La relatrice speciale dell’Onu sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza, Tendayi Achiume, ha detto che «l’estrazione delle risorse naturali da parte dell’industria infligge regolarmente delle gravi violazioni dei diritti umani alle minoranze razziali ed etniche, ai popoli autoctoni e ad altri gruppi marginalizzati».
Presentando il suo rapporto sulle ineguaglianze razziali e la discriminazione risultanti dall’eredità coloniale delle attività estrattive nel mondo all’UN human rights council, la Achiume ha sottolineato che «gli Stati potenti, compresi quelli che devono ancora fare i conti con la loro eredità coloniale di queste attività estrattive, devono impegnarsi a demolire le strutture di subordinazione e d’ineguaglianza che persistono nell’economia estrattiva.
Questa economia comprende l’estrazione di combustibili minerali e fossili, così come la monocultura delle grandi aziende agricole, forestali e della pesca».
L’esperta Onu ha anche stabilito un legame tra l’economia estrattiva estrattiva contemporanea e la storia razzista dell’”estrattivismo coloniale”: «Gli stati potenti e le loro società multinazionali, così come le élites politiche degli Stati più deboli che sono territori estrattivi, appaiono chiaramente vincenti.
L’ampiezza dei vantaggi per le imprese dell’economia estrattiva è sbalorditivo.
Nello stesso tempo, i popoli che sono stati colonizzati nel passato sulla base di false dichiarazioni d’inferiorità razziale continuano a sopportare oggi i costi più importanti dell’economia estrattiva».
Secondo il rapporto presentato dalla Achiume, «numerose popolazioni, comprese quelle di una gran parte dei Paesi del Sud, delle minoranze razziali ed etniche, dei popoli autoctoni e di altri gruppi marginalizzati continuano a vedersi rifiutare una parte equa dello sviluppo e dei vantaggi economici dell’estrazione di risorse naturali.
Questi gruppi sono anche vittime di flagranti violazioni dei diritti umani, in particolare del diritto alla vita, del diritto all’eguaglianza razziale e alla non-discriminazione.
Sono anche vittime di abusi contro il diritto alla salute e a un ambiente sano, alla libertà di parola e di riunione, alla partecipazione ai processi politici, così come a delle condizioni di lavoro giuste e favorevoli».
Nelle sue raccomandazioni finali, il rapporto esorta i governi di tutto il mondo a «integrare l’analisi di fondo dei diritti all’uguaglianza razziale, all’uguaglianza dei sessi e alla non-discriminazione nelle loro riforme, nei loro regolamenti e nella loro valutazione dell’economia estrattiva».
La Achiume ha sottolineato che «tutti coloro che partecipano all’economia estrattiva dovrebbero respingere un approccio cieco alle questioni di razza e di genere che ignora la discriminazione razziale strutturale e individuale che persiste nel funzionamento di una tale economia».
La relatrice speciale dell’Onu ha concluso chiedendo agli Stati, alle imprese, alle organizzazioni multilaterali e a chi lavora per il rispetto dei diritti umani di «prendere sul serio l’approccio fondamentale all’eguaglianza razziale.
Devono impegnarsi a ridurre l’impatto della razza, dell’appartenenza etnica, dell’origine nazionale e di genere sulla situazione dei diritti umani di numerosi protagonisti dell’economia estrattiva».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 luglio 2019 sul sito online “greenreport.it”)