- Colore scheda: giallo
- Titolo: Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana
- Descrizione: Il quesito propone di abrogare alcune delle norme vigenti relative alla concessione della cittadinanza italiana ai cittadini di origini straniere, stabilite dalla legge nº 91 del 1992, per cui gli stranieri maggiorenni adottati da italiani possono richiedere la cittadinanza dopo cinque anni di residenza (art. 9, comma 1b), mentre tutti gli altri stranieri provenienti da Paesi extra-UE devono aver risieduto legalmente per almeno dieci anni nel Paese al fine di fare domanda (art. 9, comma 1f). In quest’ultimo caso, i minori di origini straniere che non hanno già acquisito la cittadinanza tramite i genitori, per ius sanguinis, devono attendere di compiere 18 anni e, al momento della domanda, dimostrare di aver sempre vissuto in Italia. Nel caso in cui il referendum venisse approvato, l’articolo 9 verrebbe modificato, cancellando parte del comma 1b (le specifiche sull’adozione da cittadini italiani) e tutto il comma 1f, riducendo così da dieci a cinque anni per tutti i cittadini stranieri maggiorenni il periodo di residenza legale in Italia necessario a chiedere la cittadinanza italiana. In questo modo, verrebbero ripristinati i requisiti stabiliti per la prima volta dal codice civile del 1865, e il diritto di cittadinanza verrebbe esteso anche ai figli minorenni dei richiedenti; comunque, verrebbero mantenuti tutti gli altri criteri necessari a presentare la domanda, e cioè la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un adeguato reddito, il pagamento regolare delle tasse nel Paese e la fedina penale pulita.
- Testo del quesito
Volete voi abrogare l’articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante “Nuove norme sulla cittadinanza”?
Il quesito referendario che richiedeva il dimezzamento degli anni di legale soggiorno (da dieci anni a cinque) per fare richiesta di cittadinanza italiana è stato ideato dal segretario di +Europa, Riccardo Magi, che lo ha depositato in Cassazione il 4 settembre 2024, a meno di un mese dal termine ultimo per la raccolta delle firme.
Tra i promotori del referendum vi sono i partiti politici +Europa, Partito della Rifondazione Comunista, Partito Socialista Italiano, Possibile e Radicali Italiani, numerose associazioni di persone con background migratorio come Italiani senza cittadinanza, CoNNGI (Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane) e Idem Network e altre organizzazioni tra cui Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto e Società della Ragione, oltre a varie personalità come Mauro Palma (ex Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale), Luigi Manconi e Ivan Novelli (presidente di Greenpeace Italia).
Il tema della legge sulla cittadinanza, già varie volte al centro di falliti tentativi di modifica in Parlamento, era tornato all’attenzione dell’opinione pubblica dopo le Olimpiadi di Parigi che avevano visto i successi di molti atleti italiani di origine straniera (come Paola Egonu e Myriam Sylla, protagoniste dell’oro olimpico della nazionale di pallavolo femminile) che in passato avevano faticato a essere ufficialmente riconosciuti come italiani.
Data la scadenza ravvicinata del 30 settembre, il comitato promotore ha puntato quasi esclusivamente sulla raccolta firme digitale sfruttando la nuova piattaforma gratuita messa a disposizione a tale scopo dal Governo a partire dal 26 luglio e già utilizzata con successo per la raccolta firme del referendum contro l’autonomia differenziata.
Nonostante il poco tempo a disposizione, grazie anche alla spinta di personalità come lo storico Alessandro Barbero, lo scrittore Roberto Saviano, il fumettista Zerocalcare, il regista Matteo Garrone, i cantanti Ghali, Dargen D’Amico e Malika Ayane, l’attrice Kasia Smutniak e il ct della nazionale di pallavolo femminile Julio Velasco, il referendum ha raggiunto l’obiettivo delle 500.000 firme il 25 settembre.
Le firme, che hanno raggiunto infine il numero di 637.487, sono state depositate dai promotori in Cassazione il 30 settembre.
Il quesito è stato dichiarato conforme a legge dall’Ufficio centrale per il referendum il 12 dicembre 2024 e dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale il 20 gennaio 2025, con sentenza depositata il 7 febbraio.
POSIZIONI RISPETTO AL QUESITO N. 4
Per quanto riguarda la cittadinanza, le ragioni del sì riguardano la più agevole concessione di un diritto a persone giunte in Italia per rifarsi una vita.
Chi sostiene le ragioni del no, obietta che oggi, secondo Eurostat, l’Italia dà ogni anno la propria cittadinanza a quasi 214.000 cittadini stranieri, il numero più alto tra tutti e 27 gli Stati membri.
Nei 10 anni tra il 2013 e il 2022, gli stranieri che hanno ricevuto la cittadinanza italiana sono stati circa 1,46 milioni, il numero più alto tra tutti i Paesi Ue.
Le polemiche – Riccardo Magi di +Europa, che ha proposto il referendum sulla cittadinanza, accusa la tv di Stato, controllata dalla maggioranza, di non avere pubblicizzato adeguatamente i quesiti.
Magi si è recato davanti alla sede Rai travestito da “fantasma“.
Vedi https://www.youtube.com/watch?v=iSOcPO8k8qA
La destra ha criticato dal canto suo lo spot a favore del Sì al referendum sulla cittadinanza denunciando una strumentalizzazione della memoria dell’ex presidente del Consiglio.
Locandina sul quesito relativo alla cittadinanza
Così, dopo trent’anni, la frase “L’Italia è il Paese che amo” è tornata al centro del dibattito politico.
