Costruzione delle rete ecologica
Al riguardo va precisato che la Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 denominata “Habitat” è successiva sia alla legge quadro sulle aree naturali protette n. 394 del 6.12.1991 che alla legge sulla caccia n. 157 dell’11.2.1992 ed ha introdotto l’obbligo di costruire la “Rete Ecologica” europea chiamata “Rete Natura 2000”: quest’obbligo non può essere disatteso né dallo Stato né dalle Regioni, che nel’ambito della loro autonomia amministrativa possono comunque costruire una propria Rete Ecologica Regionale (RER), anche in assenza di quella nazionale, integrando e mettendo in rete i SIC e le ZPS con il rimanente sistema territoriale protetto, che è costituito per lo più dalle aree naturali protette istituite e dagli istituti di protezione della fauna selvatica.
La Rete Ecologica Regionale (RER) si deve dunque articolare sugli elementi principali sopra descritti e deve fornire il quadro progettuale generale all’interno del quale inserire il progetto del “Piano regionale delle aree naturali protette”.
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RETE ECOLOGICA REGIONALE (RER)
Secondo il documento tecnico aggiornato a giugno del 2002, così come redatto dall’Agenzia Regionale per i Parchi (ARP) e pubblicato sul supplemento ordinario n. 3 al Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 3 del 30 gennaio 2003, <<in una visione di approccio bio-regionale alla programmazione della rete ecologica regionale possiamo distinguere … i seguenti principali ambiti biogeografici regionali, con indicati le aree specifiche che si propone rientrino nel “Sistema dei Parchi” e di “Natura 2000 nel Lazio”>>.
1. APE – Appennino Parco d’Europa
– Monti Reatini (da istituire come area protetta)
– Monti della Laga (istituiti come parco nazionale)
– Montagne della Duchessa (istituite come riserva naturale regionale)
– Monti del Cicolano (da istituire come area protetta) – Monti Navegna e Cervia (istituiti come riserva naturale regionale)
– Monti Ernici (da istituire come area protetta)
– Monti Simbruini (istituiti come parco regionale)
– Monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (area laziale)
Questo contesto biogeografico include le aree montane più importanti della Regione e le zone forestali più estese: la rappresentatività attuale nel sistema delle aree protette è buona, ma la copertura delle aree più importanti è ancora insufficiente, con particolare riferimento alla aree dei Monti Reatini, del Cicolano e degli Ernici.
2. APE – Preappennino
– Monti Lucretili (istituiti come parco regionale)
– Monti Sabini (da istituire come area protetta)
– Monte Cairo e Gole del Melfa (da istituire come area protetta)
– Monti Prenestini (da istituire come area protetta)
– Monti della Riserva naturale regionale del Lago di Posta Fibreno
Il Parco dei Monti Lucretili è l’unico esempio di questo sistema ambientale tra le aree protette già istituite: l’area di rilevanza maggiore dal punto di vista naturalistico ancora non protetta è quella del Monte Cairo e Gole del Melfa.
3. Piana Reatina
– Laghi Lungo e Ripasottile (istituiti come riserva naturale regionale)
La Piana Reatina, forse la più piccola del Lazio, vede già nel sistema delle aree protette la significativa presenza della riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile.
4. Colline e laghi vulcanici dell’Alto Lazio
– Monte Rumeno (istituito come riserva naturale regionale)
– Lago di Bolsena (da istituire come area protetta)
– Valle del Fiume Fiora ed aree adiacenti (da istituire come area protetta) (Selva del Lamone) (istituita come riserva naturale regionale)
– Monti Cimini (da istituire come area protetta) (e Lago di Vico) (istituito come riserva naturale regionale)
– Sistema delle forre fluviali dell’Alto Lazio (Marturanum e Treja) (istituiti come parchi regionali)
– Laghi di Bracciano e Martignano (istituiti come parco regionale)
5. Comprensorio Tolfetano
– Monti della Tolfa (da istituire come area protetta) (Canale ol dirett) (istituita come riserva naturale regionale)
– Litorale Laziale a nord di Civitavecchia (Saline di Tarquinia) (istituite come riserva naturale statale)
– Litorale Laziale tra Civitavecchia e Fiumicino (Macchiatonda) (istituita come riserva naturale regionale)
6. Aree periurbane romane
– Sistema romano delle aree naturali protette (istituite come riserva naturali regionali)
– Veio (istituito come parco regionale)
– Appia Antica (istituita come parco regionale)
– Castelli Romani (istituiti come parco regionale)
7. Litorale Romano
– Litorale Romano (istituito come riserva naturale statale)
– Tenuta Presidenziale di Castelporziano (istituita come riserva naturale statale)
