Un quadro normativo specifico e chiaro per le sale cinematografiche; competenze definite per enti e l’istituzione di un tavolo tecnico permanente.
Sono alcuni dei capisaldi della proposta avanzata dall’Ordine degli architetti di Roma per salvare i cinema della Capitale.
Il piano è stato presentato venerdì 11 aprile, durante l’incontro intitolato “Il recupero delle sale cinematografiche – Dal dire al fare”, in cui gli architetti sono riusciti a mettere intorno a un tavolo Regione e Comune di Roma.
Cinema chiusi: la proposta degli architetti
Il piano dell’Ordine si basa su una serie di capisaldi: un quadro normativo specifico e chiaro per le sale cinematografiche; competenze definite per enti e amministrazioni in merito agli aspetti legislativi, normativi e vincolistici; centralità del progetto per la valorizzazione degli aspetti culturali, architettonici e sociali dei cinema; l’istituzione di un tavolo tecnico permanente.
“Il recupero delle sale cinematografiche – spiega il presidente dell’Ordine, Alessandro Panci – rientra in un più ampio ragionamento di trasformazione della Città, in cui il recupero di edifici con valore architettonico deve affiancarsi alla rigenerazione di spazi che rappresentano occasioni di rilancio sociale e culturale per l’intera comunità.
Come Ordine chiediamo l’istituzione di un tavolo tecnico permanente per un dialogo aperto ed un confronto costruttivo sul ruolo delle sale cinematografiche”.
Sulla necessità di un quadro normativo chiaro ha insistito Lorenzo Busnengo, consigliere dell’Ordine e responsabile dei rapporti con la pubblica amministrazione “per restituire centralità al progetto affidato alla competenza degli architetti, unici attori a poter sintetizzare aspetti normativi e valenze storiche e culturali, a favore dei cittadini e delle relative valenze urbane”.
Salvaguardia e “trasformazioni consapevoli”
Marco Maria Sambo, segretario dell’Ordine e coordinatore dell’Osservatorio 900, invece, ha puntato l’attenzione su un altro tema centrale per il recupero delle sale cinematografiche: la salvaguardia delle strutture storiche e la necessità di effettuare “trasformazioni consapevoli” per tutte le altre.
“Da un lato – chiarisce Sambo – abbiamo quelle che potremmo definire ‘sale cinematografiche d’autore’, progettate nel Novecento da grandi maestri dell’architettura, che rappresentano un immenso patrimonio da salvaguardare, difendere, da restaurare in modo adeguato e con intelligenza, per guardare al futuro senza perdere le tracce della nostra storia, della nostra cultura, come, ad esempio, il cinema Maestoso”.
Per altre sale cinematografiche, invece, “bisognerà comunque, valutando caso per caso, operare trasformazioni consapevoli, con una forte caratterizzazione socio – culturale della funzione nell’ambito di una sostenibilità economica generale. Perché il cinema è cultura, le sale cinematografiche sono parte del nostro patrimonio culturale, e la cultura dovrà rappresentare la base per costruire il nostro futuro”.
Dagli architetti, in sintesi, è arrivata la richiesta di mettere un punto sulle polemiche, che sul tema dei cinema chiusi hanno a lungo contrapposto Comune e Regione, e “mettersi tutti intorno a un lavoro per una soluzione condivisa attraverso una visione progettuale di qualità e strumenti tecnici definiti che possiamo e dobbiamo mettere in campo”.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 12 aprile 2025 sul sito online “Roma Today”)