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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

L’Ue brucia 10mila tonnellate di grano al giorno per produrre etanolo

27/04/2022
in Approfondimenti, Archivi, Aree agricole, Governo del territorio, MATERIE TRATTATE, Natura, News, Piani territoriali
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Oltre diecimila tonnellate di grano al giorno sono consumate per produrre etanolo, usandolo come carburante.

Uno “spreco”, considerata la difficoltà di rifornimenti di cereali in questo periodo, in cui l’invasione russa dell’Ucraina ha totalmente destabilizzato il mercato, con pesanti conseguenze sui prezzi nonché sulla sicurezza alimentare.

Questa la denuncia dell’organizzazione ambientalista Transport & Environment (T&E), che ha puntato i riflettori sulla produzione di questo composto, per il quale l’Unione europea stanzia quotidianamente l’equivalente di 15 milioni di pagnotte di pane.

Questa decisione è stata presa “nonostante il crescente rischio di scarsità di cibo, che potrebbe spingere centinaia di milioni di persone nella povertà“, dicono gli esponenti dell’organizzazione.

Secondo i loro calcoli, Egitto, Turchia e Bangladesh sono i Paesi più dipendenti dal grano russo, mentre India, Cina, Olanda e Spagna sono i più dipendenti dall’olio di girasole ucraino.

“Dobbiamo diventare indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas russo“, aveva annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel corso della presentazione del piano Repower EU l’8 marzo, dieci giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

“Dobbiamo agire ora per mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia e accelerare la transizione verso fonti pulite e rinnovabili“, aveva detto.

Secondo T&E, però, il costo dell’indipendenza per i carburanti, senza una riduzione dei consumi, può aggravare l’impennata dei prezzi del grano e degli oli vegetali, da cui si ricava l’etanolo per la miscelazione nei carburanti.

Secondo i calcoli dell’organizzazione, se l’uso di grano per la produzione di etanolo da parte dell’Ue fosse eliminato, compenserebbe il 20% delle esportazioni di grano ucraino e proteggerebbe gli agricoltori del vecchio continente.

L’organizzazione sostiene inoltre che al momento già il 5% della superficie coltivata europea è utilizzata per produrre questo carburante.

L’Ucraina è il più grande esportatore mondiale di olio di girasole, con il 43% della quota di mercato globale, mentre la Russia si ferma al 18,9%.

Kiev fornisce una quota considerevole anche di cereali, come il mais (12,9%), l’orzo (11,5%), e il grano (8,7%).

Se si volessero eliminare tutte le importazioni di greggio e combustibili russi dall’Europa e sostituirli con biocarburanti interni, il 70% della superficie agricola dovrebbe essere dedicata alla loro produzione.

Nel 2021, la Russia ha ricevuto 104 miliardi di euro solo per il suo petrolio.

Questa cifra è di gran lunga superiore rispetto a quella spesa per ottenere il gas naturale (circa 43,4 miliardi).

In totale, Vladimir Putin ricava circa 285 milioni di euro al giorno per fornire queste risorse naturali.

Gli esperti di T&E chiedono urgentemente di fermare l’uso di mangimi per la produzione di bioetanolo e biocarburanti in Europa, così come iniziative per ridurre il consumo di benzina e diesel nell’Ue, anziché attivare misure che ne incoraggiano l’utilizzo, come il sussidio di 20 centesimi, attuato ad esempio da diversi governi europei, inclusi quello italiano.

“Misure come questa favoriscono solo i più ricchi“, ha detto Carlos Calvo, direttore senior di T&E, illustrando che il 10% di popolazione più ricca spende otto volte di più in benzina all’anno rispetto al 10% che guadagna meno: 1.342 euro contro appena 175.

La somma di tutte le misure fiscali che sono state prese in Europa per contenere i prezzi del carburante ammonta a 14 miliardi di euro, con un costo stimato per la Spagna di 1,497 miliardi, il terzo più alto dopo la Germania (3,618 miliardi) e la Francia (2,833 miliardi).

(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 aprile 2022 sul sito online “Roma Today”)

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