– Torre Flavia (istituita come monumento naturale)
– Tor Caldara (istituita come riserva naturale regionale)
8. Valle del Tevere
– Valle del Tevere (da istituire come area protetta) (Tevere-Farfa) (istituito come riserva naturale regionale)
– Valle dell’Aniene (istituita come riserva naturale regionale)
9. Litorale e Pianure Pontine
– Sistema costiero, Paludi Pontine e aree forestali limitrofe (Circeo) (istituito come parco nazionale)
10. Litorale Lazio Sud
– Monte Orlando di Gaeta (istituito come riserva naturale regionale)
– Gianola e Monte di Scauri (istituito come parco regionale)
– Lago di Fondi (da istituire come area protetta)
11. Rilievi Aurunci-Ausoni-Lepini
– Monti Aurunci (istituiti come parco regionale)
– Monti Lepini (da istituire come area protetta)
– Monti Ausoni (da istituire come area protetta)
– Giove Anxur (istituito come monumento naturale)
– Settecannelle-Capodacqua (istituite come monumento naturale)
12. Pianure dell’Alta Valle del Liri-Sacco
– Sistema fluviale Sacco-Liri-Garigliano (da istituire come area protetta)
13. Isole Pontine
– Arcipelago Pontino (da istituire come area protetta) (Isole di Ventotene e Santo Stefano) (istituite come riserva naturale statale marina)
RETE ECOLOGICA PROVINCIALE (REP)
Come il Piano Faunistico Venatorio Regionale deve costituire il coordinamento dei Piani Faunistico-Venatori Provinciali, così la Rete Ecologica Regionale deve costituire il coordinamento delle Reti Ecologiche Provinciali.
In termini di programmazione pianificatoria ciò significa che ogni Provincia del Lazio dovrà dotarsi autonomamente di una propria Rete Ecologica Provinciale (REP).
Per la costruzione della propria Rete Ecologica ogni Provincia dovrà tener conto, oltre che dei SIC e delle ZPS già proposte e ricadenti all’interno del territorio di sua competenza, anche di Siti di Interesse Provinciale (S.I.Prov.) e di Zone di Protezione Speciale di rilevanza provinciale, nonché di aree naturali protette di interesse provinciale, che spetta ad essa di individuare.
La Rete Ecologica Provinciale può e deve entrare a fra parte integrante di ogni Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) o Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG).
Costruzione della Rete Ecologica della Provincia di Roma – La struttura della Rete Ecologica della Provincia di Roma può essere così la seguente.
NODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI PRIMO LIVELLO)
Sono rappresentati dai parchi regionali, che forniscono i punti centrali del sistema, garantendo la conservazione a lungo termine di interi sistemi ambientali, complessi naturalistici di area vasta inseriti nei propri sistemi di paesaggio ecologico che consideri la presenza umana storica in quei territori.
Vi fanno parte le seguenti aree naturali protette già istituite.
- Parco Naturale dei Monti Simbruini, secondo l’attuale assetto territoriale.
- Parco Naturale dei Monti Lucretili, secondo l’attuale assetto territoriale.
- Parco Naturale del Complesso Lacuale di Bracciano-Martignano, secondo l’attuale assetto territoriale.
- Parco Suburbano dell’Appia Antica, secondo l’attuale assetto territoriale, ivi incluso il Parco di Tormarancia.
- Parco Suburbano dei Castelli Romani, secondo l’attuale assetto territoriale.
Come nodi principali del sistema il “documento tecnico” dell’A.R.P. individua le seguenti aree, da istituire come parchi regionali.
- Parco della Tolfa – Nell’area, individuata dal 1° schema del “Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali”, sono presenti la Zona di Protezione Speciale denominata “Comprensorio meridionale dei Monti della Tolfa” (IT6030005) ed i Siti di Importanza Comunitaria denominati “Fiume Mignone (medio corso)” (IT6030001), “Boschi mesofili di Allumiere” (IT6030003), “Valle di Rio Fiume” (IT6030004), “Monte Tosto” (IT6030006), “Monte Paparano” (IT6030007), “Macchia di Manziana” (IT6030008), “Caldara di Manziana” (IT6030009) e “Sughereta del Sasso” (IT6030021).
- Parco dei Lepini – Nell’area, individuata dal 1° schema del “Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali”, ricade l’Oasi di Protezione denominata “Carpineto Montelanico” (di 5.298 ettari)
SOTTONODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI SECONDO LIVELLO)
Secondo il “Documento tecnico” dell’A.R.P. sono costituiti dalle riserve naturali, che rappresentano aree di estensione per lo più limitata (dove predominano i valori naturalistici e la biodiversità) e che forniscono i nodi secondari del sistema ecologico, garantendo la conservazione di un gran numero di specie in ambienti di grande valore, da vedere comunque nel sistema ambientale che li contiene.
