Sistema delle Zone di Protezione Speciale (ZPS): Direttiva “Uccelli”
Ritenendo che la Repubblica Italiana fosse venuta meno a taluni obblighi derivanti in particolare dall’art. 4 della Direttiva “Uccelli”, la Commissione delle Comunità Europee con lettera del 18 marzo 1994 ha invitato l’Italia a presentare osservazioni al riguardo.
Nel 1994 l’Italia aveva designato solo 74 “Zone di Protezione Speciale” (ZPS), pari ad una superficie di circa 310.400 ettari: 22 di queste 74 zone riguardavano territori che secondo la Commissione non costituivano aree importanti per l’avifauna.
Alla maggior parte delle 74 ZPS è stata per di più addebitata la mancata trasmissione di dati quantitativi appropriati che consentissero di effettuare tutte le verifiche necessarie e di procedere al coordinamento della rete di tali ZPS in Italia.
Con varie lettere inviate alla Commissione tra il 21 novembre 1994 ed il 15 maggio 1997, le autorità italiane hanno comunicato la designazione di un totale di nuove 34 ZPS, di cui hanno trasmesso i relativi dati tecnici.
Considerando che le misure adottate dalla Repubblica Italiana fossero ancora insufficienti, con lettera del 18 agosto 1998 la Commissione ha emesso un parere motivato con cui ha invitato l’Italia ad adottare i provvedimenti necessari per conformarsi a quanto richiesto nel parere stesso entro 2 mesi dalla sua notifica.
Tra il 19 novembre 1998 ed il 9 agosto 1999 il Governo Italiano ha indirizzato alla Commissione varie comunicazioni, con cui l’ha informata di nuove designazioni di ZPS e le ha trasmesso la documentazione tecnica riferita ad esse: ma nella lettera inviata il 19 novembre 1998 è stato lo stesso Governo Italiano a riconoscere il carattere parziale delle informazioni e della cartografia precedentemente comunicate riguardo alle 108 zone già classificate come ZPS.
Considerando che le suddette comunicazioni non permettessero di concludere che la Repubblica Italiana si fosse conformata agli obblighi ad essa incombenti ai sensi dell’art. 4 della Direttiva “Uccelli”, la Commissione ha deciso di proporre ricorso.
A distanza di 4 anni l’Italia è così stata condannata per non aver classificato in misura sufficiente come “Zone di Protezione Speciale” (ZPS) per gli uccelli i territori più idonei, per numero e per superficie, come è invece richiesto dalla Direttiva 79/409/CEE: lo ha deciso la 6° Sezione della Corte di Giustizia Europea con una sentenza depositata il 20 marzo 2003.
A conclusione del ricorso, depositato il 2 ottobre 2001, la Commissione ha ritenuto che il nostro Paese non abbia classificato le zone di protezione come dovuto, tenendo anche presente che in base a studi internazionali esisterebbero in Italia ben 164 aree importanti ancora da segnalare come ZPS, così come risulta nel documento intitolato “Inventario delle aree importanti per l’avifauna nella Comunità Europea” (Inventory of Important Bird Areas in the European Community) (in sigla IBA), pubblicato nel 1989.
In base al suddetto Inventario in Italia esisterebbero 164 aree importanti per l’avifauna, ricoprenti una superficie di 3.069.070 ettari, mentre le autorità italiane avrebbero classificato sino ad ora 336 siti come ZPS, cioè solo una superficie totale di 1.370.700 ettari: secondo la Commissione 194 di queste ZPS non coincidono, nemmeno in parte, con nessuna delle 164 aree importanti per l’avifauna elencate nell’Inventario IBA del 1989.
Di conseguenza, un gran numero di siti enunciati nell’Inventario IBA ed una superficie rilevante di questi dovrebbero essere classificati come ZPS dalle autorità italiane affinché le disposizioni della Direttiva “Uccelli” siano rispettate.
Il Governo Italiano ha rilevato di avere designato, successivamente all’invio della lettera di diffida, ben altre 269 ZPS, circostanza che costituirebbe un aumento della superficie di queste di 1.518.000 ettari: ma tale designazione è ancora in corso.
Il Governo Italiano ha inoltre fatto presente che, per aggiornare l’Inventario IBA del 1989, il Ministero dell’Ambiente a dicembre del 2000 ha affidato alla Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU) il compito di rivedere l’elenco delle IBA situate nel territorio italiano: lo studio commissionato porta il titolo di “Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base delle IBA”.
Entrambe le giustificazioni non sono state accolte dalla Corte di Giustizia Europea.
Ad oggi sono state comunque individuate in tutta Italia 172 IBA che ricoprono una superficie terrestre complessiva di 4.987.118 ettari e sono state designate 434 Zone di Protezione Speciale, di cui 284 coincidenti con i proposti Siti di Importanza Comunitaria (SIC).
sistema delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) della Regione Lazio
La Regione Lazio ha partecipato, come tutte le altre Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, alla realizzazione del progetto Bioitaly, individuando sul territorio regionale un complesso di 199 siti, fra SIC e ZPS, con caratteristiche di habitat e specie di importanza comunitaria.
Con deliberazione della Giunta Regionale n. 2146 del 19 marzo 1996 (pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione del 29 giugno 1996 n. 18, parte prima) la Regione Lazio ha approvato la lista dei siti con valori di importanza comunitaria del Lazio ai fini dell’inserimento nella rete ecologica europea “Natura 2000”.
Con Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 95 del 22 aprile 2000) il Ministero dell’Ambiente ha provveduto alla pubblicazione di un “Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE” dal quale per il Lazio risultano complessivamente 42 ZPS (elencate all’allegato A al decreto).