“I nostri quartieri hanno già dato, ecco perché siamo pronti ad incatenarci al cancello d’ingresso perché qui non entri più alcun rifiuto”.
I cittadini di Fidene e Villa Spada sono pronti a dare battaglia contro il progetto di Ama e del Comune che prevede la realizzazione di un impianto per il recupero e la selezione delle terre di spazzamento nell’area dell’ex Tmb Salario.
Cosa sono le “terre di spazzamento”
Un sito, così si legge nella documentazione presentata dalla municipalizzata per chiedere alla Regione Lazio la verifica di assoggettabilità al procedimento di valutazione impatto ambientale, che dovrebbe trattare trentamila tonnellate l’anno, cento al giorno.
Una nuova linea per il trattamento dei residui della pulizia stradale e delle caditoie della città.
Nell’impianto entrerà dunque una miscela di inerti (sabbia, ghiaino e ghiaietto) insieme a terra, fogliame, film plastici, carta, sigarette e tracce residuali di altri materiali.
“La composizione merceologica del rifiuto è estremamente variabile a seconda del periodo dell’anno e dell’ambito territoriale nel quale vengono effettuati i servizi di pulizia e raccolta”, scrive Ama sottolineando anche la presenza di “sostanze organiche a potenziale emissione odorigena“.
Il processo di trattamento delle terre di spazzamento prevede la produzione di metalli ferrosi, rifiuti organici e fanghi disidratati che saranno poi destinati a recupero e smaltimento negli altri impianti autorizzati.
Il territorio, che per otto anni è stato vittima e si è battuto contro i cattivi odori prodotti dal trattamento dei rifiuti indifferenziati, teme di ritrovarsi nell’incubo miasmi.
Particolare rifiuto da spazzamento stradale (studio preliminare impatto ambientale Ama)
L’incubo miasmi intorno all’ex Tmb di Ama
“Ci era stata promessa un’impiantistica green e senza trattamento.
Non sarà il Tmb ma ci saranno miasmi.
La nostra risposta a questo è un ‘no’ secco”, ha detto Simona del comitato di quartiere Fidene nel corso della riunione straordinaria dell’osservatorio sul Tmb.
“E’ triste dover riprendere un discorso che pensavamo fosse terminato.
Ci parlano di terre di spazzamento, ma si tratta di residui fortemente condizionati da rifiuto organico che si trova nelle strade della città.
Non a caso nella relazione si parla di emissioni odorigene.
Questo è vergognoso”, ha tuonato Daniele Poggiani del comitato spontaneo Villa Spada.
“Siamo ripiombati in un incubo che abbiamo già vissuto.
Si inizia dalle terre di spazzamento poi però – il sospetto di Maria Teresa – appena ci sarà l’ennesima emergenza rifiuti, magari legata al Giubileo, porteranno dentro altro.
Lì non si può fare un altro impianto di trattamento e per impedirlo siamo pronti ad incatenarci al cancello di via Salaria 981”.
Lo scontro tra municipio e Campidoglio
Il Municipio III prova a mediare con il Campidoglio.
Quasi due ore di incontro con l’assessora capitolina ai Rifiuti, Sabrina Alfonsi, ma le parti restano distanti.
“Non è un Tmb (impianto di trattamento meccanico biologico ndr.) nel quale arrivano migliaia di tonnellate di indifferenziato, ma è una proposta completamente fuori contesto rispetto a quanto si era detto fino ad oggi e cioè che lì ci sarebbe stata una completa riqualificazione.
Un autoparco, una sede zonale di Ama e un’officina.
Uno spazio – ha sottolineato il minisindaco Paolo Marchionne – per il quale abbiamo altre e più alte ambizioni e che non deve essere più luogo di malessere e afflizione come lo è stato per anni.
Questo progetto – ha proseguito il presidente – rischia di compromettere l’area perché non ci dà totale libertà di scegliere cosa realizzare in quel sito.
Condanna quello spazio e sicuramente non ci parla del necessario rilancio della via Salaria”.
Sull’area dell’ex Tmb sono al lavoro anche gli studenti della Laurea magistrale in Progetto urbano dell’Università Roma Tre.
Il Dipartimento di Architettura ha promosso un workshop di progettazione con l’obiettivo di formulare idee ed ipotesi per la riconversione in direzione sostenibile, trasformando il sito da problema a opportunità per la città di Roma.
Il coordinatore è il professore, ex presidente del Municipio III e oggi consigliere comunale di Roma Futura, Giovanni Caudo.
“Non è possibile aprire alcun impianto in quell’area, perché non è più idonea a ospitarne per quanto piccolo che sia.
Tornare indietro – ha detto – significa voler rompere il rapporto con questa comunità“.
La protesta trasversale che tocca anche la Regione
E contro la realizzazione dell’impianto per il recupero delle terre di spazzamento nell’ex Tmb Salario, la battaglia si profila trasversale.
A dire ‘no’ centrosinistra e centrodestra del municipio, una parte della maggioranza del Campidoglio e un pezzo di Giunta regionale.
“E’ evidente che non c’è stata trasparenza nella comunicazione da parte di Ama e del Comune.
Dobbiamo raccogliere tutte le informazioni per capire se c’è una determinazione cieca di Ama ad andare avanti e trovare la migliore strada da percorrere.
Servono tutti gli elementi e le informazioni – è intervenuta così Roberta Angelilli, assessora regionale allo Sviluppo Economico che negli anni ha preso parte alle proteste per la chiusura del Tmb – per condurre una battaglia forte”.
Intanto il territorio è pronto all’ennesima mobilitazione.
A rispolverare megafono e fischietti.
“Non possiamo tornare indietro, a quella puzza che ci faceva vomitare”.
(Articolo di Sara Mechelli, pubblicato con questo titolo il 1 settembre 2023 sul sito online “Roma Today”)