Per molte di queste aree secondo l’A.R.P. va rivista la classificazione secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 29/1997.
Vi fanno parte le seguenti 4 Riserve Naturali Statali già istituite.
- Riserva Naturale Statale della Tenuta Presidenziale di Castelporziano
- Riserva Naturale Statale del Litorale Romano
Vi fanno inoltre parte le seguenti Riserve Naturali Regionali già istituite.
- Riserva Naturale di Macchiatonda
- Riserva Naturale di Monterano
- Riserva Naturale di Tor Caldara
Come sottonodi del sistema il “Documento tecnico” dell’A.R.P. individua le seguenti aree, da istituire come Riserve Naturali Regionali.
- Riserva Naturale di S. Marinella-Palo, da istituire sul nucleo della Riserva Naturale Santa Marinella
Secondo il ”Documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento dei sottonodi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
ELEMENTI PUNTIFORMI DEL SISTEMA
Secondo il ”Documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di un sistema di piccole aree indirizzate alla conservazione di aree “puntiformi” (indicativamente di dimensioni al di sotto dei 100 ettari) con importanti presenze naturalistiche, legate alla conservazione di particolari specie o microhabitat (biotopi) o geologiche (geositi).
Vi fanno parte i seguenti 4 Monumenti Naturali già istituiti.
- Palude di Torre Flavia
- La Selva
- Valle delle Cannuccete
- Villa Clementi e Fonte di S. Stefano
Secondo il ”Documento tecnico” dell’A.R.P. l’ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è costituito dalle aree di interesse provinciale perimetrate o solo individuate nello schema del “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturale” del 1993, che sono state puntualmente elencate al paragrafo n. 2.3.8.
Si tratta di aree in gran parte non sottoposte ad alcuna forma di protezione: a seconda della loro estensione andrebbero istituite come Riserve Naturali Regionali o come Monumenti Naturali.
Con riferimento allo schema del Piano del 1993, a titolo indicativo nella Provincia di Roma risultano ancora totalmente non protette n. 4 aree su 13 perimetrate (e precisamente il “Litorale Nord”, i “Monti Prenestini”, i “Monti Ruffi e “Torre Astura e Bosco di Foglino”), nonché 16 aree su 24 non perimetrate (e precisamente “Macchia di S. Angelo, Poggio Cesi, Colle Giachetto”, “Bosco di Collegrosso”, “Sorgenti Albume”, “Monte S. Angelo in Arcese”, “Zona tra S. Vito Romano e Bellegra”, “Pantano di Roiate, Monte Scalambra”, “Monti Affilani”, “Vallone di Cave”, “Lago di Giulianello”, “Dune Costiere a nord di Torvaianica”, “Pratica di Mare”, “Sughereta di Pomezia”, “Lido dei Pini”, “Arenile di Lavinio”, “Macchia di Spadellata” e “Bosco di Padiglione”).
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
CORRIDOI ECOLOGICI
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di un sistema di aree che rappresentano sostanziali elementi di connessione tra le aree centrali del sistema attraverso:
A – matrici di paesaggio ecologico in ambiente suburbano:
B – aree continue fluviali o di forra e loro complessi spondali o di alveo;
C – aree urbane o suburbane.
A – MATRICI DI PAESAGGIO ECOLOGICO IN AMBIENTE SUBURBANO
Sono costituite da aree dove, pur essendo importante la presenza umana e le attività produttive tradizionali (agricoltura), gli elementi di naturalità sono ancora estremamente significativi e la continuità ambientale funzionale è predominante sulla frammentazione.
Secondo il “documento tecnico” vi fanno parte le seguenti aree naturali protette già istituite.
- Parco Naturale di Veio
- Riserva Naturale di Decima-Malafede
- Riserva Naturale di Marcigliana
Il “documento tecnico” non individua aree da istituire.
B – AREE CONTINUE FLUVIALI O DI FORRA E LORO COMPLESSI SPONDALI O DI ALVEO
Si tratta di aree a predominante vegetazione naturale o dove la continuità è ricostruibile con opportuni interventi gestionali, anche attraverso strumenti diversi dalle aree protette (Piani di Bacino).
Il “documento tecnico” non individua aree già istituite, né aree da istituire.
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento di aree di tale tipo è quello dei numerosi SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
C – AREE URBANE O SUBURBANE
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di aree con prevalenti funzioni di utilizzo pubblico-sportivo-ricreativo (assimilabile a verde urbano con “impronta naturalistica”).
