Lavori di ristrutturazione col Superbonus abbandonati: la facciata è lasciata a metà (foto: Today.it)
Superbonus e bonus edilizi, il sistema si è inceppato.
E i problemi stanno travolgendo tutto: conti dello Stato, imprese e cittadini.
Dopo aver appurato che i costi sono andati fuori controllo, il governo Meloni sta rivedendo al ribasso il complesso delle agevolazioni per ristrutturare casa ma in attesa di capire cosa accadrà dal 2024, i problemi nel settore dell’edilizia sono tangibili.
Tra crediti incagliati, lavori fermi, ditte che spariscono o condòmini che non possono pagare, la bolla è a rischio implosione: circa 1 milione le famiglie coinvolte.
E pare si sia arrivati a una situazione di scacco matto: qualsiasi scelta sarà dolorosa.
Today.it ne ha parlato con i diretti interessati, gli “Esodati del Superbonus“, gruppo formato da aziende e residenti che ormai si sentono frodati dallo Stato.
Le loro storie di disagio sono un allarme per la politica, che però ancora non è chiaro come risponderà.
Che ne sarà dei bonus edilizi: la maggioranza si divide
Le discussioni su come gestire il futuro di Superbonus e bonus edilizi entrano nel vivo.
La legge di bilancio incombe, ma la maggioranza di governo si mostra divisa: il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti prospetta una limitazione delle agevolazioni esistenti mentre Forza Italia presenta emendamenti per prorogare i fondi necessari a terminare le ristrutturazioni nei condòmini.
Giorgetti ha espresso più volte i suoi “mal di pancia” sul Superbonus – parole sue ndr -, e ora ha chiarito che “non è intenzione del Governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute“.
Non è ancora chiaro però cosa accadrà.
Si era parlato di una proroga che potrebbe coinvolgere i condòmini, ma solo quelli con uno stato di avanzamento dei lavori di almeno il 60 per cento entro il 31 dicembre 2023.
Il problema è che, a queste condizioni, rimarranno fuori circa diecimila condomini, secondo stime prodotte dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna).
I residenti si troveranno così a sostenere costi che non avevano previsto.
E senza la proroga il numero addirittura raddoppia mettendo a rischio extracosti i residenti di oltre ventimila condomini.
Il problema è che qualsiasi scelta faccia il Governo la situazione non si risolve: partendo dai dati Enea disponibili, secondo elaborazioni di Today.it e ipotizzando una proroga per i diecimila condomìni che secondo Cna non rientrerebbero nel prolungamento del Superbonus, lo Stato dovrebbe finanziare la misura con 1,6 miliardi e permettere così ai condòmini di continuare a usufruire dell’agevolazione.
Senza questa proroga i residenti dovrebbero invece restituire ben 6,3 miliardi di euro allo Stato.
E a quel punto la bolla sarebbe pronta a esplodere.
Ma non c’è solo la proroga dei condomini a preoccupare il settore.
“Se il cantiere si ferma i condòmini finiscono sott’acqua”: le foto del disagio
Al momento i crediti sono tra le maggiori fonti di preoccupazione del settore edilizio.
Dopo il blocco deciso dal governo Meloni a febbraio 2023 il sistema si è intasato: secondo l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) sono 30 miliardi.
“La proroga è un falso problema – confida un libero professionista a Today.it -. Se non si sblocca la cessione dei crediti i cantieri rimangono fermi.
Quanto fatto fin ora con modifiche e decreti non ha funzionato: il meccanismo è inceppato.
Le ditte hanno bisogno di monetizzare“.
La situazione è definita “drammatica“.
Degli esempi pratici: “In un cantiere di Ostia hanno dovuto smontare il ponteggio del cantiere, l’edificio è rimasto a metà: una parte con la parete rivestita di materiale isolante – Eps – l’altra con la facciata originaria.
Costava 5mila euro al mese tenere il ponteggio ma la ditta lo ha dovuto smontare perché il cantiere era fermo in attesa dei crediti“.
Gli “Esodati del Superbonus” in protesta sotto al Ministero dell’Economia
Gli striscioni contro il governo Meloni
La protesta degli esodati per i crediti incagliati
Striscioni di protesta per la proroga dei lavori Superbonus
La protesta degli esodati contro Meloni e Salvini
I broker dei crediti con tassi da usura
“Se io fallisco domani i condòmini si trovano sott’acqua – racconta un imprenditore tra gli “esodati” a Today.it -. Le proroghe le possono mettere all’infinito, la fregatura è il blocco del sistema dei crediti“.
Mediamente, tra le testimonianze raccolte da Today, ogni ditta ha in pancia somme scoperte causate dal blocco dei crediti per un controvalore tra i 2 e i 6 milioni di euro.
Ci hanno segnalato “parecchi cantieri” fermi anche col bonus facciate, con le ditte che non hanno i soldi e non fanno ripartire i lavori: “I condòmini sono disperati e non sanno come risolvere il contenzioso.
La soluzione sarebbe coinvolgere di nuovo le banche ma vanno tutelati i crediti.
Così si alimenta un mercato parallelo dei crediti con percentuali di acquisto da usura.
Tutti si improvvisano broker cercando di acquistare crediti approfittando del bisogno disperato di liquidità delle imprese“.
Gli “esodati” del Superbonus: “Truffati dallo Stato, arriveranno gesti estremi“
I crediti bloccati sono riconosciuti all’unanimità come il problema principale della questione.
Le imprese lamentano mancanza di liquidità e sono costrette a fermare i lavori o abbandonarli del tutto, come si vede dalle foto sottostanti inviate a Today.it.
