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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Il mistero della petroliera affondata in Tunisia

20/04/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, Piani territoriali
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Il 17 aprile, la ministra dell’ambiente della Tunisia, Leila Chikhaoui, ha presentato gli ultimi elementi dell’indagine dopo l’affondamento al largo di Gabes della nave Xelo, che trasportava 750 tonnellate di diesel, battente bandiera della Guinea Equatoriale, proviene dal porto egiziano di Damietta e diretta a Malta e  ha rivelato che manca un documento prezioso: la polizza di carico.

Anche se equipaggio e investigatori dicono che quel documento esisteva.

La polizza di carico è il documento che cita chiaramente i termini del contratto di trasporto marittimo che vincola il soggetto che ha noleggiato la nave e l’incaricato del trasporto.

La sera del 15 aprile la nave aveva chiesto alle autorità tunisine di poter entrare nelle acque territoriali del Paese, ma l’acqua si è infiltrata nella sala macchine, allagandola fino all’altezza di 2 metri.

Poi la Xel è affondata «a causa del maltempo».

L’equipaggio,  composto da un capitano georgiano, quattro turchi e due azeri, è stato salvato portato in ospedale per accertamenti e poi sistemato in un albergo.

Intanto, il Gip del tribunale di primo grado di Gabes ha incaricato gli agenti della seconda brigata di ricerche e indagini della guardia nazionale ad Aouina di svolgere le indagini sulle circostanze dell’affondamento del mercantile.

La procura di Gabes ha deciso di aprire un’inchiesta giudiziaria, sentiti gli agenti della guardia marittima della regione, su queste circostanze.

Ma il mistero intorno al naufragio continua a infittirsi: la  Xelo è una carretta dei mari di proprietà di una compagnia turco-libica ma che batte la bandiera di comodo della piccola Guinea Equatoriale e che non trasportava in realtà nessun carico, visto che le 750 tonnellate di diesel rappresentano il suo consumo.

Contraddizioni sono emerse anche sul piano di navigazione della nave, in particolare tra i punti di partenza e di arrivo e la rotta percorsa.

Tutto questo lascia più di un dubbio sulle vere cause dell’affondamento e ha spinto alcuni osservatori a sospettare che il mercantile sia stato affondato volontariamente, per riscuotere un premio assicurativo.

Il noto avvocato tunisino Mabrouk Kourchid, del Movimento popolare, che è stato fino al 2018 ministro dei domini di Stato, ha scritto in un post sulla sua pagina facebook, che «l’affondamento del mercantile al largo di Gabes potrebbe essere di natura criminale e la nave potrebbe essere utilizzata per il contrabbando. 

Il contrabbando di petrolio dalla Libia è fiorente, in particolare a Malta e in Italia».

Kourchid è convinto che «l’indagine potrebbe portare a questa conclusione e al fatto che i documenti della nave sono falsi.

In questo tipo di operazioni, il profitto è per Malta e le perdite per la Tunisia».

Il 17 aprile un team di sommozzatori della Marina Militare  tunisina è riuscito a collegare un tubo ai serbatoi della nave affondata per svuotarla del suo pericoloso carico di diesel.

Il ministro dei trasporti, Rabie Mjidi, e la Chikhaoui hanno detto in una conferenza stampa che l’operazione dei subacquei ha dimostrato che «non ci sono perdite di gasolio dal serbatoio della nave mercantile Xelo affondata al largo di Gabès», anche se nella mattinata del 17 aprile la stessa Chikhaoui aveva detto di aver avvistato «la presenza di alcune macchie di petrolio sulla superficie dell’acqua», ma dai campioni prelevati è risultato che provenivano soprattutto dei motori della nave naufragata.

Mjidi ha assicurato che il relitto è circondato di panne e barriere anti-marea nera e da mezzi di pronto intervento e che «i subacquei stanno ora lavorando per determinare i porti dove si concentrerà l’equipaggiamento necessario per aspirare il carico di diesel dal serbatoio della nave naufragata.

Questo processo è complesso, preciso, non tollera alcun errore e deve essere eseguito rapidamente.

Molti Paesi fratelli e alleati hanno espresso la loro volontà di aiutare la Tunisia a far fronte a questo incidente marittimo».

Secondo l’Agence Nationale de Protection de l’Environnement (ANPE), è in atto un piano che prevede «la raccolta delle informazioni necessarie per prevedere o combattere nelle condizioni meno dannose in caso di incidenti che coinvolgono sostanze inquinanti e minacciano il territorio nazionale.

Il suo scopo è definire le responsabilità operative e fornire un quadro per la tanto necessaria cooperazione interministeriale».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 19 aprile 2022 sul sito online “greenreport.it”)

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