Commentando con una nota congiunta l’accordo sulla Nature Restoration Law raggiunto tra Palamento e Consiglio europeo e che vede il consenso anche della Commissione Ue, le associazioni ambientaliste europee sottolineano in un comunicato congiunto che «anche se siamo lieti di constatare che tutti gli ecosistemi originariamente coperti dalla legge sono ancora inclusi nell’accordo, gli articoli sono stati annacquati rispetto alla proposta originaria della Commissione e alla posizione del Consiglio.
E’ deludente vedere le numerose esenzioni incluse e l’eccessiva flessibilità per quanto riguarda gli obblighi per gli Stati membri».
Secondo le ONG ambientaliste, «l’ambito del ripristino terrestre non è stato limitato esclusivamente ai siti Natura 2000, ma sono state aggiunte significative lacune che possono ridurre l’area totale da ripristinare.
L’obbligo di prevenire il deterioramento è stato gravemente compromesso, rendendone difficile l’attuazione.
Fortunatamente, in questo accordo sono stati inseriti requisiti concreti per aumentare la natura sui terreni agricoli e ripristinare le torbiere, ma la reintroduzione dell’articolo ha avuto un costo elevato, con concessioni significative fatte, come l’introduzione della possibilità di sospendere l’attuazione del legislazione – noto anche come “freno di emergenza”».
Sofie Ruysschaert, responsabile delle politiche di ripristino della natura di BirdLife Europe, ha commentato: «Siamo sollevati nel vedere che i negoziatori non hanno deluso completamente i cittadini europei.
L’inclusione di obiettivi di ripristino per i terreni agricoli e le torbiere drenate ci offre una modesta possibilità per un domani migliore, poiché la nostra capacità di avere cibo e acqua pulita dipende dalla salute e dalla biodiversità di questi ecosistemi.
Ma la vera prova decisiva sta nel vedere se questa legge affronterà davvero le sconcertanti ripercussioni della crisi climatica e naturale.
E questo sarà visibile solo se e quando gli Stati membri applicheranno correttamente la legge».
I cosiddetti negoziati del trilogo sarebbero stati impegnativi perché il Consiglio e la Commissione Ue hanno lavorato per trovare un terreno comune con la posizione significativamente più debole del Parlamento europeo e gli ambientalisti ricordano che «la legge, inizialmente concepita per attuare misure volte a ripristinare almeno il 20% della natura dell’Ue su terra, fiumi e mari entro il 2030, è diventata inaspettatamente il bersaglio di un’aggressiva campagna di disinformazione e allarmismo guidata dal gruppo PPE di Manfred Weber, con l’obiettivo di impedire che questa legge vedesse la luce.
Di conseguenza, numerosi obiettivi sono stati annacquati quando è stata adottata la posizione del Parlamento.
Sono stati fatti molti compromessi e concessioni per accogliere tutte le parti coinvolte, con l’aspettativa di ottenere sostegno anche dalle fazioni più conservatrici».
Ma le associazioni ambientaliste fanno notare che «la richiesta di una legge di grande impatto sul ripristino della natura ha ricevuto un sostegno senza precedenti da oltre un milione di cittadini, imprese, scienziati e numerosi altri soggetti interessati».
Nonostante i passi in avanti, Ioannis Agapakis, avvocato specializzato in conservazione della natura di ClientEarth, non è molto ottimista: «Finalmente abbiamo una legge tanto necessaria che, in teoria, costringerebbe l’UE ad intraprendere azioni concrete per ripristinare la sua natura sofferente.
Tuttavia, i negoziatori hanno svuotato la legge al punto che rischia di essere inefficace nella pratica e soggetta ad abusi.
Le numerose esenzioni e la mancanza di tutele legali hanno creato un precedente davvero spaventoso per il processo legislativo dell’Ue, invece di consolidare l’Ue in prima linea nella conservazione della biodiversità.
Non riconoscere la nostra vitale dipendenza dalla natura lascerà gli europei esposti agli impatti disastrosi della crisi climatica e della biodiversità».
Quello che le associazioni ambientaliste europee temono è un’ulteriore slittamento dei tempi.
«L’accordo raggiunto deve ora essere approvato dagli Stati membri, nonché sottoposto a un voto cruciale da parte della commissione Ambiente del Parlamento europeo, entro la fine dell’anno, dove i gruppi conservatori potrebbero tentare di silurare la legge ancora una volta.
Se la proposta supererà con successo questi passaggi, verrà successivamente sottoposta a un voto di convalida finale durante la votazione in plenaria del Parlamento, prevista per dicembre 2024.
Chiediamo ora agli Stati membri e al Parlamento europeo di approvare questo accordo di trilogo e non ritardare l’opera di ripristino tanto necessaria che aiuterà l’UE a combattere la crisi climatica e naturale».
Anche per Sergiy Moroz, responsabile delle politiche per l’acqua e la biodiversità dell’ European Environmental Bureau (EEB, al quale aderisce anche Legambiente) «nonostante le significative concessioni fatte agli oppositori dell’impatto della legge sul ripristino della natura, l’accordo provvisorio include diversi elementi positivi come obiettivi per invertire il declino degli impollinatori o ripristinare il libero flusso dei fiumi.
E’ fondamentale che la legge sia ora adottata formalmente dai colegislatori prima delle elezioni europee del 2024 e che la sua attuazione inizi senza indugio per consentire anche all’UE di adempiere ai propri impegni globali sul clima e sulla biodiversità».
Sabien Leemans, senior biodiversity policy officer dell’European Policy Office del Wwf, conclude: «Sebbene questo accordo sia più ambizioso della debole posizione del Parlamento, è ancora ben lontano da ciò che la scienza ci dice sia necessario per affrontare le emergenze climatiche e di biodiversità.
Nonostante la feroce opposizione alla legge, siamo sollevati che sia stato raggiunto un accordo.
Senza questo, la credibilità internazionale dell’Ue avrebbe sofferto gravemente.
Ora c’è speranza che l’UE compia sforzi concertati per ripristinare la natura, per il bene della biodiversità, le persone e il nostro clima: è la migliore possibilità che abbiamo».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 novembre 2023 sul sito online “greenreport.it”)