Su questo stesso sito il 20 marzo 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo <<La “concertazione” che vorrebbe in extremis la ditta pubblicitaria S.C.I. (Società Concessioni Internazionali)>> a cui si rimanda (https://www.rodolfobosi.it/la-concertazione-che-vorrebbe-in-extremis-la-ditta-pubblicitaria-s-c-i-societa-concessioni-internazionali/#more-5857).
Si precisa che la suddetta ditta pubblicitaria è rappresentata dalla associazione di categoria A.I.P.E. (Associazione Imprese Pubblicità Esterna), che ha come Presidente Daniela Aga Rossi e come direttore generale l’avv. Ettore Corsale, entrambi presenti alla seduta della Commissione Commercio che si è svolta il 26 marzo 2014.
Ettore Corsale
Prima dell’inizio della seduta l’Avv. Corsale ha consegnato a mano al Presidente Orlando Corsetti una nota, che solo dopo ha consegnato anche al sottoscritto.
Si tratta di una Lettera dell’A.I.P.E. consegnata a mano il 26 marzo 2014 che è indirizzata soltanto alla Associazione VAS ed al Circolo Territoriale di Roma, senza data e senza firma, ed ha il seguente oggetto: <<Articolo: “La “concertazione” che vorrebbe in extremis la ditta pubblicitaria SCI (Società Concessioni Internazionali)” del 20/03/2014>>.
Metto in grande evidenza che lo stesso giorno, forse prima ancora della materiale consegna al sottoscritto, la lettera è stata fatta oggetto di un articolo pubblicato sul sito www.esterniamo.it con il titolo “FUGA DI NOTIZIE (E LETTERE). AIPE REPLICA A VAS”.
Per un opportuno confronto ne riportiamo integralmente il testo.
Riceviamo e pubblichiamo la replica di AIPE a quanto scritto dal Circolo Territoriale VAS di Roma nell’articolo “La ‘concertazione’ che vorrebbe in extremis la ditta pubblicitaria SCI (Società Concessioni Internazionali)” del 20/03/2014, in cui l’associazione di imprese di pubblicità esterna romane chiarisce le accuse subite e chiede una smentita su asserzioni non vere.
Ancora una volta la “VAS” nella sua foga contro la pubblicità esterna o per meglio dire contro pochi Concessionari, sempre gli stessi, dà ampio risalto ad una lettera a firma della SCI con parecchie pagine e l’immancabile commento, dimostrando di non conoscere il settore che pretende di disciplinare, di non comprendere i contenuti in verità piuttosto chiari, di una lettera, peraltro indirizzata ad altri, ma di voler comunque insultare una nostra associata.
Nel riservarci per questo e per altri numerosi articoli le dovute tutele, ci limitiamo, seguendo l’ordine dei punti indicati nella lettera e nel commento, a far presente quanto segue.
In via preliminare siamo costretti nuovamente a chiarire che le osservazioni al PRIP da parte dell’AIPE sono state presentate nei tempi stabiliti dalla Commissione Commercio, ossia entro il 17/12/2013 e che le stesse, nel mese di febbraio sono state trasformate in veri e propri emendamenti perché nella forma in cui erano state presentate non erano state prese in considerazione.
Ciò non solo non ha comportato ritardo alcuno nel lavoro della Commissione, ma riteniamo, ha dato un contributo fattivo alla discussione.
Se quindi c’è stato ritardo nei lavori della Commissione ciò deve essere ascritto al fatto che il testo su cui la Commissione e le Associazioni consultate hanno lavorato si è dimostrato essere differente rispetto al testo reale del provvedimento. Inoltre tutti i membri della Commissione e tutti coloro che vi hanno partecipato potranno confermare l’atteggiamento costruttivo dell’AIPE, a differenza di altre associazioni che hanno deciso a priori che quel lavoro fosse tempo perso per la città. Se poi un’azienda concessionaria del Comune decide di fare delle proposte che vadano anche oltre quanto sottoscritto dall‘Associazione cui la stessa aderisce, tale proposta deve considerarsi un contributo al lavoro di riscrittura delle regole del settore, nel caso, assolutamente legittimo oltre che valido dal punto di vista operativo.
