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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

La centrale nucleare di Zaporizhzhia nuovamente bloccata da un incendio

07/09/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Ieri l’Ucraina ha informato l’International atomic energy agency (Iaea) che una linea elettrica di riserva tra la centrale nucleare di Zaporizhzhya (ZNPP) e una vicina centrale termica è stata deliberatamente scollegata  per estinguere un incendio, ma che la linea stessa non è stata danneggiata. 

La ZNPP continua a ricevere l’elettricità di cui ha bisogno per la sicurezza dal suo unico reattore in funzione.

L’Iaea ricorda che «dopo che la connessione della ZNPP all’ultima linea operativa da 750 kilovolt (kV) rimasta è stata interrotta venerdì, la linea di riserva da 330 kV è stata utilizzata per fornire elettricità dalla ZNPP alla rete. 

L’Ucraina ha informato l’AIEA che questa linea di riserva sarà ricollegata una volta che l’incendio sarà estinto.

Uno dei 6 reattori della ZNPP continua a produrre l’elettricità necessaria all’impianto per il raffreddamento e altre funzioni di sicurezza nucleare. 

Il reattore sarà connesso alla rete alla riaccensione della linea a 330 kV».

Il tutto avveniva mentre, come previsto, 4 esperti dell’Iaea lasciavano la centrale nucleare più grande d’Europa  «dopo diversi giorni di lavoro essenziale per la sicurezza nucleare, la sicurezza e le salvaguardie» e altri 2 sono rimasti per mantenere una presenza costante dell’Iaea nel sito nucleare «consentendo all’Agenzia di osservare la situazione e fornire valutazioni indipendenti».

Gli esperti dell’Iaea hanno valutato i danni fisici subiti dalla ZNPP occupata dalle truppe russe, «determinando la funzionalità dei principali sistemi di sicurezza nucleare e di backup e valutando le condizioni di lavoro del personale nonché le attuali capacità di risposta alle emergenze dell’impianto» e  «negli ultimi giorni, anche gli ispettori della salvaguardia hanno svolto attività di salvaguardia urgenti sul sito», spiega in una nota l’Iaea.

Ieri il personale ucraino che gestisce la centrale nucleare ha detto agli esperti dell’Iaea che ha in programma di riparare la linea da 750 kV interrotta venerdì, ma che ci vorranno diversi giorni per farlo.

L’’agenzia atomica dell’Onu ricorda che «un’alimentazione sicura fuori sede dalla rete e sistemi di alimentazione di riserva sono essenziali per garantire la sicurezza nucleare. 

Questo requisito è tra i 7 pilastri indispensabili per la sicurezza e la protezione nucleare che il direttore generale ha delineato all’inizio del conflitto».

Oggi il direttore generale dell’Iaea Rafael Mariano Grossi  pubblicherà un rapporto sulla situazione della sicurezza nucleare, della protezione e dei controlli di sicurezza in Ucraina – compresi i risultati della missione alla ZNPP – e più tardi informerà il Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla missione a Zaporizhzhia.

Intanto, mentre in Italia – ignorando quel che sta succedendo a Zaporizhzhia  e quel che è successo a Chernobyl –  ferve un’assurda campagna elettorale per riportare l’Italia verso il nucleare che i nostri politici certificano sicuro e pulito,  la comunità scientifica internazionale lancia forti avvertimenti sul fatto che il danneggiamento di qualcuno dei 6 reattori di Zaporizhzhia potrebbe portare a disastri nucleari catastrofici come quelli avvenuti nel 2011 a Fukushima Daiichi, in Giappone.

Dopo quel disastro, è stata rafforzata e ampliata una rete di stazioni di sorveglianza, costituita e gestita dalla Preparatory Commission for the Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organization (CTBTO), che ha aiutato a monitorare e prevedere il movimento delle nubi radioattive emesso dai reattori nucleari danneggiati.

Per questo Nature ha intervistato Jolanta Kusmierczyk-Michulec, una scienziata atmosferica dell’International Data Center del CTBTO a Vienna, una delle persone che, se dovesse verificarsi un incidente nucleare grave a Zaporizhzhia, potrebbe essere tra le prime persone a saperlo e anche a prevedere dove potrebbe spostarsi la nuvbe radioattiva.

La Kusmierczyk-Michulec spiega che «l’International Monitoring System è una rete di stazioni costruite e mantenute dalla CTBTO per garantire che nessuna esplosione nucleare passi inosservata. 

