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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

L’eredità ambientale tossica della guerra in Ucraina

07/07/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Secondo l’initial impact monitoring condotto dall’United Nations environment programme (Unep)  e da organizzazioni partner «il monitoraggio preliminare del conflitto in Ucraina indica impatti significativi sugli ambienti urbani e rurali che potrebbero lasciare al  Paese e la regione con un’eredità tossica per le generazioni a venire».

Secondo i dati dell’Unep e dei suoi partner, la guerra ha provocato danni in molte regioni dell’Ucrania, «con incidenti in centrali e impianti nucleari, infrastrutture energetiche, comprese petroliere, raffinerie di petrolio, piattaforme di trivellazione e impianti di gas e condutture di distribuzione, miniere e siti industriali e impianti di agro-trasformazione.

Il risultato sono stati molteplici incidenti di inquinamento atmosferico e una contaminazione potenzialmente grave delle acque sotterranee e superficiali.

Anche le infrastrutture idriche, comprese le stazioni di pompaggio, gli impianti di depurazione e gli impianti di depurazione delle acque reflue, hanno subito danni significativi e numerosi impianti industriali, magazzini e fabbriche sono stati danneggiati, alcuni dei quali immagazzinavano una serie di sostanze pericolose che vanno dai solventi all’ammoniaca e alla plastica.

Sostanze pericolose sono state rilasciate anche dalle esplosioni negli impianti di stoccaggio agroindustriale, comprese le piante di fertilizzanti e acido nitrico. 

Ci sono anche segnalazioni di attacchi contro diversi grandi allevamenti di bestiame, dove le carcasse di bestiame rappresentano un ulteriore rischio per la salute pubblica».

In molte aree urbane dell’Ucraina la bonifica delle abitazioni distrutte comporterà problemi particolari: le macerie potrebbero essere mescolate a materiali pericolosi, in particolare amianto. 

Le immagini satellitari hanno anche mostrato un aumento significativo degli incendi in varie riserve naturali e aree protette e in aree boschive.

Inoltre, l’inquinamento dovuto all’uso estensivo di armi, anche nelle aree popolate, e ai grandi volumi di rifiuti militari, compresi i veicoli militari distrutti, crea una grande sfida per la loro bonifica.

L’Unep evidenzia che «l’intera gamma e la gravità delle conseguenze richiederanno verifiche e valutazioni, sebbene siano già stati identificati migliaia di possibili casi di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo e il degrado degli ecosistemi, compresi i rischi per i Paesi vicini.»

L’Unep sta supportando il governo ucraino nel monitoraggio dell’impatto ambientale a distanza e si sta preparando a intraprendere valutazioni d’impatto sul campo, un compito che si annuncia colossale, vista la portata e la diffusione geografica degli incidenti segnalati.

L’agenzia ambientale dell’Onu fa presente che «il sostegno agli Stati membri e alle regioni colpiti da disastri e conflitti è fondamentale per il mandato dell’Unep di fornire un’assistenza tecnica e un supporto alla governance ambientale che mantenga lo stato dell’ambiente mondiale sotto costante revisione».

Negli ultimi vent’anni, l’Unep  ha condotto molte valutazioni dell’’impatto ambientale delle guerre, come in  Afghanistan, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Kosovo e Balcani occidentali, Iraq, Libano, Territori palestinesi occupati, Somalia, Sud Sudan e Sudan.

L’Agenzia Onu ha già condotto una prima visita di scoping in Ucraina, a sostegno del coordinatore residente dell’Onu, Osnat Lubrani, e su richiesta delle autorità ucraine, e sta mobilitando maggiore ostegno per aiutare a valutare l’ampia gamma di impatti ambientali.

La direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato che «la mappatura e lo screening iniziale dei rischi ambientali servono solo a confermare che la guerra è letteralmente tossica.

La prima priorità è che questa distruzione insensata finisca adesso. 

L’ambiente riguarda le persone: riguarda i mezzi di sussistenza, la salute pubblica, l’aria e l’acqua pulite e i sistemi alimentari di base. 

Si tratta di un futuro sicuro per gli ucraini e i loro vicini e non devono essere fatti ulteriori danni.

L’Ucraina avrà quindi bisogno di un enorme sostegno internazionale per valutare, mitigare e riparare i danni in tutto il Paese e alleviare i rischi per una regione più ampia».

Lubrani ha aggiunto: «Il ripristino dell’ambiente in Ucraina deve essere in cima all’agenda.

Se ci si aspetta che siano in grado di riprendere la loro vita, milioni di sfollati ucraini hanno bisogno di un ambiente sicuro e salubre in cui tornare a casa. 

Non appena i combattimenti finiranno, e devono finire presto, è necessario sostenere una colossale operazione di bonifica».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 6 luglio 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

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