Ancora in via preliminare siamo costretti ad evidenziare che il riferimento alle “iperboli ridicole” scaturite dalla trasmissione Uno Mattina cui lo stesso Arch. Bosi ha partecipato, contenuto nella lettera della SCI, non era riferito a quanto detto dallo stesso Arch. Bosi, ma a quanto detto nel servizio introduttivo, laddove è emerso che con gli impianti pubblicitari Roma il Comune potrebbe incassare 60 milioni all’anno, poi divenuti 60 milioni al mese.
A sostenere tale abnorme falsità non ci sembra sia stato l’Arch. Bosi e nessuno lo ha accusato di questo.
Infine se la SCI si sente di dover “minacciare” un ricorso al TAR nel caso di lesione delle sue posizioni giuridiche ciò è assolutamente legittimo a tutela della Società e dei suoi interessi, che nella specie sono assolutamente limpidi ed evidenti, a differenza di quelli di altri partecipanti al tavolo di consultazione della Commissione.
Entrando nel merito dei punti toccati nella lettera della nostra associata SCI si evidenzia:
1- Con riferimento al tema dell’abusivismo la SCI chiedeva la rimozione di tutti gli impianti “senza scheda”, di tutti quelli completamente abusivi perché fuori anche dalla banca dati e di tutti quelli oggetto di provvedimenti di revoca della concessione, dichiarandosi disponibile ad impegnare mezzi e finanziamenti a tal fine come previsto dalla Delibera 1689/1997. VAS ha voluto evidenziare come ciò non sia previsto dalla Delibera citata, dimostrando di non conoscerla affatto. Infatti il procedimento di riordino (di cui alla 1689/97) doveva portare al rinnovo dei titoli validi secondo uno schema di concessione allegato alla delibera stessa. Al rilascio della concessione era previsto che fosse sottoscritto un atto d’obbligo da parte delle aziende, il cui schema è allegato e parte integrante della stessa 1689/97, e che prevede l’obbligo di rimuovere gratuitamente gli impianti abusivi installati nella prossimità dell’impianto dietro preavviso del Comune di almeno 7 giorni.
Sul punto occorre poi segnalare come da parte della VAS ci si scandalizza perché una concessionaria minaccia di ricorrere al TAR per ottenere un risarcimento dei danni, ma non esita a minacciare a sua volta ritorsioni e denunce.
2- La proposta di SCI portata sotto il titolo “Ordine della città” consiste nella riduzione dei poster 4 x 3 in impianti 3 x 2 nonché nel superamento del sistema delle affissioni proibendo colla e carta. Tale proposta è stata interpretata, in modo assolutamente arbitrario, come una richiesta di raddoppio del numero degli impianti. Nessuno ha detto o scritto ciò. L’intenzione della SCI non era quella di raddoppiare gli impianti ma di ridurre la superficie di quelli esistenti senza recupero alcuno, come avvenuto in occasione della conversione dei 6 x 3 in 4 x 3. L’interpretazione data alla proposta da parte di VAS dimostra ancora una volta, seppure ce ne fosse bisogno, l’acrimonia o forse ancora peggio la strumentalità degli attacchi dell’Associazione alle aziende aderenti all’AIPE. Una proposta del genere avrebbe trovato d’accordo una qualsiasi associazione ambientalista seria, ma ciò non è successo. Forse perché se le aziende AIPE si dimostrano troppo serie rischiano di rompere le uova nel paniere di associazioni ambientaliste e multinazionali? Invece di brindare con champagne a due proposte provenienti dall’altra parte del tavolo che vanno nella direzione auspicata della pulizia e della riduzione dell’impatto della pubblicità sulla città si grida allo scandalo inventandosi di sana pianta eventuali baratti mai proposti. Al contrario dobbiamo registrare come la stessa VAS, insieme con Bastacartelloni, abbia proposto che nel PRIP si preveda di istallare impianti per pubbliche affissioni di formato doppio rispetto all’esistente (il famoso formato europeo usato dalle multinazionali) nella parte più tutelata della città. Questo si che ci sembra un chiaro conflitto di interessi per chi dice di rappresentare gli interessi della tutela e della visibilità dei monumenti e delle aree verdi.
