Intervenendo ieri al convegno “Nucleare, si può fare?”, organizzato a Roma da tutti gli sponsor e i fan del rinascimento nucleare, il ministro delle infrastrutture e segretario della Lega (ex Nord) Matteo Salvini ha annunciato: «Ho chiesto ai tecnici del mio ministero.
Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare.
E da milanese la prima centrale la vorrei a Milano, vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città».
Tutto questo nonostante il convegno fosse stato aperto dall’intervento del presidente del fondo specializzato in transizione energetica Tages Holding, Umberto Quadrino, che ha ricordato agli scalpitanti politici presenti in sala che «è necessario creare in Italia le condizioni per lo sviluppo del nucleare di nuova generazione che sarà disponibile tra 10-15 anni.
Da qui al 2030 non abbiamo grandi alternative.
Il nucleare di nuova generazione sarà disponibile nel prossimo decennio, i biocarburanti inizieranno ad avere un peso, ma ancora marginale, l’idrogeno sarà ancora un esperimento con limitato utilizzo e scarso impatto sul mix complessivo.
Non restano che le rinnovabili.
Il Piano Energia e Clima della Commissione Europea parla di 9 gigawatt all’anno per i prossimi 10 anni.
Un obiettivo tecnicamente realizzabile, ma che si scontra con la lentezza dei processi autorizzativi.
La Ue indica un obiettivo di rinnovabili nel mix elettrico molto elevato pari ai 3/4 della generazione elettrica totale.
Ma anche se raggiungessimo tutti questi obiettivi, il peso delle altre fonti nel mix sarebbe ancora di circa 1/4.
E se non raggiungessimo interamente gli obiettivi nelle rinnovabili, lo spazio sarebbe ancora maggiore.
Per questo è doveroso tenere aperte tutte le possibilità.
Il nucleare di terza e di quarta generazione ha l’obiettivo di superare i limiti del nucleare di seconda generazione: ridotte dimensioni, sicurezza intrinseca, utilizzo di combustibili non arricchiti o scorie delle attuali centrali, costi ragionevoli.
Sarebbe assurdo non creare le condizioni per il loro sviluppo nel nostro Paese».
Una linea realisticamente prudente – perché consapevole che il nucleare è già fuori tempo massimo rispetto agli obiettivi Ue e dell’Accordo di Parigi – sulla quale Salvini ha preferito soprassedere, forzando le previsioni degli esperti filo-nucleari e dicendo che «se si superasse il referendum e si partisse nel 2024 il 2032 può essere l’anno in cui si accende il primo interruttore del nucleare in Italia.
Su questo tema bisogna riflettere senza ideologia, con tanta razionalità, informazione e divulgazione scientifica per superare il dilemma relativo alle fonti di approvvigionamento energetico.
Io da milanese vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città, perché sono convinto che sia energia pulita, sicura e costante, riconoscendo a Milano il ruolo di primato che le fu già proprio nel 1883 quando, con l’apertura della centrale di Santa Radegonda progettata da Giuseppe Colombo, si dotò della prima centrale termoelettrica italiana e della prima dell’Europa continentale, dopo le centrali di Holborn a Londra aperta nel giugno del 1882 e di Pearl Street a Manhattan inaugurata nel settembre dello stesso anno».
Anche il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha preferito ignorare la realistica road map di Quadrino e ha dimezzato i tempi, assicurando: «Gli esperti mi dicono che il nucleare è fattibile e realizzabile nei primi anni del 2030.
Non parliamo di nucleare di terza generazione, ma di quarta generazione, di small modular reactor e di fusione.
Un impianto simile non avrei problemi ad averlo a Torino.
Il mandato che è stato affidato alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile è specifico, a tempo e con uno scopo preciso: fornire al governo italiano una road map.
Vogliamo ragionare su un’energia che ha una produzione lineare e continuativa e cha ha, però uno strumento che la produca e che dia il massimo della sicurezza.
