Ieri in Lombardia, una delle aree del Paese con il più alto tasso di bracconaggio, è stata incendiata l’auto di uno storico volontario che da anni si occupa di contrasto della caccia illegale, proprio mentre era impegnato nella ricerca di trappole illegali.
Un «gravissimo e vile atto intimidatorio» che, come denuncia un nutrito gruppo di associazioni ambientaliste e animaliste – Cabs, Enpa, Lac, Lav, Leidaa, Legambiente, Lipu birdlife Italia, Lndc animal protection, Federazione nazionale pro natura, Oipa e Wwf Italia –, è avvenuto poco dopo l’aggressione subita da una guardia volontaria del Wwf da parte di un cacciatore durante un controllo.
Le associazioni affermano che questa escalation trova «una diretta responsabilità nell’azione di alcuni settori del mondo venatorio» e della loro crescente capacità di influenzare la politica locale quanto quella nazionale.
«In un solo anno dall’insediamento del Governo Meloni – sottolineano nel merito le associazioni – sono state aggredite le norme fondamentali a tutela della biodiversità, esponendo il Paese al concreto rischio di una nuova procedura d’infrazione europea.
Al contrario, nulla è stato fatto per intensificare i controlli e le sanzioni contro i bracconieri e i trafficanti di animali e nulla per supportare il prezioso e rischioso lavoro delle forze di polizia e dei volontari.
Sono stati infatti ridotti gli strumenti normativi a disposizione delle forze dell’ordine e della Magistratura, fino a muovere un vero e proprio attacco contro chi è chiamato a far rispettare le leggi».
Il risultato è che oggi il mondo venatorio, insieme ai produttori di armi e munizioni, «detta le agende della politica facendosi forte del ricatto elettorale», mentre le associazioni ambientaliste sono volutamente escluse dai principali tavoli di discussione.
Anche il Consiglio Regionale lombardo «somiglia sempre più ad un comitato di caccia», considerata la mole di proposte di legge con questo oggetto presentate da consiglieri regionali «in palese conflitto d’interesse», essendo cacciatori o ex dirigenti venatori.
Queste proposte, spesso tradotte in legge, sono tutte orientate ad impedire i controlli e proteggere i bracconieri.
Di recente si è poi introdotta una sanatoria per migliaia di uccelli utilizzati come “richiami vivi” e illegalmente catturati in natura, oggetto di traffici illegali, anche internazionali, dal valore di milioni di euro.
«Questa legge, sebbene palesemente incostituzionale – evidenziano le associazioni – non è stata impugnata alla Corte costituzionale dal Consiglio dei ministri che, solo per ragioni politiche, ha deciso di non esercitare un fondamentale strumento di garanzia del rispetto delle regole repubblicane.»
Alla luce di questi avvenimenti, ambientalisti e animalisti ritengono «essenziale un’azione urgente da parte delle istituzioni per riportare la legalità nel mondo venatorio, per restituire serenità ai volontari antibracconaggio e aumentare il personale delle forze dell’ordine, nonché per garantire il rispetto della Costituzione e delle leggi che tutelano l’interesse pubblico alla conservazione della biodiversità».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 27 ottobre 2023 sul sito online “greenreport.it”)