A pubblicazione avvenuta, il 9 ottobre 2024, il libro verrà tempestivamente iscritto nella banca dati bibliografica “Informazioni Editoriali”.
Dopo circa due settimane sarà disponibile nella librerie online (es. Amazon, Feltrinelli, ecc.).
Le finalità del libro sono spiegate nella seguente prefazione.
«Il 2° comma dell’art. 9 della Costituzione Italiana obbliga la Repubblica a tutelare il patrimonio storico ed artistico della Nazione.
Prima ancora della nascita della Repubblica, lo Stato italiano aveva già incluso il Castello della Crescenza nell’elenco dei monumenti che fanno parte del patrimonio storico ed artistico della Nazione: lo aveva fatto sotto il Regno d’Italia con un atto di notifica del 18 novembre 1928, emanato ai sensi della legge n. 364 del 1909 sulla tutela delle antichità e belle arti, poi modificata dalla legge n. 688 del 23 giugno 1912 che ha esteso l’applicabilità della legge 364/1909 «anche alle ville, ai parchi ed ai giardini che abbiano interesse storico o artistico.»
Benché inserito in un contesto paesistico notevolissimo, e nonostante il vincolo monumentale, questo complesso architettonico risulta tuttora pressoché ignorato sia nel campo della “Storia dell’Architettura” che in quello del “Restauro”, anche perché non è stato finora possibile conoscere il nome dell’architetto o degli architetti che ne sono stati nel tempo i progettisti: per tali motivi è stato scelto come oggetto di studio e di esame del corso di restauro architettonico sostenuto da Rodolfo Bosi con il Prof. Giovanni Carbonara nell’anno accademico 1994-1995.
Lo studio è stato dichiaratamente finalizzato a ridare all’intero complesso monumentale un suo preciso inserimento storico e ambientale ed una calibrata collocazione delle sue fasi costruttive: la finalità dichiarata è stata quella di restituirgli il giusto valore che gli spetta e che deve avere nel quadro del nostro vasto patrimonio storico ed artistico.
Lo studio di allora ha portato ad avere una maggiore conoscenza dei valori dell’intero complesso monumentale e ad appassionarsi conseguentemente ad esso fino al punto di volerne divulgare oggi i principali contenuti per far capire ad un maggior numero di persone la sua importanza in termini culturali.
Fra le ragioni che hanno fatto sentire l’esigenza della pubblicazione c’è anche quella di voler sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela tanto del castello della Crescenza quanto del parco antistante ad esso, che è dovuta ma che finora è venuta a mancare del tutto.
Dopo l’imposizione del vincolo monumentale l’intero complesso architettonico è stato alienato per ben tre volte senza che lo Stato Italiano abbia ritenuto di esercitare il diritto di prelazione sul bene vincolato.
Ai sensi dell’art. 11 della legge n. 1089/1939 (che ha assorbito la legge n. 364/1909) le opere vincolate dallo Stato «non possono essere demolite, rimosse, modificate o restaurate senza l’autorizzazione del Ministro» competente: le medesime opere «non possono essere adibite ad usi noncompatibili con il loro carattere storico od artistico, oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione o integrità».
In attuazione dell’art. 9 della Costituzione, il vigente “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, che è stato emanato con D.Lgs. n. 42/2004 e che ha assorbito anche la legge n. 1089/1939, prescrive (al 3° comma dell’art. 30) che «i privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale, sono tenuti a garantirne la conservazione »: ai sensi del 1° comma dell’art. 18 della legge n. 1089/1939 (ora assorbito dall’art. 21 del D.Lgs. n. 42/2004) «i proprietari, possessori e detentori, a qualsiasi titolo, delle cose mobili od immobili, contemplate dalla presente legge, hanno l’obbligo di sottoporre alla competente sovraintendenza i progetti delle opere di qualunque genere che intendano eseguire, al fine di ottenerne la preventiva approvazione».
Gli attuali privati proprietari del Castello della Crescenza non hanno affatto garantito la conservazione del complesso monumentale e senza le preventive ed obbligatorie autorizzazioni, in particolare delle Soprintendenze competenti per territorio, hanno eseguito tutta una serie di opere che hanno alterato gravemente la maggior parte dell’edificio ed il parco antistante.
Il 1° comma dell’art. 20 del vigente “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, relativo agli “Interventi vietati”, prescrive che «i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione»: gli attuali proprietari hanno distrutto irreversibilmente diverse parti del castello della Crescenza ed hanno deteriorato, danneggiato ed adibito ad usi non compatibili non solo la costruzione ma anche il parco antistante, camuffando addirittura da opera d’arte quella che è stata una grave alterazione dell’intero complesso monumentale.
L’ulteriore motivo di questa pubblicazione è diventato così quello di rendere giustizia al Castello della Crescenza riguardo alla sua importanza e di chiedere al tempo stesso giustizia per le trasformazioni non autorizzate che ha dovuto fin qui subire e che sono arrivate a falsare del tutto la storia dell’architettura ed a non far capire più i veri valori e quindi l’importanza dell’intero complesso monumentale.
La pubblicazione è stata suddivisa in 3 parti, con la prima riservata al rilievo del castello eseguito nell’estate del 1987, la seconda dedicata allo studio del complesso architettonico e la terza con l’elenco in ordine cronologico delle trasformazioni che sono state compiute in modo non autorizzato.
Come ultima finalità della pubblicazione c’è stata e c’è anche e soprattutto la speranza di contribuire con questo mezzo a ridestare l’attenzione per una tutela effettiva dell’intero complesso monumentale che spetta allo Stato in base all’art. 9 della Costituzione e che finora non c’è stata nella maniera dovuta per legge nei confronti di questa non certo secondaria parte del nostro patrimonio storico ed artistico.»