Sono convinto che la richiesta di energia sarà in costante crescita: l’Italia si è impegnata ad arrivare alla neutralità nel 2050 ma, rispetto all’utilizzo dei fossili, che sono il carburante da eliminare, abbiamo ancora della strada da fare e le rinnovabili non saranno sufficienti a dare una garanzia di continuità».
Più prudente ma ugualmente nuclearista il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «Il mio impegno politico fin dall’inizio si è caratterizzato sempre a supporto della neutralità tecnologica, quindi anche all’uso del nucleare che si può fare.
Oggi abbiamo un governo e una maggioranza pienamente coesa per raggiungere questo obiettivo, ed io personalmente sono sempre stato convinto di questa opzione».
Poi Salvini ha ribadito sulla sua pagina Facebook: «Se partiamo nel 2024, possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare nel 2032.
Lo stesso anno il primo treno viaggerà sotto al Brennero da Bolzano a Innsbruck in 25 minuti, un altro passerà sul Ponte sullo Stretto e un ultimo collegherà Torino e Lione con l’Alta Velocità.
Nel 2032 ci sarà anche il primo treno sulla metro che a Roma unisce l’Altare della Patria con Roma Nord.
Mi piacerebbe che, nell’Italia dei Sì che stiamo costruendo, si unisse anche il progetto per un’energia sostenibile, pulita e di ultima generazione, anche allo scopo di dipendere sempre meno da Paesi stranieri».
Un sovranismo nucleare che fa a pugni con la realtà visto che l’Italia non pullula certo di giacimenti di uranio e che le tecnologie alle quali fa riferimento Salvini – alcune sperimentali, altre inesistenti – appartengono a Paesi stranieri che infatti si sono già fatti avanti per fornire all’Italia le loro future centrali nucleari mini e di nuova generazione.
Sulla sua pagina Facebook il vicepresidente del gruppo del Pd in Senato, il milanese Franco Mirabelli, fa notare che «Matteo Salvini ha detto di volere una centrale nucleare a Milano entro il 2032.
A parte l’assurdità della proposta, sarebbe importante che il Ministro delle Infrastrutture, che non ha alcuna competenza in materia energetica, facesse il proprio lavoro.
Se Salvini vuole occuparsi di Milano, lo faccia mettendo in campo politiche concrete sulla casa.
Milano ha bisogno di investimenti per garantire l’accesso alla casa alle famiglie con redditi medio bassi e interventi per rendere disponibili centinaia di alloggi ERP oggi vuoti.
Salvini si occupi di questo visto che dovrebbe essere il suo lavoro e solleciti la Regione, che la Lega governa, a farlo.
Milano ha bisogno che il Governo lavori per realizzare case accessibili, non di chiacchiere su immaginarie centrali nucleari».
In una nota congiunta, Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella di Girolamo, Elena Sironi e Antonio Trevisi, i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Ambiente di Camera e Senato, irridono alle ardite teorie salviniane: «Praticamente, il leader della Lega Salvini ci dice che vuole un reattore nucleare nel cuore di Milano.
Chissà, magari al posto del Teatro della Scala.
Oppure dell’Arena Civica Gianni Brera.
Sta di fatto che, fosse per lui, una mini-centrale se la metterebbe pure in garage.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i milanesi, e con loro tutti gli altri italiani.
Quella del governo Meloni sul nucleare è una pantomima farsesca: sparano promesse a casaccio su centrali nucleari da aprire tra dieci anni – dove e con quali soldi, non è dato sapere – ma sulle rinnovabili nel frattempo battono la fiacca.
Sui decreti attuativi delle Comunità energetiche del ministro Fratin c’è ormai il cartello “missing”: sappiamo che sono stati spediti a Bruxelles, ma non si sa se e quando torneranno.
E anche sull’eolico off shore si va avanti a passo di lumaca.
Fare demagogia sul nucleare con slang da televenditore per Salvini è sicuramente meno impegnativo che trovare soluzioni serie per renderci autonomi a livello energetico.
La domanda, come sempre quando parla il leader della Lega, è sempre la solita: di concreto in mano cos’ha?».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 ottobre 2023 sul sito online “greenreport.it”)