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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Navigare in tempi incerti: 9 Paesi su 10 sono tornati indietro nello sviluppo umano

09/09/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Il 2022 Human Development Report“Uncertain Times, Unsettled Lives: Shaping our Future in a Transforming World” pubblicato dall’United Nations development programme (Undp) non lascia spazio a dubbi sul fatto che siamo nel pieno di una grave crisi globale: «Il mondo deve uscire dalla sua paralisi globale per garantire il futuro delle persone e del pianeta riavviando la sua traiettoria di sviluppo».

Per l’Undp il mondo sta passando da una crisi all’altra, cercando di spegnere i focolai degli incendi sociali, economici e ambientali che scoppiano ovunque  ma è  «incapace di affrontare le radici dei problemi che ci attendono. 

Senza un brusco cambio di rotta, potremmo andare verso ancora più privazioni e ingiustizie».

Forse non si poteva riassumere meglio quella che sembra ormai essere la conclamata crisi della globalizzazione neoliberista, anche perché il rapporto Undp sostiene che «strati di incertezza si accumulano e interagiscono per sconvolgere la vita in modi senza precedenti. 

Gli ultimi due anni hanno avuto un impatto devastante per miliardi di persone in tutto il mondo, quando crisi come il Covid-19 e la guerra in Ucraina si sono scontrate e hanno interagito con ampi cambiamenti sociali ed economici, pericolosi cambiamenti planetari e massicci aumenti della polarizzazione».

A prima vista quel che racconta questo sconvolgente rapporto è normale: durante la sua storia l’umanità ha sempre lottato contro epidemie, guerre e sconvolgimenti politici.

«Eppure i nostri tempi incerti attuali sono diversi in modi senza precedenti – fa notare l’Undp –  Se non sentiamo che le nostre vite sono sicure, è perché non lo sono. 

Stiamo navigando in acque inesplorate, prigionieri delle instabili correnti incrociate di pericolosi cambiamenti planetari, trasformazioni sociali radicali e società sempre più polarizzate.

Dagli effetti punitivi e diffusi del COVID-19 alla crisi alimentare che deriva dalle perturbazioni climatiche e dalla guerra in Ucraina, dal cambiamento degli ordini geopolitici e dai campanelli d’allarme di un pianeta che cambia in modi pericolosi per le persone e molte forme di vita, siamo creando qualcosa che non abbiamo mai visto prima».

Per la prima volta nei 32 anni in cui l’Undp ha iniziato a calcolarlo,  l’indice di sviluppo umano (HDI), che misura la salute, l’istruzione e il tenore di vita di una nazione, è diminuito a livello globale per due anni consecutivi. 

Il report evidenzia che «lo sviluppo umano è tornato ai livelli del 2016, invertendo gran parte dei progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’inversione è quasi universale poiché oltre il 90% dei Paesi hanno registrato un calo del  loro punteggio HDI nel 2020 o nel 2021 e in  oltre il 40% è diminuito in entrambi gli anni, segnalando che per molti la crisi si sta ancora aggravando».

L’Undp avverte che mentre alcuni Paesi stanno cominciando a rialzarsi, la ripresa è disomogenea e parziale, aumentando ulteriormente le disuguaglianze nello sviluppo umano. 

Ad essere particolarmente colpiti dalla crisi sino l’America Latina, i Caraibi, l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale.

L’amministratore dell’Undp, Achim Steiner, ha commentato: «Il mondo si sta sforzando di rispondere alle crisi consecutive. 

Con il costo della vita e le crisi energetiche, abbiamo visto che, mentre si è tentati di concentrarsi su soluzioni rapide come sovvenzionare i combustibili fossili, le tattiche di soccorso immediato stanno ritardando i cambiamenti sistemici a lungo termine che dobbiamo apportare.

Siamo collettivamente paralizzati nell’apportare questi cambiamenti. 

In un mondo caratterizzato dall’incertezza, abbiamo bisogno di un rinnovato senso di solidarietà globale per affrontare le nostre sfide comuni e interconnesse».

Il rapporto esamina il motivo per cui non sta avvenendo il cambiamento necessario e suggerisce che «ci sono molte ragioni, incluso il modo in cui oggi l’insicurezza e la polarizzazione si alimentano a vicenda per prevenire la solidarietà e l’azione collettiva di cui abbiamo bisogno per affrontare le crisi a tutti i livelli. 

Nuovi calcoli mostrano, ad esempio, che coloro che si sentono più insicuri hanno anche maggiori probabilità di avere opinioni politiche estreme».

Steiner ricorda che «anche prima che il Covid-19 colpisse, stavamo assistendo ai due paradossi del progresso con insicurezza e polarizzazione. 

Oggi, con un terzo delle persone in tutto il mondo che si sente stressato e meno di un terzo delle persone in tutto il mondo che si fida degli altri, ci troviamo di fronte a grossi ostacoli all’adozione di politiche che funzionino per le persone e per il pianeta.

Questa nuova stimolante analisi mira ad aiutarci a rompere questa impasse e tracciare un nuovo corso al di fuori dalla nostra attuale incertezza globale. 

Abbiamo una finestra ristretta per riavviare i nostri sistemi e garantire un futuro basato su azioni decisive per il clima e nuove opportunità per tutti».

Per tracciare questo nuovo corso, il rapporto raccomanda «l’attuazione di politiche incentrate sugli investimenti, dalle energie rinnovabili alla preparazione alle pandemie, e  sulle assicurazioni, compresa la protezione sociale, per preparare le nostre società agli alti e bassi di un mondo incerto. Mentre  anche l’innovazione  nelle sue molteplici forme – tecnologica, economica, culturale – può creare capacità per rispondere a qualsiasi sfida si presenti. »

Anche prima della pandemia, più di 6 persone su 7 si sentivano insicure, con l’insicurezza in aumento in molti Paesi ricchi e nonostante anni di progressi del benessere.