A tale scopo, utilizziamo stazioni di monitoraggio, che si basano su tre waveform technologies – sismica, idroacustica e infrasuoni – e utilizziamo anche la tecnologia [rilevamento] dei radionuclidi. 

Questa tecnologia è l’unica che può confermare se un’esplosione rilevata e localizzata da un’altra tecnologia è indicativa di un test nucleare.

Nel caso in cui una stazione di radionuclidi rilevi valori elevati di radionuclidi, eseguiamo una simulazione all’indietro [di come si è spostata nell’aria] per avere informazioni sulla potenziale fonte di questo rilevamento. 

In casi speciali, eseguiamo anche simulazioni in avanti. Utilizziamo un modello di trasporto atmosferico open source e i dati del centro meteorologico ECMWF, dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, e del NCEP,  i National Centers for Environmental Prediction  Usa. 

I ricercatori utilizzano questo tipo di modello anche per vari altri scopi, ad esempio il monitoraggio delle emissioni vulcaniche».

La scienziata spiega come il CTBTO ha aiutato a tracciare la nube radioattiva di Fukushima Daiichi: «La centrale nucleare di Fukushima Daiichi ha rilasciato nell’atmosfera radioattività, che il sistema di monitoraggio internazionale ha osservato nell’emisfero settentrionale per circa 3 mesi. 

Sono stati rilevati gas nobili radioattivi, come lo xeno, e particelle radioattive.

Durante l’evento di Fukushima, abbiamo fatto la modellazione del trasporto atmosferico per mostrare dove stavano andando le masse d’aria. 

Sono entrata nel CTBTO nel 2012, subito dopo l’incidente, ma ho comunque fatto molte simulazioni legate ad esso. 

Era uno dei casi che potevamo utilizzare per scopi scientifici e di ricerca».

Per quanto riguarda una possibile fuga radioattiva da Zaporizhzhia, la  Kusmierczyk-Michulec fa notare che «il fatto che una stazione sia vicina alla sorgente non significa che questa stazione osserverà qualcosa, perché le traiettorie della massa d’aria sono piuttosto complesse.

La CTBTO collabora con l’International atomic energy agency nel quadro dell’IACRNE, l’Inter-Agency Committee on Radiological and Nuclear Emergencies, che è stato istituito dopo l’incidente nucleare di Chernobyl del 1986 in Ucraina e coordina la preparazione internazionale e la risposta a un disastro radiologico.

Per il CTBTO, il compito essenziale di risposta in caso di emergenze nucleari o radiologiche consiste nel fornire dati in tempo reale. 

E’ molto probabile che la comunità internazionale venga a conoscenza dell’incidente tramite l’IACRNE».

Nature ha chiesto all’esperta se ci sono modelli meteorologici prevalenti nell’Ucraina meridionale che determinerebbero come si sposterebbe probabilmente il pennacchio radioattivo e la la  Kusmierczyk-Michulec’ ha detto che «la risposta non è così semplice. 

Le masse d’aria possono viaggiare molto, per molto tempo. 

Dopo alcuni giorni, possono raggiungere una certa distanza, a seconda delle condizioni meteorologiche, della direzione del vento e della velocità del vento. 

L’andamento meteorologico prevalente non è un indicatore sufficiente, soprattutto in quella regione con una direzione del vento abbastanza variabile.

Per fornire una risposta affidabile, dovremmo eseguire una simulazione in avanti utilizzando la modellazione del trasporto atmosferico e i dati meteorologici effettivi. 

E’ probabile che se ripetessi la simulazione due giorni dopo, le masse d’aria si muoverebbero in modo diverso.

L’IDC [International Data Center] non si sta esercitando specificamente per un evento del genere, ma ho fatto alcune simulazioni come esercitazioni o prima di parlare, quindi so che la direzione del vento è molto variabile. 

A partire dal 29 agosto, un ipotetico pennacchio si sarebbe spostato verso sud-est e dopo pochi giorni si sarebbe girato verso est. 

Ma questo risultato si basava sui dati previsionali, il che significa che in un caso reale la simulazione dovrebbe essere ripetuta con i dati analizzati per una maggiore confidenza, una volta che questi sono disponibili».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 6 settembre 2022 sul sito online “greenreport.it”)

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