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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Il paradosso del gas importato dall’Italia

05/04/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Italy for Climate (I4C), un’iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico, pubblica un’altra delle sue “pillole” slla siu tuazione energetica italiana e conferma che «come per gli altri combustibili fossili (petrolio e carbone), anche per il gas l’Italia ha una forte dipendenza dall’estero».

I4C smentisce anche che “miracolose” estrazioni di gas nazionale risolverebbero il nostro problema di dipendenza dall’estero: «La produzione nazionale copre appena il 4% del fabbisogno complessivo di gas, mentre il restante 96% (circa 76 miliardi di m3 di gas nel 2021) proviene da importazioni estere.

L’alta dipendenza dall’estero non dipende dai livelli di sfruttamento delle risorse nazionali: le riserve di gas presenti nel sottosuolo italiano sono limitate e, anche se immaginassimo da un giorno all’altro di poterle sfruttare a pieno, potremmo coprire il nostro fabbisogno di gas solo per pochi mesi prima di averle esaurite per sempre».

Il rapporto di Italy for Climate evidenzia che «la nostra dipendenza dall’estero per il gas è concentrata in soli 5 Paesi.

Il primo, com’è oramai noto anche ai non addetti ai lavori, è la Russia, da cui dipendiamo per il 40% del nostro fabbisogno.

Il secondo è l’Algeria, che soddisfa il 31% del nostro fabbisogno. 

Storicamente questi due Paesi sono i principali fornitori di gas in Italia, con la Russia che ha acquisito il primato in particolare nell’ultimo decennio (come hanno sottolineato molti analisti, proprio in concomitanza con l’occupazione della Crimea): rispetto a inizio millennio, infatti, abbiamo aumentato il flusso di gas dalla Russia del 38%, mentre abbiamo ridotto quello dall’Algeria del 20%.

Con l’entrata in funzione della TAP (il gasdotto Trans-Adriatic Pipeline che dal Mar Caspio arriva in Puglia), nel 2021 è entrato in scena un nuovo player delle importazioni di gas in Italia e in Europa: l’Azerbaijan, che oggi è il nostro terzo Paese per import di gas, con il 10%».

Proprio a questo Paese ex sovietico caucasico affacciato sul Mar Caspio si sta rivolgendo l’Italia, anche con la recente missione del ministro degli esteri Luigi Di Maio, che ha discusso con il Presidente della Repubblica Aliyev, con il Ministro degli esteri Bayramov e con il Ministro dell’energia Shahbazov.

Il titolare della Farnesina discuterà di «un possibile incremento delle forniture di gas dall’Azerbaigian attraverso il Gasdotto Trans-Adriatico (TAP), infrastruttura strategica che lega i nostri due Paesi, e unico gasdotto europeo realizzato negli ultimi anni indipendente dal gas russo».

Una visita che evidenzia due contraddizioni: un esponente della forza politica che si è più opposta al TAP (il Movimento 5 Stelle) ora chiede di utilizzarlo al massimo e per non acquistare il gas dalla Russia autoritaria e illiberale che fa la guerra contro l’Ucraina, l’Italia vuole acquistare più gas dall’Azerbaigian autoritario e illiberale che fa la guerra contro l’Armenia, Altro Paese che Di Maio ha visitato durante il suo blitz nel Caucaso.

I4C  ricorda che, a completare il quadro dei maggiori fornitori di gas italiani «ci sono, infine, il Qatar e la Libia, dai quali importiamo rispettivamente il 9% e il 4% del nostro fabbisogno», due Paesi non proprio da portare come esempio di democrazie: uno sotto accusa per lo sfruttamento semi-schiavista e gli innumerevoli morti dei lavoratori che hanno costruito gli stadi per i prossimi mondiali di calcio, l’atro in guerra civile dal 2021, dopo che un intervento NATO fece crollare il regime di Gheddafi consegnando la Libia a una guerra civile tra jihadisti, due governo “eletti”, eserciti tribali e trafficanti di carne umana.

Lo stesso I4C  conclude: «Si discute in queste settimane della possibilità di aumentare l’importazione di gas da alcuni Paesi nostri fornitori per ridurre la dipendenza dalla Russia, pensando che questo renderà il nostro sistema energetico più sicuro.

Ma i 5 Paesi da cui importiamo il 90% del nostro fabbisogno nazionale di gas, oltre ad avere abbondanti disponibilità di questo combustibile fossile, sono tutti caratterizzati dalla presenza di regimi classificati come autoritari. 

Per costruire un sistema energetico più sicuro (e sostenibile) non possiamo continuare a puntare sul gas diversificando le fonti, ma dobbiamo tagliare il prima possibile e il più possibile il nostro fabbisogno da questa fonte fossile e accelerare la transizione energetica».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 4 aprile 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

 

 

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