Un tempo nello Stato brasiliano di Rondônia c’erano 208.000 Km2 di foresta, oggi è diventato una delle aree maggiormente deforestate dell’Amazzonia.
Ma nella parte occidentale del Rondônia rimane una grande oasi di alberi ad alto fusto e di lussureggiante foresta pluviale.
Si tratta dell’area è protetta dalla comunità indigena Uru-Eu-Wau-Wau ed è una delle migliaia di aree protette in tutto il mondo.
Lo studio “The effectiveness of global protected areas for climate change mitigation”, pubblicato recentemente su Nature Communications da un team di ricercatori statunitensi e argentini ha scoperto che le aree protette, compreso il territorio Uru-Eu-Wau-Wau, «stoccano una notevole quantità di carbonio che, senza protezione, probabilmente sarebbe andata persa».
Utilizzando i dati del dataset Global Ecosystem Dynamics Investigation (GEDI) della NASA che caratterizzano la struttura tridimensionale della vegetazione, i ricercatori hanno scoperto che, «se lasciati senza protezione, questi ecosistemi sarebbero stati probabilmente degradati e deforestati, emettendo 9,65 miliardi di tonnellate di carbonio negli ultimi due decenni».
Si tratta di più carbonio di quello che viene emesso ogni anno negli Stati Uniti, il Paese che inquina di più al mondo.
La principale autrice dello studio, Laura Duncanson del Department of geographical sciences dell’università del Maryland e ricercatrice principale del GEDI, sottolinea che «questa è la prima volta che siamo stati in grado di quantificare l’impatto sul clima delle aree protette.
Mentre molte aree protette sono state istituite per salvaguardare la biodiversità, questa ricerca dimostra che sono anche uno strumento efficace nella mitigazione del clima».
Al NASA Earth Observatory spiegano che «i dati dello strumento GEDI della NASA sulla Stazione Spaziale Internazionale vengono utilizzati per produrre profili 3D della superficie terrestre.
Duncanson e il team di ricerca hanno utilizzato questi dati per mappare la struttura e la densità della vegetazione in tutto il mondo e il carbonio contenuto nella sua biomassa.
Hanno scoperto che la biomassa nelle aree protette era più densa che nelle aree non protette, specialmente in Brasile, Indonesia e Stati Uniti».
La Duncanson aggiunge: «Senza i dati GEDI, non sarebbe stato possibile ottenere una stima accurata del carbonio stoccato nelle fitte foreste».
Le dettagliate osservazioni 3D di GEDI hanno permesso al team di ricercatori di quantificare il carbonio stoccato negli alberi ad alto fusto e nella la fitta struttura della vegetazione all’interno degli ecosistemi protetti, per poi confrontarlo con il carbonio immagazzinato in aree ecologicamente simili ma non protette.
La mappa dei dati GEDI sulla densità della biomassa nello Stato di Rondônia, in megagrammi (1 tonnellata, ndr) di biomassa per ettaro, sovrapposti ai confini delle aree protette, inclusi i 18.000 Km2 della Terra Indígena, dimostra che «la biomassa (carbonio fuori terra) è molto più densa (verde scuro) all’interno dell’area protetta che al di fuori di essa».
Una scoperta chiave dello studio è stata che «le aree protette nell’Amazzonia brasiliana rappresentavano un terzo dei benefici globali in termini di carbonio della protezione dell’ecosistema.
Questo perché le foreste non protette in Brasile venivano degradate o disboscate per l’agricoltura o altri sviluppi umani».
La Duncanson ha ricordato che «in Brasile si stanno verificando massicci eventi di deforestazione, motivo per cui lì la protezione è particolarmente.
L’area protetta boscosa deglii Uru-Eu-Wau-Wau, ad esempio, è circondata da fattorie.
Nonostante il territorio indigeno sia protetto dalla legge, la comunità ha dovuto difenderlo da incendi, disboscamenti e invasioni illegali».
Tra il 2019 e il 2023, ogni giorno la missione lidar GEDI ha raccolto 6 milioni di osservazioni laser ogni giorno.
Ci sono lacune nella copertura di GEDI – e lo strumento non raccoglie dati a nord del 52° di latitudine.
La missione GEDI è stata sospesa nel 2023 , ma si stima che riprenderà a fare osservazioni dalla Stazione Spaziale Internazionale non prima del 2024.
La Duncanson ha concluso: «Si può imparare molto da più anni di osservazioni sulla densità delle foreste.
C’è molta attenzione sulle foreste come strumento fondamentale per l’azione per il clima.
Una serie temporale di osservazioni GEDI potrebbe aiutare a capire quali tipi di pratiche di gestione e governance possono aiutare a proteggere a lungo termine il carbonio delle foreste».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 luglio 2023 sul sito online “greenreport.it”)