Mentre a pochi chilometri di distanza si spala il fango e si contano i danni in una delle aree più densamente cementificate del Paese, la ministra del turismo Daniela Santanchè, forse per non inzaccherarsi gli stivali di pitone, ha inviato un messaggio di saluti per inaugurare la 20esima edizione di Urbanpromo – Progetti per il paese, l’evento culturale di riferimento sul focus della rigenerazione urbana, in corso a Firenze fino al 10 novembre e promosso dall’Istituto nazionale di urbanistica (INU).
Si tratta di un succinto capolavoro di escapismo ambientale.
Infatti la Santanchè inizia ricordando che «la sostenibilità deve essere al centro delle politiche pubbliche e deve esserlo ad ogni livello istituzionale.
Purtroppo, gli eventi climatici estremi, anche quelli dei giorni scorsi, ci ricordano che è necessario affrontare il tema in maniera pragmatica e pratica senza sfociare in un libro dei desideri che, sì, è bello da leggere, ma impossibile da realizzare o peggio in una sorta di esasperazione dell’ambientalismo che diventa non più amico dell’uomo, ma suo avversario».
Quindi, il problema dell’alluvione lineare che ha colpito la Toscana da Prato fino a Viareggio non sono il cambiamento climatico e i suoi estremi sempre più normali ma l’ambientalismo desiderante avversario dell’uomo.
Da non crederci.
La ministra del turismo prosegue nel suo poco ponderato messaggio ammettendo che «questo è un tema complesso su cui ognuno di noi, nel suo ambito, deve fare la sua parte ed aprire una riflessione per poi passare all’azione e in campo del turismo così abbiamo fatto promuovendo un turismo sostenibile in Italia, che ci consenta di preservare e valorizzare le bellezze naturali, culturali e storiche – e che oggi vediamo in pericolo – garantendo al contempo un impatto positivo sulle comunità locali e sull’ambiente.
Transizione ecologica e cultura digitale sono tematiche che stanno guadagnando sempre più importanza nel settore del turismo, specie in riferimento a scelte e modalità di viaggio, prenotazione, alloggio e tanto altro.
Il ministero, a partire dal Piano strategico del settore 2023-2027, è impegnato in prima linea nel promuovere modelli di turismo che siano in linea con gli sviluppi tecnologici e le esigenze ambientali.
In conclusione, lavoriamo per affrontare queste sfide in modo efficace, al fine di promuovere un turismo responsabile e di qualità, che possa contribuire allo sviluppo sostenibile dell’industria e della Nazione».
E’ difficile dire praticamente così quasi nulla, così piattamente e sciattamente poco, ma dirlo nel comunque nel modo sbagliato.
Quale sia la sostenibilità alla quale pensa la Santanchè è difficile da capire, visto che pare convinta che quanto c’è sia già sostenibile.
Spazzato via dalle tempeste e dal mare di uragani che parevano impossibili, ma sostenibile… e soprattutto non un libro dei sogni.
Anche se si trasforma sempre di più in un incubo, anche per il turismo italiano.
Forse, prima di intervenire con tanta leggerezza sulla sostenibilità in una Regione ferita dall’insostenibilità la Santanchè avrebbe fatto bene a leggersi quanto ha scritto Vieri Gonnelli, consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze ed esperto per il settore idrogeologico.
«Occorre investire tutto l’anno nella realizzazione e nella manutenzione delle opere di difesa del suolo e aggiornare l’analisi idrogeologica e idraulica degli eventi intensi considerandone la diversa distribuzione ed intensità rispetto al passato.
Il territorio toscano è fragile, è attraversato da numerosi corsi d’acqua di medie e piccole dimensioni, che sono quelli che danno più problemi in caso di precipitazioni intense e concentrate in poche ore come quelle di giovedì notte: non dobbiamo farci trovare impreparati ma avere una cura costante del suolo, investendo in prevenzione e manutenzione.
Anche i riferimenti pluviometrici che vengono utilizzati per realizzare progetti e opere devono essere aggiornati, perché i fenomeni meteorologici intensi ora sono molto più frequenti che in passato».
E magari non sarebbe stato male nemmeno ascoltare Stefano Corsi, coordinatore della Commissione Ambiente ed energia dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze che ha ricordato a chi se lo dimentica troppo spesso che «l’attenzione all’aspetto idrogeologico deve far parte di una visione sull’ambiente e il territorio che abbia come obiettivi “limitare il consumo di suolo, ridurre l’erosione, creare aree verdi, puntare sulla rigenerazione urbana favorendo il ripristino della permeabilità e il naturale accumulo delle acque, fare manutenzione del patrimonio edilizio esistente.
Anche al di fuori dell’urbanizzato, sono necessari interventi di rispristino della naturalità degli ecosistemi che, se correttamente progettati anche dal punto di vista ingegneristico, possono essere usati per ridurre gli effetti delle piene dei corsi d’acqua, ridurre l’erosione, ma anche ridurre gli effetti del vento, al netto degli evidenti benefici paesaggistici e naturalistici.
Questo approccio dovrebbe essere applicato alle grandi opere di contenimento delle piene, le casse di espansione, ma anche in modo più diffuso alle golene e ai sistemi naturali e artificiali di drenaggio delle acque fino al reticolo di scolo dei campi».
Ecco, un pezzo di sostenibilità è questo.
E il nemico dell’economia e del territorio non è la fantomatica esasperazione dell’ambientalismo che serve a chi, come la Santanchè vuole continuare con il business as usual spacciandolo per sostenibilità.
In attesa della prossima alluvione e del prossimo convegno.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 7 novembre 2023 sul sito online “greenreport.it”)