Ditte e cittadini coinvolti in questi problemi hanno fondato il gruppo “esodati Superbonus 110%“, che tramite i canali social organizza sit-in di protesta.
l collettivo ha ottenuto diversi colloqui con esponenti del governo e politici in generale.
A luglio 2023, esponenti degli esodati sono stati ricevuti dal ministro Giorgetti, per scrivere il decreto che avrebbe modificato il Superbonus.
Ma quelle proposte decise a tavolino sono “finite nel dimenticatoio“, raccontano membri del gruppo.
“Il decreto dovevamo scriverlo insieme, hanno accettato le nostre condizioni tra cui la proroga per i condòmini, poi sono andati in ferie e spariti, il decreto è stato cestinato.
Non c’è la volontà politica: ora Meloni vuole mostrare di essere risoluta come lo è stata con il reddito di cittadinanza“, lo sfogo di uno degli esodati.
“Il Pd ci aveva promesso aiuto ma Schlein è sparita”
La sensazione è che i cittadini coinvolti si sentano scaricati dalla politica, a prescindere dall’orientamento politico.
Le critiche arrivano anche per il Partito Democratico ed Elly Schlein: “Hanno una grossissima possibilità per aiutarci, avevamo incontrato Schlein e discusso – ha detto Carlo Boschetti a Today.it, componente del direttivo degli esodati -. Lega Coop è nella sfera del Pd e secondo i dati estratti dai loro bilanci potevano benissimo comprare i crediti in eccesso.
Schlein aveva preso l’impegno di chiamare il presidente dell’associazione per parlarne ma non se ne è fatto più nulla.
Potevano salvarci, e guadagnarci politicamente, ma non lo stanno facendo.
Oggi, chi salva gli esodati prende milioni di voti“.
Per terminare i lavori i residenti devono chiedere dei soldi in prestito – non semplici da ottenere -, mentre alcune case sono rese inagibili dai lavori lasciati da ditte fallite o che non hanno la liquidità necessaria ad andare avanti a causa dei crediti bloccati: “Quando inizieranno i contenziosi tra Agenzia delle Entrate, cittadini e imprese fallite scoppierà la guerra civile.
Quello che vedete adesso è nulla: le cause invaderanno i tribunali, tra due-tre anni il sistema va in tilt. Andiamo verso una deriva“.
Tra disagi abitativi ed economici si inseriscono i problemi legali, proprio tra i diretti interessati: condòmini e imprese.
Condòmini vs.imprese, iniziano i contenziosi: c’è chi dorme nella roulotte
Le storie di disagio sono numerose.
D’altronde, gli “esodati” quantificati dall’omonima associazione sono 320mila per una platea potenziale di oltre un milione di persone.
“A luglio 2022 ho iniziato i lavori e da lì in poi non sono più rientrato in casa – racconta un residente romano a Today.it -. Avevo anticipato 55mila euro, poi la piattaforma di Poste italiane si è bloccata e i miei lavori si sono fermati.
Da quindici mesi sono rimasto senza casa e la ditta mi ha fatto un’ingiunzione di pagamento di 13mila euro.
Ora per terminare i lavori ci vogliono dai 34 ai 38mila euro.
Non ce li ho“.
La foto sottostante mostra proprio l’ingiunzione di cui parla il residente, un uomo di 68 anni che ora è costretto ad abitare in condizioni di disagio dalla suocera, insieme alla moglie.
Foto di un’ingiunzione di pagamento da parte della ditta appaltatrice e diretta a un residente (foto: Today.it)
Dalle testimonianze raccolte emergono altre storie di disagio, come proprietari di casa costretti a vivere nelle roulotte, o in generale fuori casa perché la loro abitazione è stata demolita – anche parzialmente -, e non ricostruita a causa dei lavori di ristrutturazione fermi.
Alcuni si sono indebitati per farli ripartire chiedendo 81mila euro di prestiti.
L’esasperazione è tangibile: “Decreti su decreti fin quando non accade qualcosa di grosso, un atto della disperazione.
Non sappiamo ancora come fare la dichiarazione dei redditi per capire cosa portare in detrazione.
Finché non mi spiegano come fare io da qui non me ne vado.
Non ce lo sanno dire neanche dall’Agenzia delle entrate.
I contenziosi faranno scoppiare una guerra civile, i tribunali verranno invasi dalle pratiche“.
E come spiega un professionista del settore a Today.it, i contenziosi tra ditte e condòmini sono un risvolto consistente dei problemi visti sin qui.
Un esempio: “Arrivati al primo 25 per cento di avanzamento di lavori da 1,5 milioni di euro in un condominio la ditta si accorge che non li può terminare e va via.
Se il condominio non ne trova un’altra deve restituire 380mila euro – il 25 per cento realizzato ndr -. Ma non è conveniente per un’altra subentrare.
Lo stesso edificio lo facevi a un terzo dei prezzi attuali: io ho visto caldaie nuove gettate via per sostituirle con altre che costavano cinque volte tanto.
Non poteva funzionare“.
Nel tempo decine di correttivi hanno tentato di modificare le storture degli incentivi ma la confusione è ulteriormente aumentata.
Ora la bolla rischia di esplodere.
La legge di bilancio si avvicina, i disagi sono tangibili e mettono a rischio il settore edilizio e un milione di famiglie: la palla passa al governo.
(Articolo di Cesare Treccarichi, pubblicato con questo titolo il 19 settembre 2023 sul sito online “Roma Today”)