Da una voce raccolta casualmente nel 1989, ma poi non confermata, il dott. arch. Rodolfo Bosi è venuto a sapere che in occasione di una mietitura operata sulla collina posta ad est della via Cassia all’altezza de La Storta ed immediatamente a nord di via Giacomo Andreassi la macchina trebbiatrice era sprofondata sul terreno mettendo a nudo un tratto sottostante di ingresso a corridoio ad una “grotta” scavata nel tufo.
La voce riferiva di persone che, prima di ricoprire e consolidare il tratto di terreno sprofondato, erano riuscite a entrare nella “grotta” attraverso il corridoio e l’avevano rinvenuta intatta ma vuota, delle dimensioni di circa mt. 3 x 3, con un pilastro posto al centro di essa, attribuendole la funzione di “cantina” per il vino: in considerazione dell’impossibilità di rintracciare materialmente le persone che avevano fatto la scoperta e di ritrovare da solo il punto esatto dell’ingresso alla “grotta” ormai reinterrato, Bosi non ha ritenuto di dare peso a quella voce.
Ma a distanza di 10 anni le ricerche bibliografiche che Rodolfo Bosi ha dovuto svolgere per far conoscere dapprima i valori storico-culturali del parco di Veio attraverso le visite guidate e per svolgere poi la tesi di laurea sulle linee guida per il piano di assetto della stessa area protetta, gli hanno fatto conoscere la “Carta dell’Agro” e gli studi effettuati sulla zona in questione (da Ward Perkins ed altri), che identificano la collina sopra detta come area di frammenti fittili ed ipotizzano l’esistenza di un tracciato etrusco-romano che dall’antica città di Veio raggiungeva la via Cassia, attraversando diagonalmente l’attuale via Giacomo Andreassi da nord-est a sud-ovest.
L’elaborato serie E/3 7 g-h bis del P.T.P. n. 15/7 “Veio-Cesano” attribuisce il n. 59 all’area di frammenti fittili ed il n. 31 all’antico tracciato etrusco-romano (vedi riproduzione): la circostanza ha riportato alla memoria di Bosi la voce raccolta dieci anni prima, rendendola ai suoi occhi ben più verosimile di quanto gli fosse parsa all’epoca, perché l’ingresso a corridoio sembra corrispondere ad un vero e proprio dròmos e la “grotta” scavata nel tufo con un pilastro al centro sembrava essere dello stesso tipo della “Tomba dei Pilastri” scoperta nella collina di Picazzano, antistante l’antica città di Veio .
Nel 1999 Bosi ha raccolto, sempre casualmente, una nuova voce che dava per certo di aver visto nel terreno situato subito dopo la lottizzazione “Il Pino”, immediatamente a sud del sentiero sterrato che conduce all’azienda agricola omonima, uno o più tratti di basolato romano che sembra corrispondere proprio al tracciato indicato nel P.T.P. n. 15/7.
Nella domenica del 10 ottobre 1999, quando ricopriva la carica di membro del 1° Consiglio Direttivo dell’Ente di gestione del Parco di Veio, Bosi ha effettuato un sopralluogo direttamente sull’area di frammenti fittili indicata dal P.T.P. ed ha rinvenuto un avvallamento del terreno che sembra corrispondere proprio al tratto di terreno sprofondato e poi reinterrato: si trova a 2/3 circa della distanza diagonale che c’è tra via Giacomo Andreassi ed il gruppo di pini situato in cima alla collina.
Gli è stato impossibile invece accedere al terreno su cui si troverebbero tuttora delle tracce di basolato romano.
Con una nota del 12 ottobre 1999 (che si rimette di seguito in allegato), indirizzata all’attenzione della Dott.ssa Francesca Boitani della Soprintendenza Archeologica all’Etruria Meridionale Bosi ha chiesto di voler disporre una ispezione sulla zona, per accertare attraverso i mezzi ritenuti più opportuni se rispondevano al vero le voci da me raccolte e doverosamente segnalate: ha dichiarato anche la sua più completa disponibilità ad accompagnare, se ritenuto necessario, le persone incaricate dell’ispezione, per indicare loro il punto esatto dell’avvallamento del terreno da cui inizierebbe l’ingresso a corridoio alla presunta tomba.