Il “documento tecnico” individua le seguenti aree naturali protette già istituite, per molte delle quali si pone il problema della riclassificazione in una tipologia di area protetta ancora da individuare.
- Parco Urbano della Pineta di Castelfusano, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Parco Urbano di Aguzzano, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Parco Urbano del Pineto, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale dell’Insugherata, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale del Laurentino-Acqua Acetosa, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale di Monte Mario, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale di Valle dei Casali, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Riserva Naturale della Valle dell’Aniene, da riclassificare in una tipologia di area protetta da individuare
- Monumento Naturale di Galeria
- Monumento Naturale di Quarto degli Ebrei e Tenuta di Mazzalupetto
AREE A PREVALENTE VALORE STORICO-ARCHEOLOGICO
Secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di aree che non contribuiscono in modo prevalente alla conservazione della biodiversità, essendo state istituite per la specifica conservazione di aree di interesse prevalentemente storico o archeologico: ne deriva che anche la loro classificazione andrebbe rivista oltre le tipologie della legge regionale n. 29/1997, perché oggettivamente non sembra coincidere con il genere di valore protetto, legato ai manufatti antropici storici ed archeologici più che alla naturalità del sito.
Secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. vi fanno parte le seguenti aree protette già istituite, per le quali si pone il problema della riclassificazione in una tipologia di area protetta ancora da individuare.
- Parco Regionale Archeologico dell’Inviolata
Vi fa parte anche il Parco interregionale della via Appia Antica, la cui istituzione è considerata prioritaria dal comma 8° dell’art. 5 della legge regionale n. 29/1997.
AREE DI INTERESSE AGRICOLO, RURALE E PAESISTICO
Secondo il “Documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di aree per le quali appare necessaria l’individuazione di una nuova tipologia di conservazione (il “Parco Rurale”), con apposita normativa, che privilegi gli aspetti del mantenimento a lungo termine degli ecosistemi agricoli e della conservazione del valore funzionale della matrice ecologica rurale.
Secondo l’A.R.P. la classificazione suddetta a “Parco Rurale” potrebbe essere utilizzata anche per una riclassificazione delle aree suburbane sopra elencate: come si è già riferito al riguardo nel paragrafo 2.3.1.3 e come si dirà nello specifico al paragrafo 3.3.1, la Regione Lazio ha utilizzato la nuova tipologia del “Parco Rurale” per riclassificare proprio il Parco di Veio e le Riserve Naturali di Marcigliana e Decima-Malafede.
Secondo il “Documento tecnico” dell’A.R.P. potrebbe essere istituita come “Parco Rurale” la seguente area.
- Parco Rurale della Valle del Tevere, in estensione al nucleo già protetto della Riserva Naturale di Tevere-Farfa.
Ai fini della costruzione completa della Rete Ecologica della Provincia di Roma, tutti i suddetti elementi principali della struttura vanno correlati anche alla aree forestali da un lato ed alle Aree Wilderness dall’altro lato: per chiudere la “Rete” sarà sufficiente considerare lo stato di fatto, tenendo conto tanto di tutti i potenziali corridoi ecologici (in genere corsi d’acqua) quanto di tutte le possibili zone cuscinetto (zone boschive o comunque coperte da vegetazione).
Sulla “intelaiatura” della “Rete Ecologica Provinciale” (REP) si potranno individuare tutta una serie di possibili aree contigue tanto alle aree naturali protette istituite e istituende quanto ai corridoi ecologici ed alle zone cuscinetto.
L’individuazione di tale mappa deriverà, oltre che dallo stato di diritto (con particolare riferimento alle Aziende Faunistico Venatorie ed a quelle Agri-Turistico-Venatorie), anche e soprattutto dallo stato di fatto, la cui opportuna considerazione porterà ad individuare i più probabili habitat faunistici, da proporre come aree contigue ideali.
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Costruzione della Rete Ecologica della Provincia di Viterbo – La Rete Ecologica della Provincia di Viterbo si articola sui seguenti elementi principali.
NODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI PRIMO LIVELLO)
Come già detto, sono rappresentati dai parchi nazionali e regionali, che forniscono i punti centrali del sistema, garantendo la conservazione a lungo termine di interi sistemi ambientali, complessi naturalistici di area vasta inseriti nei propri sistemi di paesaggio ecologico che consideri la presenza umana storica in quei territori.
Vi fanno parte le seguenti aree naturali protette già istituite:
- Parco regionale del Complesso Lacuale di Bracciano-Martignano, secondo l’attuale assetto territoriale, per la parte di territorio che ricade in Provincia di Viterbo;
- Parco interregionale di Monte Rumeno e Selva di Meana, secondo l’attuale assetto territoriale.
