Secondo il Wwf, «il cosiddetto decreto Sblocca Cantieri mette al rischio l’ambiente, producendo un allentamento delle regole di trasparenza e vigilanza che devono improntare l’azione della pubblica amministrazione e degli operatori economici nel delicato settore dei lavori pubblici del nostro Paese; una sottovalutazione del rigore necessario nell’espletare le procedure autorizzative che garantiscano la piena informazione e partecipazione dei cittadini e la tutela di quei beni culturali, paesaggistici e ambientali, che costituiscono un patrimonio comune irrinunciabile; un ridimensionamento sistematico e ingiustificato del ruolo e delle funzioni di proposta ed elaborazione svolte dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac)».
Secondo la deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni, che ha partecipato alla manifestazione unitaria dei sindacati contro lo Sblocca Cantieri, quello proposto dal Governo «è un decreto che trasforma la sicurezza dei lavoratori in un costo, che aumenta le gare al massimo ribasso, che liberalizza il sub-appalto nei consorzi e lo porta al 50% in tutti gli altri casi, che aumenta le stazioni appaltanti senza qualificazione, che depotenzia le procedure anti-mafia, che consegna poteri illimitati a fantomatici commissari, che ritorna ai tempi della “spesa allegra”, delle varianti facili e delle tante opere incompiute.
Insomma lo #SbloccaCantieri crea una vera e propria giungla nei cantieri a discapito di sicurezza, qualità ambientale e partecipazione delle comunità locali.
Altro che Sblocca Cantieri, questo decreto è un “tana libera tutti” ai danni dei lavoratori e delle imprese serie! Grazie Governo del Cambiainpeggio!»
Il Wwf evidenzia che «il decreto ripristina il vecchio ordine nel mercato dei lavori pubblici che si credeva scalzato dalla riforma del 2016 e che ha portato tanti danni al Paese oltre all’apertura di numerose inchieste giudiziarie» e inoltre critica i contenuti del provvedimento.
«A cominciare dalla reintroduzione di commissari governativi che, per le cosiddette opere prioritarie (a maggiore impatto ambientale, sociale ed economico) possono agire applicando la regola del “silenzio assenso” anche nel caso delle amministrazioni preposte alla tutela del paesaggio e dei beni culturali e dimezzare i tempi delle valutazioni ambientali.
La riforma del Codice Appalti del 2016, insieme agli sgravi per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica degli edifici, sono strumenti che vanno nella giusta direzione di lavori pubblici assegnati in maniera trasparente e senza sprechi e di uno sviluppo sostenibile del settore edile.
Non è in discussione il sostegno alle piccole e medie opere utili a favorire l’occupazione e il benessere delle popolazioni e per la manutenzione del territorio ma l’apertura di cantieri senza garanzie sia per i lavoratori che per i cittadini oltre alla realizzazione di inutili cattedrali nel deserto dall’elevato impatto sociale, economico, finanziario e ambientale».
Entrando nel merito dei contenuti del decreto legge Sblocca Cantieri il Wwf censura anche il ritorno fino al 2021 dell’appalto integrato: «cioè della progettazione ed esecuzione dei lavori da parte dello stesso soggetto, eliminando così la progettazione indipendente da chi deve realizzare l’intervento; le proroghe sulla quota di lavori da mettere a gara per le concessioni; l’aumento del subappalto; gli allentamenti dei controlli e della soglia dei lavori a trattativa privata; la destrutturazione delle procedure autorizzative in materia di c.d. “infrastrutture strategiche”.
Tutte norme queste, che, se approvate dal Parlamento, non sbloccheranno alcun cantiere ma favoriranno orientamenti e pratiche che spesso hanno contribuito solo ad alimentare le cronache giudiziarie.»
Per Mariarita Signorini, presidente nazionale Italia Nostra, e Luigi De Falco, consigliere nazionale Italia Nostra, con lo Sblocca Cantieri «tornano nuovamente le disposizioni grimaldello ritenute necessarie dal governo nazionale di turno per sovvertire le buone norme per una corretta gestione del territorio, in tutti i modi, superando i “lacci e lacciuoli” contenuti nell’attuale normativa che, secondo alcuni, si frapporrebbero allo sblocco dei cantieri».
De Falco ribadisce la posizione dell’associazione: «Confidiamo in un ripensamento e un’assunzione di responsabilità da parte dei membri del Parlamento che vogliano comprendere la necessità di un superamento della logica delle deroghe e dei commissariamenti per intraprendere una buona volta la strada della normalità, dando impulso – attraverso una idonea implementazione di mezzi e risorse – a una pubblica amministrazione efficiente».
Per la Signorini si tratta di «altre norme in deroga già sperimentate e appartenenti a un passato appena recente, non hanno rappresentato affatto un volano per incrementare i lavori ma incentivare, piuttosto, la scarsa qualità delle opere pubbliche, e l’aumento ingiustificato dei costi delle opere oggi considerate “strategiche” ancor prima di valutarne adeguatamente la reale utilità, e spesso generando gravi episodi corruttivi».
Italia Nostra denuncia che «le disposizioni contenute nel testo in discussione potrebbero produrre, se approvate, gravi e incontrollate ripercussioni sulla corretta gestione del territorio, determinando anche insopportabili squilibri sugli assetti delle singole regioni d’Italia.
Infatti attraverso disposizioni differenziate sul territorio nazionale sarà consentito disattendere al diritto della popolazione a godere delle dotazioni minime di attrezzature pubbliche e servizi per la residenza e le attività produttive in maniera omogenea sul territorio nazionale.
Inoltre si vuole superare il controllo delle trasformazioni del territorio affidato alla pianificazione urbanistica in nome di una presunta rigenerazione urbana. Le misure adottate, che non agiscono sulle fasi a monte della gara, rischiano di sacrificare principi di correttezza e trasparenza imponendo il modello del “supercommissario” che a tutto può derogare».
Gli ambientalisti concludono: «Tali disposizioni oggi in discussione si pongono palesemente al limite della coerenza con il dettato costituzionale e prive di alcun controllo degli effetti sul corretto assetto del territorio.
Italia Nostra chiede pertanto alle camere riunite un tempestivo e radicale ripensamento del provvedimento in discussione e il suo ritiro immediato dall’agenda parlamentare».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 30 maggio 2019 sul sito online “greenreport.it”)