3- Sui Piani di Localizzazione la SCI propone di affidarne la redazione a rinomati urbanisti sulla scorta di un protocollo d’intesa con le società concessionarie. Ciò non significa che siano le società a redigere i Piani ma che le stesse, in quanto addette ai lavori, partecipino ai lavori. Si tratta di una proposta assolutamente seria e priva di qualsiasi intento distorsivo che viene letta come tentativo di farsi le regole da se. Siamo costretti a ricordare alla VAS che le regole si trovano nel Regolamento comunale, i criteri per la localizzazione degli impianti nel PRIP e che i Piani di Localizzazione sono degli strumenti applicativi per la redazione dei quali dovrebbe mancare del tutto qualsiasi discrezionalità. Pertanto seppure dovesse l’Amministrazione decidere di redigerli anche con il contributo delle concessionarie non ci sarebbe nulla di strano. C’è addirittura chi propone che siano i vincitori dei bandi a redigere i piani di localizzazione. Questo andrebbe bene alla VAS? A noi no, ma per altri motivi. Alle multinazionali, al contrario, crediamo che andrebbe bene. Noi riteniamo che anche i piani debbano essere fatti dall’Amministrazione che però, priva di soldi e di grandi professionalità (vedi sul punto le schede tecniche degli impianti allegate al PRIP) potrebbe ottenere la collaborazione degli addetti ai lavori.
4- Sul punto 4 è inutile aggiungere altro.
5- Sul punto 5 VAS si scatena dando il meglio di se in acrimonia e strumentalizzazione delle proposte della SCI. Sa benissimo l’Arch. Bosi quale sia la posizione dell’AIPE in merito al riordino ed alla conclusione dello stesso. Per sintetizzare: il riordino era un procedimento per rinnovare i titoli esistenti ed eliminare l’abusivismo. Il Comune lo ha trascinato per vent’anni determinando immani danni per le concessionarie autorizzate quali la SCI. Nel 2004 il Comune stesso stabilisce che le concessioni e le autorizzazioni rilasciate ad esito del riordino sarebbero scadute nel 2009. Poiché però il Comune non solo non ha più rilasciato alcun rinnovo ma ha, nello stesso 2009, ha approvato un’ulteriore norma regolamentare (Art. 34 regolamento) con cui ha previsto la sospensione dell’istruttoria delle domande di riordino e la conclusione dello stesso in occasione della redazione dei Piani di Localizzazione, di fatto ha superato la previsione della scadenza stabilendo che il rinnovo da riordino sarebbe stato concesso con l’adeguamento ai Piani di localizzazione.
VAS è libera di leggere le norme come vuole ma lo stesso deve poter fare SCI e chiunque altro senza per questo essere additato come un pirata o un approfittatore, uno per il quale le norme sarebbero un optional. Questo potremmo dirlo anche per la VAS ma non è il nostro stile o comunque non ci piace farlo (“ci” sta per i membri del consiglio direttivo di AIPE, non è un plurale maiestatis di chi scrive materialmente…).
Per concludere riteniamo la partecipazione libera al tavolo di consultazione un accrescimento per la città ed il settore, ma continuiamo a pensare che le proposte che vengono dagli addetti ai lavori siano degne almeno quanto quelle provenienti dal restante mondo e quindi che sia lecito ascoltare tutti ma che sia necessario ascoltare in primis gli addetti che in primo luogo mettono nome e cognome sotto le proposte senza ergersi a tutori del giusto e soprattutto dell’interesse pubblico. L’interesse pubblico infatti deve essere garantito dalle istituzioni e dei loro organi che sono eletti o comunque nominati per fare ciò. Le associazioni dovrebbero fare solamente il loro lavoro di proposta, anche con un po’ di sana umiltà.
Pertanto se si comprende chiaramente la posizione della SCI in merito alle gare ed al rinnovo delle concessioni del riordino, non è dato comprendere quale sia l’obiettivo della VAS. Infatti si potrà perseguire decoro e legalità sia tramite il progetto di azzeramento dell’esistente e concessione al monopolio (straniero), progetto che però, a nostro parere incontra degli altri punti deboli, sia con il rinnovo dei titoli a chi ha garantito legalità e pagamenti in questi anni di caos, parallelamente alla messa a gara delle residue superfici.
