Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.
L’antica regola del Gattopardo, che così abilmente riassume la vocazione italiana all’immobilismo in versione spumeggiante, risuona ampiamente nell’ennesima avventura nucleare che un governo conservatore propone per il futuro del Paese.
Non è semplice trovare strumenti efficaci per orientarsi nel dibattito pubblico in corso, ma un’importante eccezione arriva dal nuovo libro La menzogna nucleare (Intermezzi editore), firmato da una vecchia conoscenza di greenreport: Lucia Venturi, già responsabile scientifica nazionale di Legambiente e oggi dg della Fondazione Bioparco di Roma.
Questo è il suo terzo libro dedicato al nucleare dopo Mai più Chernobyl (1996) e Ti ricordi Chernobyl? (2006), come nasce e perché proprio adesso?
«L’editore Intermezzi stava progettando, insieme a Rossella Muroni e Annalisa Corrado, il lancio della nuova collana Facciamo Eco per dare spazio a testi divulgativi incentrati sul settore ambientale; vista la mia storia di ambientalista, che inizia nel 1977 proprio da una battaglia contro l’installazione di una centrale nucleare in Maremma (quella di Montalto di Castro, ndr), mi è stato chiesto di contribuire parlando di questa fonte di energia.
Dato che in Italia si è tornato a parlarne in maniera ricorrente, più o meno convinta, ho scritto pensando soprattutto alle nuove generazioni, per offrire strumenti di approfondimento utili a prendere una posizione nel merito in modo autonomo, al di là della mia personale opinione – argomentata in senso negativo – sull’energia nucleare».
Il bisogno di approfondimento sembra emergere anche da un recente sondaggio promosso dalla filiera nucleare nazionale, che evidenzia come il 74% degli italiani sarebbe favorevole a realizzare una centrale «a una distanza significativa» da casa propria, anche se fino all’81% ammette di non conoscere le tecnologie di cui si parla: Smr e quarta generazione.
«La fase di ricerca sui reattori di quarta generazione è iniziata nel 2001 col Generation IV international forum, avviato dal Dipartimento energia Usa per trovare applicazioni del nucleare alle varie esigenze energetiche, ma oggi molte linee di ricerca sono state abbandonate per mancanza di risultati e fondi.
Tra quelle rimaste in piedi ce ne sono alcune legate agli Smart modular reactor (Smr), ovvero piccoli reattori modulari basati sulle attuali tecnologie di III generazione (in particolare Epr e Pwr) ma su scala ridotta».
Dopo oltre vent’anni di ricerca internazionale quali sono i risultati raggiunti sugli Smr?
«Al momento sono in funzione solo due prototipi: una centrale galleggiante russa da 70 MW e un reattore cinese da 200 MW.
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) la competitività economica degli Smr “deve ancora essere dimostrata nella pratica” e, oltre ai consueti problemi legati alla sicurezza degli impianti come alla gestione delle scorie, è utile ricordare come lo sviluppo degli Smr abbia un secondo fine militare per l’ammodernamento delle flotte a propulsione nucleare».
Ad oggi qual è lo stato dell’arte per lo sviluppo dell’energia nucleare tra gli altri Paesi dell’Unione europea?
«In Ue nuovi reattori nucleari sono in costruzione o in previsione solo in Francia, Finlandia e Slovacchia.
In Francia il reattore Epr di Flamanville è in costruzione dal 2006, con costi quadruplicati a 19 mld di euro rispetto ai 5 inizialmente stimati; in Finlandia nel nuovo reattore Epr di Olkiluoto i test per la produzione di elettricità sono partiti nel 2022, con 13 anni di ritardo e costi triplicati; in Slovacchia i due nuovi reattori di Mochovce dovevano iniziare a produrre dieci anni fa ancora non c’è una data d’avvio e i costi sono già triplicati.
Per non parlare dell’Italia, dove non si riesce neanche ad ottemperare all’obbligo di realizzare un Deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi».
Guardando invece ai punti di forza del nucleare, nel suo libro riporta che – secondo stime Oxford research group e Unece – le emissioni di CO2 durante l’intero ciclo di vita (Lca) degli impianti possono essere più basse di quelle per eolico e fotovoltaico.
«Ci sono punti di riferimento che dicono questo, anche se di fatto è impossibile fare un’analisi Lca completa non avendo la chiusura del ciclo della tecnologia nucleare, dato che la necessità di deposito definitivo dei rifiuti ad alta radioattività è un problema che si pone per decine di migliaia di anni».
Quali sono dunque i principali fattori che consigliano di puntare sullo sviluppo delle fonti rinnovabili?
«Le rinnovabili sono tecnologie mature e già disponibili, con vantaggi enormi in termini di tempi e costi, oltre a impatti complessivi sicuramente minori – non zero perché l’impatto zero non esiste – rispetto al nucleare.
Al contrario del nucleare sono diventate sempre più economiche nel corso degli anni e vengono installate a ritmi record a livello internazionale».
L’Ipcc spiega che le rinnovabili sono le tecnologie più efficienti per decarbonizzare l’economia entro il 2030; considerando anche i costi di sistema e non solo impiantistici, pure la Iea sottolinea la performance migliore delle rinnovabili sia al 2030 sia al 2050.
Per quale motivo dunque in Italia si continua a parlare di nucleare mentre le rinnovabili sono quasi ferme?
«Difficile capire il perché di quest’infatuazione.
Storicamente ci sono sempre stati gruppi industriali con l’interesse a sviluppare il nucleare, ma la contrapposizione con le rinnovabili di fatto ha finito solo per fare gli interessi combustibili fossili, a partire dal gas.
Del resto siamo il Paese del Gattopardo, non lo dobbiamo mai dimenticare».
(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 3 novembre 2023 sul sito “greenreport.it”)