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Rodolfo Bosi
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Home Approfondimenti

Usa e Israele: non permetteremo mai all’Iran di avere un’arma nucleare

16/07/2022
in Approfondimenti, Archivi, Governo del territorio, Natura, News, Piani territoriali
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro uscente di Israele, Yair Lapid, hanno firmato la Jerusalem U.S.-Israel Strategic Partnership Joint Declaration che riafferma i «legami indissolubili» tra i due Paesi in termini di sicurezza e impegna Washington a mantenere Il «vantaggio militare qualitativo» di Israele, rafforzando le sue capacità di deterrenza e difesa contro i suoi nemici.

La dichiarazione congiunta nomina esplicitamente l’Iran, indicandolo come potenziale aggressore e fa riferimento al programma nucleare della Repubblica Islamica e al fatto che «gli Stati Uniti sottolineano che parte integrante di questo impegno è l’impegno a non consentire mai all’Iran di acquisire un’arma nucleare e che sono disposti a utilizzare tutti gli elementi del proprio potere nazionale per garantire tale risultato. 

Gli Stati Uniti affermano inoltre l’impegno a collaborare con altri partner per far fronte all’aggressione e alle attività destabilizzanti dell’Iran, sia avanzate direttamente che tramite delegati e organizzazioni terroristiche come Hezbollah, Hamas e la Jihad islamica palestinese».

Successivamente Lapid ha detto alla stampa che con Biden «abbiamo discusso della minaccia iraniana,  e quello che pensiamo sia la cosa giusta da fare per assicurarci, cosa che condividiamo, che non ci sarà un Iran nucleare. 

Questa non è solo una minaccia per Israele, ma per il mondo [intero]. 

E abbiamo discusso di altre questioni che terremo per noi».

Durissima la risposta di Teheran a quella che ritiene «la minaccia di Joe Biden».

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha avvertito che «qualsiasi errore da parte di Washington e dei suoi alleati, riceverà una dura risposta dell’Iran.

Ci sarà una dura e deplorevole risposta a qualsiasi azione contro la Repubblica islamica».

L’agenzia ufficiale Pars Today, sottolinea che «Joe Biden durante il suo intervento a Gerusalemme occupata, davanti alle autorità del regime sionista, è tornato a parlare delle solite ed infondate preoccupazioni riguardo il programma nucleare iraniano, a suo avviso, “in rapida evoluzione”.

I capi sionisti dal canto loro hanno ribadito il loro impegno a impedire all’Iran di “ottenere un’arma nucleare”».  

Per gli iraniani, «uno degli obiettivi di Biden nel suo viaggio nella regione è rafforzare l’alleanza di sicurezza di Israele con alcuni regimi arabi del Golfo Perisco, fondata sulla solita strategia dell’Iranofobia.»

Ma Raisi ha avvertito Washington che «l’entità sionista non potrà mai avere relazioni normali nella regione».

Comunque Biden e Lapid ci provano e hanno trovato anche alleati: hanno partecipato al primo incontro virtuale dei leader del gruppo I2U2 insieme al primo ministro indiano Narendra Modi e al presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Bin Zayed, durante il quale sono stati annunciati un paio di enormi progetti di collaborazione nei settori della sicurezza alimentare e dell’energia pulita, compresi  2 miliardi di dollari per i parchi agricoli in India che Abu Dhabi aiuterà a finanziare e per i quali utilizzerà tecnologie israeliane.

La dichiarazione congiunta afferma che i 4 Paesi punteranno a «sfruttare la vivacità e lo spirito imprenditoriale delle nostre società per affrontare alcune delle più grandi sfide che il nostro mondo deve affrontare, con particolare attenzione agli investimenti congiunti e alle nuove iniziative per acqua, energia, trasporti, spazio, salute e sicurezza alimentare».

I paesi I2U2 coinvolgeranno anche il settore privato ​​per «promuovere percorsi di sviluppo low-carbon, migliorare la salute pubblica e l’accesso ai vaccini, creare insieme nuove soluzioni per il trattamento dei rifiuti e promuovere lo sviluppo di tecnologie verdi».

Ma, soprattutto,  paesi I2U2   hanno sottolineato il loro sostegno all’integrazione di Israele nella regione, tracciando un collegamento tra gli accordi di normalizzazione degli Accordi di Abraham e la formazione di forum come l’I2U2. 

Hanno anche accolto con favore altri nuovi raggruppamenti regionali come il Forum Negev, che comprende Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Marocco, Egitto e Stati Uniti.

Ma la dichiarazione congiunta non fa menzione dei palestinesi. 

Gli Usa in passato hanno fatto pressioni per l’inclusione in documenti simili di un impegno a far avanzare la soluzione dei due Stati, ma i leader di Israele, India ed Emirati arabi uniti sono sembrati non interessati a promuovere pubblicamente la questione.

Biden è stato duramente contestato dai militanti palestinesi, ma la dichiarazione congiunta Usa-Israele riafferma il desiderio comune di continuare a discutere le sfide e le opportunità per realizzare progressi nelle relazioni con la Palestina, in modo che sia gli israeliani che i palestinesi possano «godere di uguali misure di sicurezza, libertà e prosperità» e, allo stesso tempo, sottolinea l’importanza di approfondire i legami di Israele con i suoi partner regionali e di realizzare la sua integrazione nell’area, al fine di «allargare il cerchio della pace per includere sempre più Stati arabi e musulmani».

Biden ha comunque assicurato che gli Usa contribuiranno a «un’ulteriore assistenza alla difesa antimissilistica» israeliana che andrà oltre a quanto concordato tra i due Paesi nel memorandum d’intesa da 38 miliardi di dollari sull’assistenza alla sicurezza del 2016.

Inoltre, sia Biden che Lapid hanno espresso il loro entusiasmo per andare avanti nel loro cooperazione nelle tecnologie di difesa all’avanguardia , compresi i sistemi d’arma laser ad alta energia «per difendere i cieli di Israele e, in futuro, quelli di altri partner per la sicurezza».

Infine, la dichiarazione di Gerusalemme mette in evidenza che «gli Stati Uniti e Israele godono di un’ampia cooperazione e dialogo bilaterale tra i loro due Paesi in molte sfere critiche: dalla rivoluzionaria collaborazione nel campo della scienza e della tecnologia, alla condivisione di informazioni uniche ed esercitazioni militari congiunte, agli sforzi condivisi nell’affrontare sfide globali urgenti come il cambiamento climatico, sicurezza alimentare e assistenza sanitaria.

Per completare l’ampia cooperazione scientifica e tecnologica esistente tra i loro due Paesi e per portare la loro cooperazione a un nuovo livello, i leader hanno lanciato un nuovo dialogo strategico ad alto livello Usa-Israele sulla tecnologia per formare una partnership tecnologica Usa-Israele nelle condizioni critiche e tecnologie emergenti, nonché in aree di interesse globale: preparazione alla pandemia, cambiamento climatico, intelligenza artificiale e tecnologia affidabile».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 15 luglio 2022 sul sito online “grenreport.it”)

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