SCI lavora a Milano, Torino, Genova, Bologna e tante altre città, così come le altre associate AIPE. In quelle città non ci sono i problemi che ci sono a Roma. Forse il problema di Roma non sono aziende come la SCI e come le altre associate AIPE ma sono da cercare altrove.
Invitiamo quindi VAS e per essa l’Arch. Bosi a prestare maggiore attenzione nella lettura dei documenti e nell’interpretazione della realtà dei fatti, in modo da evitare di incorrere nelle vere e proprie cantonate prese con la vicenda in oggetto.
Invitiamo inoltre la stessa VAS a chiarire anche pubblicamente la sua lettura distorta del documento della SCI provvedendo alla rettifica dei commenti fuorvianti e strumentali, o comunque che possono essere strumentalizzati.
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Ho raccolto l’invito a nome del Circolo Territoriale di Roma rispondendo con la Nota VAS prot. n. 11 del 1 aprile 2014 che ho anticipato ieri per posta elettronica certificata all’indirizzo protocollo.
Dal momento che sono stato invitato a chiarire anche pubblicamente la mia presunta lettura distorta del documento della SCI, riporto di seguito integralmente il testo della nota di risposta.
Prot. n. 11/2014
Associazione Imprese Pubblicità Esterna (A.I.P.E.)
c.a. Presidente Daniela Aga Rossi
c.a. Direttore Ettore Corsale
p.c.
Assessore per Roma Produttiva
On. Marta Leonori
Presidente della IX Commissione Commercio
On. Orlando Corsetti
Membri della IX Commissione Commercio
Oggetto – Articolo “La “concertazione” che vorrebbe in extremis la ditta pubblicitaria S.C.I. (Società Concessioni Internazionali)” del 20/03/2014
Si premette che VAS (Verdi Ambiente e Società) è una associazione di protezione ambientale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente con Decreto del 29.3.1994 ed è quindi portatrice di interessi diffusi che sono riconosciuti dallo stesso art. 9 della legge n. 241/1990 e che danno dunque diritto anche al sottoscritto di intervenire in un procedimento relativo ad un provvedimento da cui possa derivare un pregiudizio dell’interesse pubblico, quale è il percorso di partecipazione sul PRIP, come ho fatto oggettivamente presentando la nota VAS prot. n. 10 del 19 marzo 2014 che ai sensi della lettera b) del successivo art. 10 della medesima legge 241/1990 è annoverabile fra le <<memorie scritte e documenti che l’amministrazione ha l’obbligo di valutare ove siano pertinenti all’oggetto del procedimento>>.
La nota suddetta è stata da me inserita in un articolo dal titolo di cui all’oggetto che il 20 marzo 2014 è stato pubblicato dapprima sul www.vasroma.it che è il sito ufficiale del Circolo Territoriale di Roma di cui sono il responsabile e poco dopo sul sito www.cartellopoli.net: al di là del titolo, che comunque centra obiettivamente il contenuto della nota della SCI riguardo al PRIP, l’articolo in questione è composto da un lato dal riferimento tramite link alla nota della ditta S.C.I. (Società Concessioni Internazionali) che è doveroso per far capire a chi legge la nota VAS prot. n. 10 del 19 marzo 2014 di cui ho pubblicato integralmente il testo senza fare alcun commento.
Ciò nonostante questa Spett.le associazione di categoria si è permessa di approfittare della seduta della Commissione Commercio che si è svolta il 26 marzo scorso per consegnarmi a mano per il tramite dell’avv. Ettore Corsale una nota senza data e senza firma che è stata però voluta consegnare prima di me al Presidente della Commissione On. Orlando Corsetti e che è stata addirittura pubblicata quello stesso giorno (forse anche qualche ora prima) sul sito www.esterniamo.it con cui l’A.I.P.E. dichiara di collaborare.
Per questi motivi la mia presente “risposta” è indirizzata anche all’On. Assessore Marta Leonori ed al Presidente ed ai membri della IX Commissione Commercio, a maggior ragione perché riguarda un procedimento di rilevante interesse pubblico quale è per l’appunto il PRIP.