Sindacato CGIL – Questo il loro comunicato a favore del quesito n. 5: “Più integrazione con la cittadinanza italiana –
Riduciamo da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter fare domanda di cittadinanza italiana, che una volta ottenuta sarebbe trasmessa ai figli e alle figlie minorenni.
Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano.
Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese..”
Sindacato UIL – Da tempo, la Uil ritiene che questo strumento debba essere riformato per recuperarne l’efficacia. C’è il rischio concreto che, in molte circostanze, così come è strutturato, esso non consenta di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Per queste ragioni, la Uil non ha partecipato alla raccolta delle firme né farà parte dei Comitati per i cinque quesiti referendari.
Tuttavia, la Uil inviterà tutti ad andare a votare, per garantire una massiccia partecipazione democratica.
Nel merito del quesito sulla cittadinanza la UIL si pronuncia per una libertà di voto.
Sindacato CISL – Per esprimere la propria opinione sui quattro referendum lanciati dalla Cgil e approvati dalla Consulta, la confederazione guidata da Daniela Fumarola ha predisposto un ‘’volantino” destinato ai luoghi di lavoro che, di fatto, boccia non solo i quesiti, ma il ricorso stesso allo strumento del voto popolare.
Sul quesito relativo alla cittadinanza la Cisl si dichiara invece indecisa.
Sindacato USB – L’USB dà indicazione a tutti i suoi iscritti e delegati di votare 5 Sì e di sostenere la campagna che ha come principale obiettivo il raggiungimento del quorum.
Partito Democratico – Elly Schlein ha deciso di impegnare il Partito Democratico in favore del “Sì” su tutti e cinque i quesiti.
La decisione di partecipare attivamente alla campagna referendaria della CGIL per i referendum sul lavoro non era scontata.
«L’invito all’astensione significa che Meloni e il governo hanno paura del popolo oltre a essere un tradimento dei principi costituzionali che fissano il voto come un dovere civico», ha arringato la Schlein.
Una stoccata che è arrivata proprio a ridosso del question time in Senato durante il quale il premier ha ribadito «la priorità, per la maggioranza, della crescita occupazionale, della tutela del potere d’acquisto e dell’aumento degli stipendi»
La linea ribelle dei riformisti Pd – È questo, a quanto apprende l’Ansa, l’orientamento prevalente in vista dei referendum di giugno tra i riformisti del Pd della corrente Energia popolare, che fa capo all’eurodeputato Stefano Bonaccini, sfidante sconfitto di Elly Schlein alla segreteria.
Questo orientamento è per il No ai tre quesiti che mirano a cancellare le norme su licenziamenti e contratti a termine introdotte dal Jobs act del governo Renzi.
Dalla minoranza Dem negano di voler puntare a far fallire il quorum con l’astensione, come invece rivendicato dal centrodestra: “Macché boicottaggio, non scherziamo. Andremo a votare“, riferisce una fonte interpellata dall’agenzia.
Che minimizza il peso della posizione ufficiale del partito per i cinque sì: “Anche la segretaria ha riconosciuto una certa libertà di scelta, dicendo che non verranno chieste abiure a nessuno”.
In ogni caso, viene sottolineato, “ognuno si esprimerà liberamente, non c’è una posizione coordinata”.
Tra i riformisti Dem c’è anche chi esprime lo stesso concetto in chiaro: “Io non ho nessun imbarazzo“, premette a Ping pong, su Radio 1, l’ex ministra Paola De Micheli.
“Ovviamente andrò a votare, non voterò per l’abrogazione del Jobs act, anche perché il Jobs act in parte è stato ridimensionato dalla Corte Costituzionale.
E anche perché sono convinta che questa sia una discussione che guarda il passato, mentre vorrei occuparmi del futuro“.
Anche un civico di area Pd come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi annuncia l’astensione sui quesiti sul lavoro: “Preferisco una riforma importante che guardi alle nuove forme di lavoro e alle nuove esigenze che soprattutto dal mondo giovanile ci vengono”.
Movimento 5 Stelle – Il Movimento 5 Stelle ha espresso il proprio sostegno ai quattro quesiti referendari riguardanti il lavoro, mentre per quanto riguarda il quinto quesito, relativo alla riduzione degli anni di residenza necessari per ottenere la cittadinanza italiana, il Movimento 5 Stelle non ha adottato una posizione ufficiale e lascia libertà di voto.
Fratelli d’Italia e Forza Italia – La posizione del centrodestra è quella di invitare i propri elettori ad astenersi.
Secondo quanto riportato da Repubblica, Fratelli d’Italia ha dato indicazioni precise con una comunicazione inviata domenica ai parlamentari dal titolo inequivocabile: “Referendum, scegliamo l’astensione”.
Nel testo si afferma che non votare è un modo per esprimere dissenso verso un’iniziativa considerata “di parte”, promossa dalla sinistra.
Una linea condivisa anche da Forza Italia.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: “Non so cosa dice FdI, noi siamo per un astensionismo politico, non condividiamo la proposta referendaria”.
Alla domanda se il suo partito invitasse esplicitamente all’astensione, ha risposto: “Assolutamente sì”.
Per poi specificare: “Non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti.
Non c’è nessun obbligo di andare a votare, è illiberale chi vuole obbligare a farlo”.
Lega – Anche se con toni più sfumati, anche la Lega è per l’astensione su tutti e 5 i quesiti.
Azione e Italia Viva – Italia Viva e Azione, seppur con toni diversi, si sono espresse contro i 4 referendum sul lavoro, mentre sono favorevoli al quinto quesito sulla cittadinanza.