Come nodi principali del sistema il “documento tecnico” dell’A.R.P. individua la seguente area, da istituire come parco regionale:
- Parco dei Monti Cimini – Area prevista in ampliamento della riserva naturale regionale del Lago di Vico. Nell’area ricade l’Oasi di Protezione denominata “Lago di Vico (Ronciglione)” (di 200 ettari)
SOTTONODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI SECONDO LIVELLO)
Sono costituiti dalle riserve naturali, che rappresentano aree di estensione per lo più limitata (dove predominano i valori naturalistici e la biodiversità) e che forniscono i nodi secondari del sistema ecologico, garantendo la conservazione di un gran numero di specie in ambienti di grande valore, da vedere comunque nel sistema ambientale che li contiene.
Vi fa parte la Riserva Naturale Statale delle Saline di Tarquinia.
Vi fanno inoltre parte le seguenti Riserve Naturali Regionali già istituite:
- Parco Regionale di Marturanum, che secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. andrebbe riclassificato come Riserva Naturale;
- Riserva Naturale della Selva del Lamone, che andrebbe riclassificato come Parco Interregionale del Fiora;
- Riserva Naturale di Tuscania;
- Monumento Naturale di Pian Sant’Angelo, che secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. andrebbe riclassificato per le sue dimensioni (254 ettari) come Riserva Naturale.
Un possibile ambito di reperimento dei sottonodi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
ELEMENTI PUNTIFORMI DEL SISTEMA
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. l’ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è costituito dalle aree di interesse provinciale perimetrate o solo individuate nello schema del “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali” del 1993, che sono state puntualmente elencate al paragrafo n. 2.4.8.
Si tratta di aree in gran parte non sottoposte ad alcuna forma di protezione: a seconda della loro estensione andrebbero istituite come Riserve Naturali Regionali o come Monumenti Naturali.
Con riferimento allo schema del Piano del 1993, a titolo indicativo nella Provincia di Viterbo risultano ancora totalmente non protette n. 3 aree su 5 perimetrate (e precisamente il “Litorale Viterbese”, “Lago di Bolsena” e “Calanchi di Civita di Bagnoregio”) e n. 10 aree su 11 non perimetrale (e precisamente “Area di Procedo”, “Bosco di Carbonara”, “ Gole dell’Infernaccio”, “Zona di Chia”, “Macchia Riserva di Tuscania e Torrente Arrone”, “Tenuta di Roccarespampani”, “Antica Città di Tarquinia-Selva Nera di Tarquinia”, “Boschi di Monteromano” e “Lago di Monterosi”).
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
CORRIDOI ECOLOGICI
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di un sistema di aree che rappresentano sostanziali elementi di connessione tra le aree centrali del sistema attraverso matrici di paesaggio ecologico in ambiente suburbano, aree continue fluviali o di forra e loro complessi spondali o di alveo, aree urbane o suburbane: in questa sede interesano solo le seconde.
B – AREE CONTINUE FLUVIALI O DI FORRA E LORO COMPLESSI SPONDALI O DI ALVEO
Si tratta di aree a predominante vegetazione naturale o dove la continuità è ricostruibile con opportuni interventi gestionali, anche attraverso strumenti diversi dalle aree protette (Piani di Bacino).
Il “documento tecnico” non individua aree già istituire: fra quelle da istituire come Parco Regionale individua il Parco Regionale della Valle del Fiora, da istituire sul nucleo della Riserva Naturale della Selva del Lamone
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento di aree di tale tipo è quello dei numerosi SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
AREE A PREVALENTE VALORE STORICO-ARCHEOLOGICO
Si tratta di aree che non contribuiscono in modo prevalente alla conservazione della biodiversità, essendo state istituite per la specifica conservazione di aree di interesse prevalentemente storico o archeologico: vi fa parte il Parco Regionale della Antichissima Città di Sutri.
Ai fini della costruzione completa della Rete Ecologica della Provincia di Viterbo, tutti i suddetti elementi principali della struttura vanno correlati anche alla aree forestali da un lato ed alle Aree Wilderness dall’altro lato: per chiudere la “Rete” sarà sufficiente considerare lo stato di fatto, tenendo conto tanto di tutti i potenziali corridoi ecologici (in genere corsi d’acqua) quanto di tutte le possibili zone cuscinetto (zone boschive o comunque coperte da vegetazione).
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Costruzione della Rete Ecologica della Provincia di Rieti
In una visione di approccio bio-provinciale alla programmazione della rete ecologica della Provincia di Rieti possiamo distinguere i seguenti principali ambiti biogeografici regionali, con indicati le aree specifiche che si propone rientrino nel “Sistema dei Parchi” e di “Natura 2000 nel Lazio”.
