Quello che sta succedendo in Israele e nella Striscia di Gaza – la più grande prigione all’aperto del mondo – è qualcosa di tragicamente annunciato e che la comunità internazionale ha fatto finta di non vedere, consentendo ad Israele di fare tutto quel che altri Stati non possono fare e di violare da sempre le risoluzioni dell’Onu di cui fa parte: dal possesso di armi nucleari, all’invasione e al bombardamento di territori di altri Stati, a Gaza trasformata in galera di disperati dove si coltivano estremisti e alla Cisgiordania trasformata in un frammentato bantustan retto da un governo fantoccio.
Quel che sta succedendo per vergognosa omissione, vigliaccheria e colpevole furbizia momentanea delle cancellerie occidentali e dei dittatori – monarchici o militar/civili – dei Paesi arabi è il frutto avvelenato di aver cancellato dalla dimensione del possibile un movimento progressista palestinese (l’unico che era egemone, e per questo fastidioso, in una regione dominata dai fascismi e dai regimi autoritari arabi) per consegnare un popolo disperato al fascismo islamico di Hamas.
Quel che sta succedendo è il risultato di aver lasciato che la democrazia israeliana fondata del sionismo laburista scivolasse rapidamente verso un’alleanza tra una destra storica affamata e attaccata al potere e i movimenti fascisti-ebraici che in questi anni e in questi mesi hanno dato la linea a un governo diventato di estrema destra, con un fanatismo religioso speculare a quello di Hamas e della Jihad Islamica, fatto della stessa violenza, di giovani ammazzati per le strade o in un rave, di donne e vecchi umiliati ai posti di blocco, di prigionieri eterni, scioperi della fame, occupazione di terre palestinese nel nome di un diritto biblico, di case abbattute, di olivi eradicati, asini e capre ammazzati.
Quel che certifica il bagno di sangue di queste tragiche ore, è la guerra tra due concezioni fasciste e razziste della società israeliana/ebraica e palestinese/islamica: la guerra santa jihadista e l’eliminazione dei Palestinesi dal sacro suolo del Grande Israele invocata solo qualche giorno fa da ministri del governo di estrema destra israeliano.
Quella in atto negli ultimi anni nelle Terre Sante è una guerra tra due destre alimentata dalla disgregazione di due sinistre e che sta cancellando le minoranze cristiane palestinesi come interlocutrici di una possibile pace.
Il perdono di Gesù non sembra più camminare per le vie di Nazaret e Betlemme.
Nessuno bacerà il nemico sull’altra guancia.
Una guerra annunciata e che spazza via non solo il cosiddetto “patto di Abramo” tra Benjamin “Bibi” Netanyahu e le monarchie assolute islamiste e petrolifere del Golfo ma anche quel che resta della corrotta, tremebonda e incapace Autorità Nazionale Palestinese che ha delapidato il patrimonio laico di Al Fatah per diventare poliziotto del suo stesso popolo, guardiano dei bantustan dove è rinchiusa la disperazione, la povertà e l’umiliazione di giovani che vivono con le spalle al muro da quando sono nati e che sognano il martirio come una liberazione.
Sono gli stessi giovani feroci e inferociti che con i loro primitivi parapendio a motore hanno seminato la morte in un’Israele che loro considerano Palestina, umiliando uno degli eserciti più potenti del mondo e gabbando il servizio segreto, l’intelligence, più “efficiente” del mondo.
Una disperazione coltivata in decenni di soprusi e morti, attacchi e vendette, odio senza misericordia, disumanizzazione del nemico, coltellate e spari a bruciapelo, povertà e ricchezza, aerei da guerra e mitra contro fionde diventati missili artigianali.
Bambini morti, dall’una e dall’altra parte, vite e popoli in ostaggio di una guerra infinita per il suolo e le risorse di una terra sacra alle religioni del Libro e dove adoratori dello stesso Dio comune si scannano nel nome di un Dio che ha voltato la faccia dai luoghi dove si dice nacque e visse suo figlio, per non vedere il sangue che scorre lungo le tracce lasciate nella storia e nelle pietre dai suoi profeti Mosè. Cristo e Maometto.
La speranza sembra morta in Palestina, ma il miracolo della resurrezione potrà farlo solo una politica globale che imponga il rispetto dei diritti violati.
E la resurrezione – viste le reazioni pavloviane di queste ore dei media e della politica occidentale e araba – sembra più lontana che mai.
(Articolo di Umberto Mazzantini, pubblicato con questo titolo il 9 ottobre 2023 sul sito online “greenreport.it”)