Grazie all’emendamento 4.0.9, a firma del Senatore Salvo Pogliese di Fratelli d’Italia, il governo si appresta a cancellare una delle normative più cautelative in tema di campi elettromagnetici «al fine di potenziare la rete mobile e garantire a utenti e imprese l’offerta di servizi di connettività di elevata qualità, senza pregiudizio per la salute pubblica».
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, evidenzia: «Eppure, come ribadito da anni attraverso lettere alle Commissioni e ai parlamentari di tutte le forze politiche, petizioni e incontri pubblici non esiste nessuna ragione tecnica per innalzare i limiti elettromagnetici che secondo quanto proposto dalla maggioranza verranno portati da 6 a 15 V/m, tra l’altro senza alcun riferimento scientifico e senza fare un passo indietro sulle tecniche di misurazione.
Siamo, infatti, l’unico Paese in Europa che misura i campi sulla media delle 24 ore invece che sulla media dei 6 minuti.
Si tratta di una scelta insensata che accontenta le richieste di parte dell’industria del settore, ma che può costituire un vero boomerang per lo sviluppo digitale nazionale oltre che potenzialmente pericolosa per la salute della popolazione, considerando che le ultime ricerche mettono ben in evidenza come gli attuali 6 V/m siano cautelativi.
Al Governo e al Parlamento torniamo a ribadire l’importanza di aprire un tavolo di lavoro e di confronto per ragionare sulle possibili strategie da mettere in campo, per raggiungere gli auspicabili e fondamentali obiettivi di digitalizzazione del Paese, mettendo in primo piano la salute dei cittadini.
Con questo innalzamento dei limiti rischiamo di aumentare il livello di allarme e conflitto sul territorio rispetto alla necessaria realizzazione delle infrastrutture per la nuova rete, a tutto svantaggio dell’obiettivo condiviso di superare il divario digitale che contraddistingue diverse aree del Paese».
Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, aggiunge: «Il Governo si appresta a scegliere la strada più facile a danno della popolazione.
Una scelta che non tutela affatto la popolazione da possibili rischi, e che serve solo a far risparmiare i grandi gestori che, secondo gli studi da loro stessi sostenuti, avrebbero dovuto spendere tra i 3 e i 4 miliardi di euro per reingegnerizzare e/o collocare oltre 24700 antenne.
Numerosa la letteratura scientifica che non viene presa in considerazione con questa scelta e che sottolinea effetti avversi non termici correlati alla esposizione ai campi elettromagnetici artificiali emessi da apparati radioelettrici (come tumori, malattie neurodegenerative, deficit di attenzione e memoria, elettrosensibilità, disturbi cardiocircolatori, danni alla fertilità maschile e femminile, danni al DNA – vedi, a titolo di esempio, Bioinitiative Report 2012-20222 ), nonché con riferimento alle nuove tecnologie di comunicazione mobile (STOA 20213 – IEEE 20234 ).
Legambiente, che non è affatto sola in questa battaglia ma accompagnata dalla Rete 6 V/m per 6 minuti e da numerosi scienziati e ricercatori, esprime la netta contrarietà a questa scelta, che non ha nessun presupposto né tecnico né tanto meno scientifico.
Infatti, non esiste neanche il fantomatico problema della saturazione degli spazi elettromagnetici.
Gli operatori TLC, all’atto di presentare ad Arpa un progetto ai fini del nulla osta radioelettrico, non dichiarano mai il valore effettivo che produrrà quell’impianto, ma la potenza massima che consente di non sforare il limite in vigore, in modo di accaparrarsi tutta la capacità trasmissiva, evitando che la concorrenza possa utilizzarla».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 26 ottobre 2023 sul sito online “greenreport.it”)