1. APE – Appennino Parco d’Europa
– Monti Reatini (da istituire come area protetta)
– Monti della Laga (istituiti come parco nazionale)
– Montagne della Duchessa (istituite come riserva naturale regionale)
– Monti del Cicolano (da istituire come area protetta) – Monti Navegna e Cervia (istituiti come riserva naturale regionale)
2. APE – Preappennino
– Monti Lucretili (istituiti come parco regionale)
– Monti Sabini (da istituire come area protetta)
3. Piana Reatina
– Laghi Lungo e Ripasottile (istituiti come riserva naturale regionale)
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Costruzione della Rete Ecologica Provincia di Latina – Rete Ecologica della Provincia di Latina si articola sui seguenti elementi principali.
NODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI PRIMO LIVELLO)
Sono rappresentati dai parchi nazionali e regionali, che forniscono i punti centrali del sistema, garantendo la conservazione a lungo termine di interi sistemi ambientali, complessi naturalistici di area vasta inseriti nei propri sistemi di paesaggio ecologico che consideri la presenza umana storica in quei territori.
Vi fanno parte le seguenti aree naturali protette già istituite:
- Parco nazionale del Circeo, secondo l’attuale assetto territoriale
- Parco regionale dei Monti Aurunci, secondo l’attuale assetto territoriale, per la parte che ricade nel territorio della Provincia di Latina.
Come nodi principali del sistema il “documento tecnico” dell’A.R.P. individua la seguente area, da istituire come parco regionale:
- Parco dei Lepini – Nell’area, individuata dal 1° schema del “Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali”, ricade l’Oasi di Protezione denominata “Carpineto Montelanico” (di 5.298 ettari)
SOTTONODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI SECONDO LIVELLO)
Sono costituiti dalle riserve naturali, che rappresentano aree di estensione per lo più limitata (dove predominano i valori naturalistici e la biodiversità) e che forniscono i nodi secondari del sistema ecologico, garantendo la conservazione di un gran numero di specie in ambienti di grande valore, da vedere comunque nel sistema ambientale che li contiene.
Vi fa parte la Riserva Naturale Statale delle Isole di Ventotene e Santo Stefano, già istituita.
Vi fanno inoltre parte le seguenti Riserve Naturali Regionali già istituite:
- Parco Regionale di Gianola e Monte di Scauri, che secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P andrebbe riclassificato come Riserva Naturale;
- Monumento Naturale di Campo Soriano, che secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. per le sue dimensioni (974 ettari) andrebbe riclassificato come Riserva Naturale.
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento dei sottonodi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
ELEMENTI PUNTIFORMI DEL SISTEMA
Si tratta di un sistema di piccole aree indirizzate alla conservazione di aree “puntiformi” (indicativamente di dimensioni al di sotto dei 100 ettari) con importanti presenze naturalistiche, legate alla conservazione di particolari specie o microhabitat (biotopi) o geologiche (geositi).
Vi fanno parte i seguenti 4 Monumenti Naturali già istituiti.
- Monumento Naturale del Giardino di Ninfa
- Monumento Naturale della Mola della Corte-Settecannelle-Capodacqua
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. l’ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è costituito dalle aree di interesse provinciale perimetrate o solo individuate nello schema del “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali” del 1993, che sono state puntualmente elencate al paragrafo n. 2.4.8.
Si tratta di aree in gran parte non sottoposte ad alcuna forma di protezione: a seconda della loro estensione andrebbero istituite come Riserve Naturali Regionali o come Monumenti Naturali.
Con riferimento allo schema del Piano del 1993, a titolo indicativo nella Provincia di Latina risultano ancora totalmente non protette n. 2 aree su 4 perimetrate (e precisamente “Laghi del Vescovo e Dune di Fossanova” e “Lago di Fondi e Monti del Litorale di Sperlonga”) e n. 9 aree su 9 non perimetrale (e precisamente “Oasi di Buonriposo”, “Fiume Astura con la zona Lago S. Antonio”, “Torrecchia Vecchia, Tenuta del Cavaliere”, “Zona tra Roccamassima ed Artena”, “Canale delle Acque Alte”, “Fiumi Sisto e Rio Martino”, “Fiume Uffente”, “Fium Amareno” e “Zona della Valle del Garigliano-Monte Fuga”).
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
AREE A PREVALENTE VALORE STORICO-ARCHEOLOGICO
Secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. si tratta di aree che non contribuiscono in modo prevalente alla conservazione della biodiversità, essendo state istituite per la specifica conservazione di aree di interesse prevalentemente storico o archeologico: ne deriva che anche la loro classificazione andrebbe rivista oltre le tipologie della legge regionale n. 29/1997, perché oggettivamente non sembra coincidere con il genere di valore protetto, legato ai manufatti antropici storici ed archeologici più che alla naturalità del sito.
