Secondo lo studio “The World Atlas of Last Interglacial Shorelines (version 1.0)” pubblicato su Earth System Science Data da un team di ricercatori guidato da Alessio Rovere dell’università Ca’ Foscari di Venezia w al quale ha partecipato anche Matteo Vacchi dell’università di Pisa, «se le emissioni di gas serra continueranno al ritmo attuale, nel 2100 il livello del mare sulla Terra potrebbe aumentare anche fino a un metro, con danni sempre maggiori per mareggiate e fenomeni estremi».
Lo studio, frutto del progetto WARMCOASTS finanziato dall’Unione Europea, programma di ricerca e innovazione Horizon 2020, ha messo insieme tutti i dati esistenti sul livello del mare durante l’ultimo periodo interglaciale, 125mila anni fa, l’ultimo in cui la Terra è stata lievemente più calda rispetto ad oggi, circa 1 – 1,5 gradi centigradi su scala globale e 3 – 5° C ai poli.
Secondo l’atlante on line creato dai ricercatori, «il livello dei mari all’epoca era tra i 3 e i 9 metri più alto di adesso».
Vacchi spiega che «nel periodo interglaciale le condizioni climatiche erano dovute a un cambiamento nella configurazione orbitale della Terra, il riscaldamento climatico odierno deriva invece, in larga parte, dall’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera dovuto all’effetto antropico».
Dallo studio arriva la conferma che «a livello globale le zone più vulnerabili all’innalzamento del livello del mare sono gli atolli nel Pacifico e le gradi piane costiere del sud-est asiatico».
Per quanto riguarda il Mediterraneo, «sono particolarmente vulnerabili la laguna di Venezia, l’alto Adriatico, e in generale le grandi piane costiere, per esempio il Volturno di Napoli, ma anche la piana pisana in Toscana, e per il nord Africa le zone costiere pianeggianti della Tunisia, del Marocco e il Delta del Nilo».
La principale causa dell’innalzamento dei mari sarebbe la fusione delle due grandi calotte polari dellaGroenlandia e Antartide. I ricercatori evidenziano che «da questo punto di vista i dati messi assieme dallo studio sono fondamentali per delineare dei modelli climatici futuri.
Se infatti si dovesse fondere tutta la calotta glaciale che copre attualmente la Groenlandia, il livello globale del mare salirebbe di circa 7 metri.
Se invece si dovesse fondere tutta la calotta antartica l’aumento sarebbe di ulteriori 58 metri».
Vacchi conclude: «Nella Terra ci sono stati dei periodi in cui il livello del mare è salito al di sopra dell’attuale, ma quello che preoccupa oggi sono i tassi di risalita, ovvero l’accelerazione avvenuta negli ultimi 150 anni, in concomitanza con l’inizio della rivoluzione industriale che ha aumentato enormemente le emissioni di gas serra nell’atmosfera».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 27 settembre 2023 sul sito online “greenreport.it”)