una mancanza di fiducia nei confronti dei governi, soprattutto in Europa.
Con le recenti elezioni europee che si sono spostate verso la destra radicale, dobbiamo chiedere ai governi di rendere conto dell’introduzione di un’economia che sia al servizio delle persone e del pianeta allo stesso tempo».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 24 giugno 2024 sul sito online “greenreport.it”)