Lettera di Bosi del 12 ottobre 1999
La Soprintendenza Archeologica all’Etruria Meridionale non ha ritenuto di dare seguito alla segnalazione, portando a giustificazione (a livello informale) soprattutto la mancanza di risorse economiche occorrenti al riguardo.
Quando è stata data la notizia della scoperta fatta il 31.5.2006 della “Tomba dei Leoni Ruggenti”, considerata la tomba etrusca dipinta più antica addirittura di quella cosiddetta “delle anatre” a Veio, con una certa amarezza a Bosi è tornata alla memoria la tomba sempre di epoca etrusca di cui aveva segnalato la sicura presenza alla Soprintendenza Archeologica all’Etruria Meridionale: é venuto a sapere anche che nell’ambito delle “giornate europee del patrimonio” fissate per il 23 e 24 settembre 2006 erano state organizzate due giornate dedicate al progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico e naturalistico di Veio.
Nell’ambito di quel progetto sarebbe potuto rientrare a pieno titolo anche il finanziamento della ricerca di questa tomba etrusca situata alle porte dell’antica città di Veio: con una nota prot. n. 28 del 13 settembre 2006 (rimessa anch’essa di seguito in allegato) che a nome dell’associazione Verdi Ambiente e Società (in sigla VAS) é stata indirizzata all’allora Ministro per i Beni e le Attività Culturali On. Francesco Rutelli (e per conoscenza a tutti i soggetti pubblici direttamente interessati) Bosi ha trasmesso in allegato una copia della segnalazione fatta il 12.10.1999 senza averne ottenuto quel seguito che mi era augurato di poter avere ora, a partire dal dibattito che ne sarebbe potuto scaturire già nell’incontro di studio che si sarebbe svolto dalle ore 9,30 del 23 settembre a Palazzo Chigi di Formello ed a cui ho chiesto di poter partecipare.
Nota VAS prot. n. 28 del 13 settembre 2006
Nella nota Bosi ha messo in grande evidenza che con deliberazione n. 54 del 21.12.2005 il Commissario Straordinario dell’Ente Parco di Veio, Dott.ssa Silvia Montinaro, aveva adottato il 1° Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale (P.P.P.E.S.), di cui Rodolfo Bosi (in qualità all’epoca di membro del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco di Veio) aveva contribuito alla redazione assieme all’arch. Rossella Almanza.
Nell’asse di intervento del P.P.P.E.S. relativo al patrimonio storico-artistico e archeologico, che come obiettivo generale si pone proprio il recupero e la valorizzazione del patrimonio archeologico, è prevista la scheda intervento E11 (visibile sul sito Internet dell’Ente Parco di Veio http://parcodiveio.it/_doc/ente/pppes/PPPES_02.pdf che riguarda specificatamente il “recupero, sistemazione e valorizzazione dell’antico tracciato etrusco-romano in località Valle La Fata”: secondo la descrizione dell’intervento “il progetto riguarda il percorso ipotizzato da Ward Perkins, che collegava l’antica città di Veio alla via Cassia e che è ormai confermato dai resti sul posto di tracce di basolato romano, dalla presenza di una tomba ipogea poco più a nord di via G. Andreassi (da riportare alla luce) e dai resti di epoca romana rinvenuti dalla Soprintendenza per l’Etruria Meridionale all’altezza del Km. 15,500 della via Cassia”.
La scheda contiene una stima dei costi di € 103.300,00 che è da considerare del tutto indicativa e prevede come fonti di finanziamento il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lazio ed il Comune di Roma: nella nota di VAS Bosi ha chiesto pertanto all’On. Ministro Francesco Rutelli di voler predisporre un finanziamento che consentisse quanto meno nell’immediato di affrontare le spese necessarie a riportare alla luce la tomba da me segnalata.
Alla lettera non è stato dato nessun seguito immediato, nemmeno con un invito ad assistere all’incontro di studio: nel pomeriggio del 23 settembre 2006, alla fine della conferenza stampa tenuta al Palazzo Chigi di Formello Bosi é riuscito a parlare direttamente con l’On. Francesco Rutelli, che aveva avuto modo di conoscere in più di una occasione quando era Sindaco di Roma e che gli ha promesso un suo diretto interessamento.
