La Sentenza n. 2283 del 22 febbraio 2016 ha posto la parola fine (?) ad una questione che si trascinava da anni.
Finalmente Roma potrà contare su una disciplina delle affissioni pubblicitarie europea e dire basta alla giungla di cartelloni che le deturpavano il volto.
Le motivazioni con le quali il Tribunale Amministrativo del Lazio ha respinto le ragioni delle ditte di affissioni, hanno in buona sostanza confermato le linee dell’intero processo di riforma, dal Prip al Regolamento sino agli ultimi provvedimenti transitori.
I giudici hanno dato ragione alle imprese solo su un punto: la Giunta non avrebbe potuto stabilire i futuri lotti nè i formati degli impianti Spqr, in quanto spettava al consiglio comunale.
In sintesi estrema, venendo a ciò che il TAR ha nel concreto sentenziato, è del tutto normale che il Prip e il Regolamento prevedano che nel sistema delle affissioni pubblicitarie si passi dalla concessione al bando per individuare le ditte assegnatarie.
In sostanza, i giudici concordano con quanto le associazioni hanno sempre ripetuto e cioè che senza un bando di gara le ditte che operano a Roma hanno di fatto instaurato un oligopolio che dura da anni.
La sentenza conferma poi – fatto che forse maggiormente interessa i cittadini – le ragioni del Campidoglio sulla riduzione del formato massimo – da 4×3 a 3×2 – dei cartelloni di grandi dimensioni, proprio per la particolare valenza storica e architettonica di Roma, fatto che pure giustifica l’obbligo di dipingere di un colore scuro tutti gli impianti (eliminando i cartelloni arlecchino che infestavano le strade capitoline).
Le ditte invece hanno ragione su un punto.
I cartelloni Spqr hanno subìto un cambiamento di formato e la città è stata divisa in lotti che serviranno a indire i futuri bandi di gara.
Ebbene questi provvedimenti di lottizzazione sono stati assunti dalla Giunta capitolina, mentre secondo i giudici erano di competenza del consiglio comunale.
Pertanto, l’attuale impostazione dei piani di localizzazione (studiati proprio sulla base della divisione in lotti) sarebbe illegittima salvo sanatoria derivante da ratifica ad opera del consiglio comunale.
Per questo gli scriventi sollecitano l’intervento del commissario Tronca che assommando in sè i poteri di Giunta e Consiglio potrà provvedere alla bisogna con un semplice provvedimento di ratifica, fatto il che la riforma potrà finalmente avere vita effettiva.
Nei prossimi giorni seguiremo con attenzione questa richiesta a Tronca che siamo certi comprenderà l’importanza del suo provvedimento.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 2 marzo 2016 sul sito “CILD (Centro di Iniziativa per la Legalità Democratica)”)