174 organizzazioni della società civile e scienziati di tutto il mondo hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata a Inger Anderson, segretaria esecutiva dell’United Nations environment programme (Unep) e a Jyoti Mathur-Filipp, segretaria esecutiva dell’Intergovernmental Negotiations Committee for Plastics (INCP), per esortare l’Onu di agire adesso per impedire all’industria dei combustibili fossili di compromettere gli accordi per un efficace Trattato globale sulla plastica.
L’appello arriva mentre i delegati si preparano al secondo round di negoziati sul Trattato (INC2), che si svolgeranno a Parigi dal 29 maggio al 2 giugno.
Organizzazioni della società civile e scienziati condividono la preoccupazione per una grave minaccia che incombe sull’efficacia del Global Plastics Treaty: «Il ruolo che i combustibili fossili e le industrie petrolchimiche e i loro lobbisti stanno avendo sui negoziati».
Nella lettera aperta si legge: «Dato il potere e l’influenza dell’industria – sia all’interno delle Nazioni Unite che sui governi nazionali e regionali – c’è un forte rischio che, a meno che non vengano messe in atto misure per inibire la loro influenza, sarà impossibile negoziare il Trattato globale sulla plastica che le persone e il bisogno del pianeta.
Per evitare che i loro interessi economici acquisiti e privati vengano anteposti a quelli del pianeta e della salute umana, il potere delle compagnie di combustibili fossili e petrolchimiche deve essere apertamente riconosciuto e affrontato».
Per garantire che questa storica opportunità di frenare la crisi globale dell’inquinamento da plastica non sia compromessa, la coalizione chiede all’Unep di adottare alcune misure urgenti: «Riconoscere che l’interesse pubblico nell’affrontare l’inquinamento da plastica non è compatibile con gli interessi privati delle compagnie di combustibili fossili e petrolchimiche che producono plastica;
Sostenere l’adozione di una forte politica sul conflitto di interessi per garantire che le società di combustibili fossili e petrolchimiche non siano autorizzate a minare la risposta globale all’inquinamento da plastica;
Proteggere gli spazi ufficiali all’interno e intorno all’INCP dall’influenza dell’industria petrolchimica e dei combustibili fossili, revocando la sua sponsorizzazione e partecipazione agli spazi ufficiali, sulla scorta di un precedente stabilito dal governo del Regno Unito alla COP26;
Dare priorità all’assegnazione di posti al tavolo delle Nazioni Unite alle popolazioni indigene e alle comunità che vivono in prima linea l’inquinamento da plastica – come siti di produzione, fiumi e mari soffocati dalla plastica e discariche di rifiuti – e agli scienziati indipendenti che studiano gli impatti dell’inquinamento da plastica sul nostro pianeta e sulla nostra salute».
Le ONG e scienziati che hanno aderito all’appello promosso da Greenpeace International ricordano che «sin dalle prime fasi del trattato, che punta a ottenere entro il 2024 un accordo globale legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica, l’industria dei combustibili fossili ha esercitato pressioni per indebolirlo, sia in modo diretto che tramite gruppi industriali e lobby come l’Association to End Plastic Waste o l’American Chemistry Council (ACC).
Proprio quest’ultima, come emerso da documenti diffusi dalla stampa internazionale, avrebbe cercato di indebolire le iniziative discusse nell’ambito del Trattato per ridurre la produzione di plastica, oggi fuori controllo.
Un’azione in diretto conflitto con le raccomandazioni di scienziati e gruppi della società civile di tutto il mondo, secondo cui è essenziale che il Trattato stabilisca una tabella di marcia per limitare la produzione di plastica e l’impiego di sostanze chimiche tossiche nelle fasi produttive».
Greenpeace sottolinea che «nonostante le crescenti preoccupazioni per l’impatto dell’inquinamento da plastica sulla salute delle persone e sull’ambiente, la produzione di plastica continua infatti a crescere di anno in anno.
Le aziende dei combustibili fossili come ExxonMobil, Dow e Shell stanno dirottando grandi investimenti proprio per aumentare la loro capacità produttiva negli impianti petrolchimici. Secondo le stime del settore, la produzione di plastica potrebbe raddoppiare entro i prossimi 10-15 anni e triplicare entro il 2050».
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, conclude: «Il Trattato globale sulla plastica offre ai leader mondiali l’opportunità di intervenire, seguendo le raccomandazioni della comunità scientifica, su un problema che non ha confini geografici e che cresce di ora in ora.
E’ prioritario mettere un freno alla produzione di plastica e ridurre fin da subito la dipendenza da petrolio e gas fossile da cui la plastica viene prodotta.
La nostra lettera alle Nazioni Unite vuole impedire che vada in scena un film già visto durante i negoziati sui cambiamenti climatici e porre un argine alle interferenze di chi con la plastica continua a fare enormi profitti».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 23 maggio 2023 sul sito online “greenreport.it”)