- Secondo il “documento tecnico” dell’A.R.P. vi fa parte la seguente area protetta già istituita: Parco Regionale di Monte Orlando
Ai fini della costruzione completa della Rete Ecologica della Provincia di Latina, tutti i suddetti elementi principali della struttura vanno correlati anche alla aree forestali da un lato ed alle Aree Wilderness dall’altro lato: per chiudere la “Rete” sarà sufficiente considerare lo stato di fatto, tenendo conto tanto di tutti i potenziali corridoi ecologici (in genere corsi d’acqua) quanto di tutte le possibili zone cuscinetto (zone boschive o comunque coperte da vegetazione).
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Costruzione della Rete Ecologica della Provincia di Frosinone – La Rete Ecologica della Provincia di Frosinone si articola sui seguenti elementi principali.
NODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI PRIMO LIVELLO)
Sono rappresentati dai parchi nazionali e regionali, che forniscono i punti centrali del sistema, garantendo la conservazione a lungo termine di interi sistemi ambientali, complessi naturalistici di area vasta inseriti nei propri sistemi di paesaggio ecologico che consideri la presenza umana storica in quei territori.
Vi fanno parte le seguenti aree naturali protette già istituite.
- Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, secondo l’attuale assetto territoriale
- Parco regionale dei Monti Simbruini, secondo l’attuale assetto territoriale
- Parco regionale dei Monti Aurunci, secondo l’attuale assetto territoriale
Come nodi principali del sistema il “documento tecnico” dell’A.R.P. individua le seguente area, da istituire come parco regionale:
- Parco degli Ernici – Nell’area, individuata dal 1° schema del “Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali”, ricade l’Oasi di Protezione denominata “Bosco di Trisulti-Oasi Inferno” (di 3.000 ettari).
SOTTONODI PRINCIPALI DEL SISTEMA (CORE AREAS DI SECONDO LIVELLO)
Sono costituiti dalle riserve naturali, che rappresentano aree di estensione per lo più limitata (dove predominano i valori naturalistici e la biodiversità) e che forniscono i nodi secondari del sistema ecologico, garantendo la conservazione di un gran numero di specie in ambienti di grande valore, da vedere comunque nel sistema ambientale che li contiene.
Vi fanno inoltre parte le seguenti Riserve Naturali Regionali già istituite:
- Riserva naturale del Lago di Posta Fibreno;
- Riserva Naturale del Lago di S. Giovanni Incarico;
- Riserva Naturale del Lago di Canterno.
Come sottonodi del sistema il “documento tecnico” dell’A.R.P. individua la seguente area, da istituire come Riserva Naturale Regionale:
- Riserva Naturale delle Gole del Melfa
Secondo il “Documento preliminare d’indirizzo del P.T.P.G.” di Frosinone (costituito dal “Rapporto sullo stato del territorio provinciale: sintesi valutativa delle dinamiche e dei problemi, indirizzi di proposta”), che é stato adottato dal Consiglio Provinciale con deliberazione n. 7 del 5 marzo 2003, ai fini della costruzione della rete ecologica vengono prese in considerazione anche alcune aree che potrebbero essere proposte come aree protette d’interesse provinciale, quali “Campo Catino”, “Prato di Campoli”, “Macchia d’Anagni”, “Bosco di Faito”, “Pozzo d’Antullo” e “Lago di Cardito”.
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento dei sottonodi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
ELEMENTI PUNTIFORMI DEL SISTEMA
Si si tratta di un sistema di piccole aree indirizzate alla conservazione di aree “puntiformi” (indicativamente di dimensioni al di sotto dei 100 ettari) con importanti presenze naturalistiche, legate alla conservazione di particolari specie o microhabitat (biotopi) o geologiche (geositi).
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. l’ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è costituito dalle aree di interesse provinciale perimetrate o solo individuate nello schema del “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali” del 1993, che sono state puntualmente elencate al paragrafo n. 2.4.8.
Si tratta di aree in gran parte non sottoposte ad alcuna forma di protezione: a seconda della loro estensione andrebbero istituite come Riserve Naturali Regionali o come Monumenti Naturali.
Con riferimento allo schema del Piano del 1993, a titolo indicativo nella Provincia di Frosinone risultano ancora totalmente non protette n. 1 area su 2 perimetrate (e precisamente “Gole del Melfa e Monte Cairo”) e n. 8 aree su 9 non perimetrate (e precisamente “Lecceta di Monte Scalambra”, “Monte Siserno, Monte Campo Lupino”, Area del Vulcano di Pofi”, “Grotte di Pastena”, “Monte Leucio”, “Terme di Marrone”, “Zona di Vallerotonda, Acquafondata, Viticuso, C. Aquilone” e “Vallemaio”).