L’interessamento si è tradotto nello smistamento della pratica alla “Direzione Generale” competente del Ministero, che l’ha a sua volta smistata alla “Direzione Regionale” competente, con una nota di cui ha portato a conoscenza anche VAS: il “seguito” si deve essere perso nei meandri del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i cui organi sia centrali che periferici hanno così dimostrato in quale misura tengono alla tutela del patrimonio storico ed artistico della Nazione, sancito dal 2° comma dell’art. 9 della Costituzione.
Lo stesso più totale disinteresse è stato dimostrato dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma e dal Municipio di Roma XX e solo in parte dall’Ente Parco di Veio.
Con un messaggio di posta elettronica trasmesso il 1 marco 2011 all’Ente Parco di Veio ed al Presidente Giacomini ed all’assessore Perina dell’allora XX Municipio il dott. Rodolfo Bosi ha proposto “al Commissario Straordinario dell’Ente Parco di Veio Massimo Pezzella di attivarsi per far sì che, in collaborazione con il Direttore Facente Funzioni Alessandra Somaschini e d’intesa con il Presidente del Municipio di Roma XX Gianni Giacomini, si possa finalmente riportare alla luce anche questo monumento, facendolo diventare uno dei punti di forza della diramazione che in epoca etrusco-romana metteva in comunicazione l’antica città di Veio con la via Cassia, passando per Valle La Fata“.
Il messaggio é stato richiesto a Bosi dal Commissario straordinario Pezzella, per consentirgli di sollecitare direttamente l’On. Fitto.
Al messaggio ha dato seguito il Direttore facente funzioni dell’Ente Parco di Veio, dott.ssa Alessandra Somaschini, che con messaggio trasmesso il 19 marzo 2011 ha risposto testualmente nel modo seguente: “abbiamo letto attentamente la sua nota relativamente alla quale concordiamo sulla necessità di intervenire, al fine di salvaguardare un patrimonio comune. Abbiamo inoltre verificato che ha già inviato specifica nota al Ministero dei Beni Culturali che è di fatto l’organo preposto alla tutela dei beni archeologici. In questo contesto il nostro compito si limita alla valorizzazione di ciò che viene riportato alla luce, consolidato o restaurato. In questo caso specifico, quindi, potremo intervenire solo a seguito di un recupero che potrà essere svolto esclusivamente dal competente Ministero, augurandoci, peraltro, un repentino intervento. Ringraziandola come sempre dell’attenzione rivolta alla tutela del nostro territorio, le invio i più cordiali saluti.”
Per posta elettronica Bosi ha testualmente replicato: “Ringrazio anzitutto la Dott.ssa Alessandra Somaschini per l’interessamento dimostrato. Faccio presente ad ogni modo di aver tenuto ben presenti i ruoli ed i compiti assegnati ad ognuno dei soggetti istituzionali (tanto dell’Ente Parco di Veio quanto del XX Municipio) che ho inteso coinvolgere con la mia istanza.
La finalità dichiarata della mia iniziativa era e rimane quella di far sì che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali venisse sollecitato da persone che a livello istituzionale contassero ben di più del sottoscritto, che é soltanto rappresentante di una associazione ambientalista portatrice di interessi diffusi.
Fermo restando quindi un intervento a valle dell’Ente Parco di Veio che potrà avvenire solo a seguito di un recupero da parte di chi ne ha la competenza a farlo, chiedo a Lei ed al Commissario Straordinario (che legge per conoscenza) di sollecitare a monte del procedimento un repentino intervento da parte della Direzione Generale per i Beni Archeologici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, motivandolo – oltre che con le finalità istitutive del Parco di Veio – con l’esigenza di dare attuazione a quanto previsto nella scheda E11 del Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale (PPPES) dell’Ente.
A tal fine allego alla presente la documentazione relativa alla mia segnalazione, che riporta la risposta interlocutoria data a suo tempo dal Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici., da cui si può prendere lo spunto per chiedere di sapere se non altro se c’é stato un seguito e quale sia stato.
Colgo l’occasione per invitare il Presidente Gianni Giacomini e l’Assessore Marco Perina, che leggono parimenti per conoscenza, a dare maggior peso al sollecito dell’Ente Parco di Veio, associandosi anche loro alla richiesta di un repentino intervento da parte della Direzione Generale per i Beni Archeologici.
Ringrazio anticipatamente e porgo i miei più cordiali saluti“.