E quella in cui viviamo è «l’era dell’Antropocene, nella quale gli esseri umani hanno il potere di plasmare il pianeta, ma non sanno come far fronte alle conseguenze di quel potere – dice il rapporto – Dall’aumento delle temperature al crollo  della biodiversità – più di un milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione – stiamo alterando il quadro di riferimento fondamentale con cui conviviamo da millenni.

Come vivremo in un mondo senza insetti abbondanti? 

Questo non è stato provato per circa 500 milioni di anni, quando sono apparse le prime piante terrestri del mondo e i due eventi erano molto collegati. 

Senza insetti per impollinare le piante, dovremo affrontare sfide sbalorditive nella coltivazione del cibo.

I cicli della materia sono stati capovolti. 

Per la prima volta cemento e asfalto superano la biomassa terrestre. 

Le microplastiche inquinano i livelli più profondi dell’oceano fino alle montagne più alte, così come i nostri polmoni e il sangue. 

Un recente rapporto ha rivelato che in nessun luogo sulla Terra l’acqua piovana è potabile.

Lo sbiancamento di massa dei coralli ora è normale. 

Una volta le formidabili banchise glaciali venivano descritte come “giganti dormienti”»

Il principale autore dello studio, Pedro Conceição dell’Undp, spiega qual è la colossale sfida che abbiamo di fronte e che non sfiora nemmeno il cervello dei nostri maggiori Partiti politici impegnati in una campagna elettorale che sembra al di fuori della realtà: «Per superare l’incertezza, dobbiamo raddoppiare lo sviluppo umano e guardare oltre il miglioramento della ricchezza o della salute delle persone.

Questi rimangono importanti. 

Ma dobbiamo anche proteggere il pianeta e fornire alle persone gli strumenti di cui hanno bisogno per sentirsi più sicure, ritrovare un senso di controllo sulle proprie vite e avere speranza per il futuro».

Ma la polarizzazione politica che vediamo emergere vincente in Italia e in Europa è impossibile da ignorare: «E’ in aumento, alimentata dal suo più antico alleato, la disuguaglianza, lavorando al fianco di uno dei suoi nuovi amici, i social media – spiega l’UNDP – Molte persone, specialmente i giovani, si sentono frustrate dai loro leader politici. 

La fiducia è passata in secondo piano rispetto al sospetto. 

In tutto il mondo meno del 30% delle persone pensa che ci si possa fidare degli altri, il più basso mai registrato.

Aumentano anche i conflitti armati. 

Per la prima volta più di 100 milioni di persone sono sfollate con la forza, per lo più all’interno del proprio Paese.

L’Antropocene sta scontando traumi causati dalle pandemie, dal cambiamento climatico o dalla sicurezza alimentare.

Questo ha un impatto sul nostro benessere mentale.

Il Covid-19 ci ha mostrato cosa dobbiamo aspettarci. 

Durante il primo anno della pandemia, la depressione e l’ansia sono aumentate di oltre il 25%, con coloro che lottano per permettersi le cose di base e le donne, che si fanno carico di più del lavoro non retribuito, che ne sono state colpite in modo sproporzionato.

Gli effetti che questo ha in particolare sui bambini sono profondi, alterano lo sviluppo cerebrale e corporeo, specialmente nelle famiglie più povere, diminuendo le loro possibilità per il futuro».

L’UNDP non suggerisce certo di arrendersi: «Non tutto va bene, ma non tutto è perduto.

Lo sviluppo riguarda il cambiamento, il tracciare nuovi percorsi verso l’ignoto, la trasformazione del nostro mondo, secondo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. 

Una delle grandi lezioni della nostra specie è che possiamo ottenere molto con pochissimo se lavoriamo insieme».

Il rapporto suggerisce tre modi per riuscire a navigare, e persino a prosperare, nel nuovo complesso mare dell’incertezza globale: «Investimenti pratici e intelligenti restano vitali. 

Tutto, dall’energia rinnovabile alla preparazione per pandemie e pericoli naturali, gli investimenti dovrebbero “collegare i punti” proteggendo le persone dagli shock, costruendo la sicurezza economica e alimentare e promuovendo i beni pubblici nazionali e globali».

L’Undp  conclude: «Le sfide nell’Antropocene e nelle radicali trasformazioni della società sono enormi e l’insicurezza e la polarizzazione peggiorano le cose.

Eppure il Covid-19 ci ha anche dimostrato che possiamo cambiare se lo decidiamo. 

L’azione senza precedenti delle banche centrali ha lasciato nell’ombra le loro risposte alla crisi finanziaria del 2008. 

La protezione sociale è diventata “possibile” e ci ha salvato da molti dai peggiori effetti socioeconomici della pandemia. 

Si è inoltre rivelato un laboratorio su larga scala per l’innovazione, ampliando la copertura dei benefici a rifugiati, migranti e lavoratori informali. 

Ha galvanizzato la società civile nell’affrontare le sottostanti ingiustizie sociali, economiche e politiche.

In questa nuova era turbolenta possiamo impostare la direzione ma non garantire il risultato. 

La buona notizia è che abbiamo più strumenti che mai per aiutarci a navigare. 

Ma nessuna quantità di magia tecnologica può sostituire una buona leadership e un’azione collettiva.

Sbloccando il nostro potenziale umano, attingendo alla nostra creatività e diversità, il Rapporto sullo sviluppo umano ci sfida a creare un futuro in cui prosperiamo, oggi e in futuro, e in cui, per quanto incerto, offra più promesse che pericoli».

(Articolo pubblicato con questo titolo l’8 settembre 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

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