Secondo il ”documento tecnico” dell’A.R.P. un ulteriore possibile ambito di reperimento degli elementi puntiformi del sistema è quello dei SIC individuati, che in alcuni casi, anche in base alle situazioni locali, potrebbero essere istituiti come specifici Monumenti Naturali o Riserve Naturali.
Ai fini della costruzione completa della Rete Ecologica della Provincia di Frosinone, tutti i suddetti elementi principali della struttura vanno correlati anche alla aree forestali da un lato ed alle Aree Wilderness dall’altro lato: per chiudere la “Rete” sarà sufficiente considerare lo stato di fatto, tenendo conto tanto di tutti i potenziali corridoi ecologici (in genere corsi d’acqua) quanto di tutte le possibili zone cuscinetto (zone boschive o comunque coperte da vegetazione).
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RETE ECOLOGICA COMUNALE (REC)
Nel rispetto tanto della pianificazione superiore, cioè del Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG) e del Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG), quanto del principio di sussidiarietà (così come stabilito dalla legge regionale n. 38/1999), ogni Comune del Lazio può introdurre la Rete Ecologica Comunale (REC) nel proprio Piano Regolatore Generale (PRG) o Piano Urbanistico Comunale Generale (PUOG), individuando Siti di Interesse Comunale (S.I.Com.) e di Zone di Protezione Speciale di rilevanza comunale.
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Nuovo PRG del Comune di Roma
Nel nuovo P.R.G. del Comune di Roma è stata prevista la “Rete Ecologica” comunale fin dalla sua prima adozione, operata con deliberazione della Giunta Municipale del 20.10.2000.
Rispetto alla prima versione, nel nuovo P.R.G. così come approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 33 del 19-20 marzo 2003 è stata solo modificata ed integrata la disciplina urbanistica della “Rete Ecologica” regolata dall’art. 66 delle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.).
Nell’elaborato specifico (in scala 1:20.000) secondo quanto riportato dalla Relazione al P.R.G. (pagg. 115-118) <<la Rete ecologica rappresenta una lettura gerarchizzata dell’insieme delle aree e degli elementi naturalistici che compongono il sistema ambientale, finalizzata alla migliore gestione di tale sistema. Nella sua definizione è sottolineato sia il concetto di “rete”, vale a dire le connessioni che devono essere garantite tra tutte le aree interessate al fine di massimizzare gli effetti ambientali, sia il carattere “ecologico”, vale a dire il concreto condizionamento sull’ambiente urbano e sulla vivibilità della città. Essa è stata individuata sulla base di analisi condotte congiuntamente dagli Uffici preposti alla tutela ambientale e da quelli responsabili della pianificazione territoriale e urbanistica ….. La Rete ecologica comprende tre categorie di aree:
– le componenti primarie (aree “A”) costituite dagli elementi più delicati e sensibili del sistema ambientale, sia per le caratteristiche degli ecosistemi presenti, sia per le relative connessioni; riguardano in particolare le aree a più forte naturalità, le aree Bioitaly, i fiumi e il reticolo idrografico superficiale e i relativi ambiti di pertinenza, le aree agricole, le aree protette, il sistema di verde urbano pubblico e privato; per tali componenti il piano attiva azioni prevalentemente di tutela, escludendone quindi la trasformazione, ad eccezione degli interventi nelle zone agricole, connessi con l’attività produttiva; ma attiva anche produzione di nuove aree ambientali, come il nuovo sistema del verde urbano, pubblico e privato;
– le componenti secondarie (aree “B”) che costituiscono altri elementi importanti per garantire la connettività della rete e che riguardano aree in parte compromesse, in parte trasformabili a condizione che sulla restante (e maggioritaria) parte siano realizzati interventi di rinaturalizzazione e di restauro ambientale; per tali componenti il piano attiva azioni prevalentemente di riqualificazione, di valorizzazione e di compensazione;
– le componenti di completamento (aree “C”) che comprendono gli elementi di connessione sia del territorio extraurbano, sia di quello urbano; per tali componenti il piano attiva azioni che garantiscano la connessione tra le altre componenti della rete
Gli elementi connettivi della rete sono fondamentali, perché garantiscono la continuità spaziale e funzionale della rete; essi possono essere di tipo naturalistico (il reticolo idrografico superficiale che interessa gran parte delle aree del sistema ambientale) e di tipo artificiale, come la rete dei “percorsi verdi” pedonali e ciclabili o la semplice alberatura della viabilità urbana>>.