Un edificio all’interno dell’ex Pvq di Spinaceto
Un solo bando andato deserto.
E niente altro.
La svolta attesa dopo quasi 3 decenni dall’avvio della fallimentare stagione dei Punti verde qualità ancora non si è vista.
Cosa sono i Punti verde qualità
L’originale intuizione dell’amministrazione Rutelli di affidare ai privati la gestione del verde pubblico, soprattutto in periferia, non ha ottenuto il risultato sperato.
L’idea era quella di puntare sui privati per la manutenzione di circa 500 ettari di parchi cittadini.
In cambio della cura del verde, inizialmente il comune indicò 75 aree, al futuro concessionario veniva data la possibilità di gestire “un complesso articolato di servizi ed attrezzature a carattere ricreativo, culturale, commerciale e di servizio” si legge nella delibera capitolina che, nel 1995, istituisce i Pvq.
Le maglie delle attività concesse sono risultate piuttosto larghe, al punto da consentire la costruzione di impianti sportivi, piscine coperte, foresterie, campi da calcetto, solo per fare degli esempi.
Agli operatori, cui veniva rilasciata una concessione di 33 anni, è stata offerta un’opportunità unica: quella di beneficiare di fidejussioni bancarie, garantite dal comune, che sono arrivate a coprire il 95% dei mutui richiesti.
Una generosità che il Campidoglio, ed i romani, hanno pagato in maniera salata.
Dei 63 progetti presentati, soltanto 8 sono stati completati.
Il risultato è stato un debito monstre del Comune di Roma verso gli istituti di credito in cambio di edificazioni nella gran parte dei casi trasformatisi in profonde cicatrici difficili da rimarginare.
Il progetto nato per migliorare la cura del verde, si era rivelato un grosso business per gli imprenditori.
“I concessionari – come ha già avuto modo di spiegare a Romatoday l’ex assessore capitolino Alfonso Sabella – senza gare ad evidenza pubblica, affidava la realizzazione delle opere ad una ditta di fiducia.
I prezzi poi li stabiliva lei, senza che nessuno controllasse”.
E così dal problema della manutenzione del verde, si è passati a quello di non saper cosa fare con degli scheletri di cemento.
Da Marino a Raggi cos’è stato fatto
Solo con l’amministrazione Marino e con l’attivazione di una delega in giunta dedicata ai Pvq, l’emorragia è stata fermata.
Sono così partite le prime revoche alle trentennali concessioni a cui è seguito nella consiliatura successiva, il tentativo di cercare proposte alternative d’utilizzo dei manufatti già costruiti, ed in buona parte anche vandalizzati.
L’operazione, condotta lanciando tre manifestazioni d’interesse su altrettanti Punti verde qualità, si è presto rivelata un flop.
Preso atto dei fallimentari tentativi di raddrizzare un progetto nato con le migliori intenzioni, e presto diventato un salasso per le casse del comune, nell’estate del 2023 l’attuale amministrazione ha annunciato un’importante novità.
Dopo 28 anni il Campidoglio chiudeva per sempre la stagione dei Punti verde qualità, per puntare sui Parchi integrati urbani.
La novità dei Parchi integrati urbani
Quali sarebbero state le differenze?
La principale è presto detta: niente più fidejussioni bancarie garantite del Comune.
In ossequio al classico “rischio d’impresa” saranno ora i privati a doverle presentare.
Roma Capitale invece indica quali sono, nell’ottica di un partenariato pubblico privato, le funzioni che devono essere realizzate e l’investimento che dovrà essere messo in campo per meritare una concessione.
La svolta dei Parchi integrati urbani è stata annunciata ad agosto 2023, più di un anno fa.
Ha funzionato?
In 12 mesi è stato fatto un solo bando, destinato al rilancio dell’ex Pvq della Madonnetta, ad Acilia.
In base alla nuova formula il comune ha indicato la somma necessaria per avviare il recupero: 11 milioni e 958mila euro.
Oltre metà di quelle risorse sono destinate alla bonifica ed alla ristrutturazione degli edifici presenti in un’area che è stata teatro di tanti incendi, occupazione ed anche di una drammatica morte.
Deserto l’unico bando fatto
L’unico banco di prova del programma dei Parchi integrati urbani si è risolto, però, in un nulla di fatto.
“Nel corso di questi mesi abbiamo raccolto domande e osservazioni da parte dei possibili partecipanti al bando.
In particolare, ci hanno chiesto se fosse possibile rimodulare la ripartizione degli spazi destinati a sport ed eventualmente aumentare leggermente i volumi“. – ha commentato l’assessore al patrimonio a fine luglio, annunciando l’esito dell’avviso pubblico.
Ora l’amministrazione dovrà pensare ad una nuova formula per riqualificare i 21 ettari di verde che si trovano ad Acilia.
Stesso discorso vale per tutti gli altri Pvq che, da Parco Feronia a Pietralata all’ex Città del Rugby di Spinaceto, continuano a rappresentare delle ferite aperte nel territorio.
Bonifiche e sgomberi occasionalmente messi in campo, non bastano.
Il Campidoglio deve cercare una formula adatta anche al rilancio di quegli spazi e sono tanti nel territorio cittadino.
Anche perché a distanza di oltre due anni e mezzo dall’insediamento della nuova amministrazione, e ad oltre un anno dal lancio dei Parchi urbani integrati, la svolta promessa sugli ex Punti verde qualità non c’è stata.
(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 9 settembre 2024 sul sito online “Roma Today”)