Dall’annuncio della morte di Silvio Berlusconi, avvenuta alle ore 9,30 di ieri, telegiornali e quotidiani stanno dedicando ampio spazio alla sua vita.
Ma nessuno o quasi ha fin qui ricordato la dimora che scelse l’On. Silvio Berlusconi a partire dall’estate del 2010, quando è stato Presidente del Consiglio dei Ministri dall’8 maggio 2008 all’11 giugno del 2011.
Si tratta del castello della Crescenza che dopo la “ristrutturazione” operata dagli allora proprietari Fabrizio Ferrari e la Principessa Sofia Borghese è diventato luogo di eventi, matrimoni e manifestazioni in genere, nonché set di film e fiction, fra le quali annoveriamo il film di Vanzina “Vip” e le fiction “Le tre rose di Eva” e “Non è stato mio figlio”.
A dare all’edificio la fama di un castello da mille e una notte hanno contribuito tutta una serie di avvenimenti che vi si sono tenuti, da una mostra di antichi orologi tenuta a novembre del 2003 ad una cena di gala con Henry Kissinger a marzo del 2002.
Fra i matrimoni celebri che vi sono stati celebrati ricordiamo quello del giugno del 2005 fra Francesco Totti ed Ilary Blasi e quello del 14 giugno del 2008 tra Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci.
Il castello è balzato al risalto della cronaca in occasione delle elezioni politiche del 1996 per la cena elettorale che è si svolta nel 2° cortile ricoperto abusivamente con una struttura metallica a vetri, in cui Bruno Vespa ha fatto da cerimoniere con i vari invitati tra cui Cesare Previti, candidato alla camera dei Deputati nel collegio di Roma-Tomba di Nerone, che ha rilasciato poi un’intervista al quotidiano “Il Messaggero” pronunciando una frase che è rimasta famosa: “Non faremo prigionieri” in caso di vittoria alle elezioni perse però quell’anno dal Polo perché vinte da Prodi.
L’articolo del quotidiano che ha riportato la dichiarazione di Previsti, riferiva che la cena si era tenuta nel chiostro interno del castello, dove dalla copertura in stile “liberty” in acciaio e vetro cadevano gocce di pioggia.
Quando è stato di nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri, nell’estate del 2010 l’On. Silvio Berlusconi e nell’estate del 2010 ha deciso per la prima volta di concedersi delle «vacanze romane» e ha affittato per gli anni successivi il castello della Crescenza.
La notizia della nuova dimora estiva scelta da Berlusconi era finita sui giornali già nel 2010.
Da quanto è emerso dalle telefonate intercettate tra Flavio Briatore e l’onorevole Daniela Santanché, pubblicate l’11 giugno 2011 da “La Repubblica” e prima ancora da “Il Fatto quotidiano”, sembra che i festini tenuti fin lì nella villa di Arcore siano poi proseguiti anche nel castello della Crescenza.
Una fonte anonima raccolta dal quotidiano “Il Fatto” in un articolo del 7 dicembre 2013 ha parlato di due tipi di cene che si tenevano a quell’epoca: quelle che proseguivano fino alle tre di notte, con canti e balli e quelle più serie.
Di queste ultime, le foto – per dimostrare che lì non si faceva il bunga-bunga – vennero pubblicate il 2 marzo 2011 su Chi.
Sul settimanale è stata pubblicata anche un’intervista a Mariarosaria Rossi, ex consigliere municipale di Roma e all’epoca deputata di Forza Italia, tra i collaboratori più stretti dell’ex premier, che ha respinto tutte le accuse infamanti su dio lei, dichiarando di essere stata solo 2 volte al castello della Crescenza.
Sui presunti festini a base di bunga bunga hanno indagato all’epoca anche le Procure della Repubblica di Milano e di Roma.
Fra le sicure invitate alle cene, oltre alla on. Mariarosaria Rossi ed a diverse delle “olgettine” fatte venire a Roma da Milano, è stato fatto anche il nome dell’On. Michela Vittoria Brambilla (di cui esistono anche delle foto), nonché anche (ma con il beneficio dell’inventario) di Mara Carfagna e Nicole Minetti.
Un articolo di Denise Pardo del 27 ottobre 2010 ha descritto bene il quadro che si presentava all’epoca. “Forse una sintomatologia da accerchiamento.
Forse la ricerca di una privacy perduta.
Intanto la ristrutturazione del castello della Crescenza è terminata.
Molti lavori di restauro per tirare a lucido l’atmosfera un po’ délabré (i vetri, i dipinti colorati dei muri, l’intonaco da rinfrescare, alcune tappezzerie troppo semplici per lui).
E soprattutto la necessità di rinforzare la sicurezza (cani da guardia, reti indistruttibili, sensori ovunque) delle varie entrate del castello, decisamente molto a rischio di fotografi e giornalisti ficcanaso, tanto che il premier per non dare nell’occhio arriva senza elicotteri (ma l’eliporto c’è), quasi in incognito, con il minimo indispensabile di scorte e di corte.
L’affitto è principesco, ma si tratta di tutto il castello, da merlo a merlo, e delle altre tre o quattro ville (qualcuno ricorda che erano abusive, ma figuriamoci, e ora come minimo, sono state condonate) ben protette per ospitalità discrete anche improvvise, sparse per il parco fitto (troppo fitto, secondo Gianni Letta che lo sconsigliava caldamente per la facilità di nascondigli per intrusi).
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A Tor Crescenza, invece, c’è il via vai di cene con le deputate junior, sotto la supervisione dalla fattiva Mariarosaria Rossi, detta “la centralinista”, proprietaria di un call center e per questo oggetto di un grande onore: rispondere ogni tanto lei ai cellulari del premier.
Alfredo, il maggiordomo personale del Cavaliere è di casa (arriva in cucina con la spazzatura e scherza: Dove lo butto? Dentro ci sta D’Alema).
Berlusconi anela di acquistare Tor Crescenza e di diventare così, da buon parvenu, finalmente un castellano, dopo aver sgobbato una vita un uomo si merita un ponte levatoio e qualche alabarda.
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La bulimia immobiliare del Cavaliere sembra direttamente proporzionale all’anoressia delle alleanze del governo e al disgregamento del suo progetto politico.
Perde alleati, incamera proprietà.
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Ogni residenza ha un posto preciso nella simbologia spettacolare dell’uomo.
Villa Certosa è Silvioland.
Palazzo Grazioli, l’emblema del potere.
Il castello, il sogno napoleonico di un parvenu verso l’ancien régime”.