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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Ucraina: stati di preoccupazione nucleare

27/05/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Partecipando alla tavola rotonda “States of Concern”, moderata da Moises Naim,  Carnegie Endowment for International Peace Distinguished Fellow, tenutasi al World economic forum (wef) di Davos, il direttore generale dell’International atomic energy agency (Iaea), Rafael Mariano Grossi, ha parlato dei rischi nucleari della guerra n Ucraina e del rinnovato interesse per il multilateralismo a livello globale: «Abbiamo osservatori, astensionisti, analisti e abbiamo risolutori di problemi. 

Ci vogliono  persone che guardano ai problemi in modo pratico».

E secondo lui l’Iaea è tra i risolutori dei problemi.

Per Grossi, «l’uso di armi nucleari è impensabile» e ha spiegato che «l’obiettivo dell’Iaea è quello di evitare incidenti nucleari derivanti da un attacco a una centrale nucleare o dal rilascio di materiale radioattivo. 

L’Iaea sta cercando di visitare la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, occupata dalle forze russe, per verificare che i 30.000 kg di plutonio e i 40.000 kg di uranio arricchito ivi immagazzinati non siano stati deviati per altri usi».

Dichiarazioni che fanno a pugni su quelle fatte dallo stesso Grossi in altri interventi al Wef di Davos nei quali ha esaltato la sicurezza del nucleare e ne ha proposto un nuovo rinascimento per contrastare il cambiamento climatico e per sostituire con energia “pulita” i costosi e sporchi combustibili fossili.

In realtà Grossi ha confermato che l’Iaea è preoccupata che alcuni dei materiali fissili presenti in Ucraina, che potrebbero essere potenzialmente utilizzati per produrre un’arma nucleare possano finire in mano, di qualche malintenzionato e per i problemi di monitoraggio della più grande centrale nucleare europea – Zaporizhzhia – ormai saldamente in mano delle truppe russe: «6 reattori nucleari, 30.000 chilogrammi di plutonio, 40.000 chilogrammi di uranio arricchito. 

E i miei ispettori non vi hanno accesso.

E’ una situazione senza precedenti e insostenibile. 

La preoccupazione più grande è che quando gli ispettori saranno finalmente in grado di fare l’inventario degli stock, finiremo per scoprire che mancano alcune centinaia di chilogrammi di materiale per realizzare armi nucleari. 

Questo è quel che ci tiene attualmente svegli la notte».

Un discorso abbastanza strano, visto che Grossi sa bene che i russi hanno abbondante materiale in patria per costruire armi nucleari.

Infatti, come ricorda RT commentando il discorso del direttore generale dell’Iaea, «le centrali nucleari commerciali generano plutonio dagli isotopi dell’uranio come parte del loro normale funzionamento. 

Sia le barre di combustibile nel nocciolo del reattore che le barre di combustibile esaurito contengono parte del materiale fissile. 

Secondo varie stime, una tonnellata di combustibile esaurito può contenere fino a 10 kg di plutonio». 

Teoricamente, il plutonio può essere estratto in un impianto di ritrattamento e utilizzato per produrre un ordigno nucleare da chiunque sia in possesso della tecnologia necessaria.

Ma Grossi, impegnato ad esaltare la “bontà” dell’energia nucleare ha preferito sorvolare sul rapporto incestuoso tra nucleare civile e nucleare militare che emerge con forza e rischi crescenti anche nella guerra di invasione russa dell’Ucraina.

Le parole di Grossi hanno messo in imbarazzo anche Energoatom, l’operatore nucleare ucraino, che si è affrettata a spiegare che «il capo dell’Iaea non ha rivelato alcune scorte precedentemente non dichiarate di materiali pronti per essere trasformati in armi in possesso di Kiev» e ha accusato Laurence Norman – corrispondente per l’Europa del Wall Street Journal e che si occupa anche di nucleare iraniano – di aver rilasciato false dichiarazioni sulla questione, senza chiarire quali fossero. 

Il giornalista ha twittato: «Cifre sorprendenti da Rafael Grossi  sulle scorte di combustibile nucleare a Zaporizhzhia in Ucraina dove, ha detto, l’Iaea sta cercando di accedere.

Grossi ha detto che il sito contiene 30.000 chilogrammi di plutonio e 40.000 chilogrammi di uranio arricchito.

L’agenzia vuole essere sicura che nessuno stock sia scomparso».

Più o meno quanto aveva detto lo stesso Grossi.

Ma perché gli ucraini si sono arrabbiati?

Forse perché  tra i motivi che Mosca ha elencato per giustificare il suo attacco contro l’Ucraina c’erano le dichiarazioni rilasciate a metà febbraio dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il Consiglio di sicurezza di Monaco, quando si era lamentato del consenso dell’Ucraina a rinunciare alle armi nucleari che l’Unione Sovietica aveva installato in territorio ucraino.

Erta stato proprio Zelensky  a ipotizzare che l’Ucraina potrebbe cercare di diventare una potenza nucleare. 

E Vladimir Puntin aveva preso la palla al balzo evidenziando che «la Russia può permettersi il lusso di liquidare il suo discorso [di Zelensky] come mera retorica, considerando l’ostilità e l’esperienza nucleare di Kiev».

A Davos Grossi ha detto che la guerra in corso in Ucraina ha fatto emergere «una rinnovata convinzione che lavorare attraverso le istituzioni internazionali, a livello multilaterale, insieme sarà sempre una soluzione: l’unilateralismo non risolve nulla, aggrava tutto».

Soprattutto quando di mezzo ci sono il nucleare e i suoi pericolosi “derivati” di guerra, aggiungiamo noi.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 26 maggio 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

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