Con espresso riferimento all’articolo pubblicato il 20 marzo 2013 sul sito ufficiale del Circolo Territoriale di Roma questa spett.le associazione di categoria si riserva “per questo e per altri numerosi articoli le dovute tutele“.
Presumo che gli altri non meglio precisati “numerosi articoli” riguardino sempre la materia della impiantistica pubblicitaria di Roma in generale e del PRIP in particolare, che ho pubblicato sul sito www.vasroma.it avvalendomi del diritto di cronaca ed anche di critica sancito dall’art. 21 della nostra Costituzione, che deve però essere sempre esercitato nel rispetto di quanto ormai stabilito al riguardo da numerose sentenze civili e penali.L’applicazione corretta del diritto di cronaca si deve basare anzitutto sulla verità del fatto, poi sul suo interesse sociale (pertinenza) ed infine sulla correttezza formale del linguaggio.L’applicazione corretta invece del diritto di critica si deve basare sulla verità del giudizio ed ovviamente sulla correttezza formale del linguaggio (continenza).
Preciso oltretutto che il sito ufficiale del Circolo Territoriale di Roma di VAS è impostato anche come blog con la dichiarata finalità di consentire a chiunque lo voglia di intervenire su ogni articolo che vi viene pubblicato per fare i propri commenti e chiedere quindi direttamente anche le dovute immediate rettifiche di notizie o brani scritti di cui si dimostrasse fondatamente l’inesattezza, commessa sempre e comunque dal sottoscritto in perfetta buona fede.Al riguardo faccio presente che l’obbligo morale assunto dal sottoscritto (come Responsabile di una associazione di cui non deve tradire le sue finalità statutarie) non può di certo essere prevaricato o comunque messo in subordine da un’azione giudiziaria ventilata in termini personali nei suoi confronti, oltre che nei confronti sia del Circolo Territoriale di Roma che della stessa associazione nazionale di VAS: non mi può ad ogni modo di certo dissuadere dal continuare ad intervenire in un procedimento amministrativo di cui sono quanto mai convinto che sia derivato e stia derivando un gravissimo pregiudizio per gli interessi diffusi di cui sono portatore e quindi difensore.
Tenendo pertanto ben separati i risvolti giudiziari (di cui si sta già interessando il Presidente di VAS a tutela non solo della dignità morale del sottoscritto, ma anche della immagine lesa sia del Circolo Territoriale di Roma che della stessa associazione nazionale) dai risvolti amministrativi (da cui non possono esimersi anche le diverse Autorità del Comune di Roma che leggono per conoscenza), mi sento in obbligo di rispondere in questa sede proprio ai chiarimenti che questa spett.le associazione di categoria invita a dare pubblicamente, replicando punto per punto alle sue argomentazioni con il presente atto che vale come “memoria scritta” o “documento” che hanno comunque l’obbligo di valutare anche e soprattutto le S.V. che leggono per conoscenza.
Prima ancora però debbo mettere in evidenza la contraddizione che in termini di “metodo” emerge dal comportamento in particolare dell’avv. Ettore Corsale che ho conosciuto in occasione del 2° incontro da me promosso e tenuto il 12 novembre 2013 proprio nella sede dell’AIPE in via Cerchiara n. 45.
Vi ha fatto seguito un mio messaggio di posta elettronica trasmesso il successivo 30 novembre a cui ha tenuto a rispondere l’avv. Corsale personalmente il 9 dicembre 2013 in qualità di neo Direttore del’A.I.P.E. per sottolinearmi testualmente quanto segue: <<In primo luogo si evidenzia che all’incontro ha partecipato la sezione romana dell’Associazione (AIPE) e non già le singole ditte pubblicitarie e che un documento congiunto potrebbe essere sottoscritto solo dall’associazione. Inoltre Vi continuate a rivolgere alle singole persone ed alle singole aziende anche se avete di fronte un’associazione, con i suoi organi. La distinzione non è solamente di metodo ma assolutamente di merito. Infatti l’Associazione è un ente esponenziale cui aderiscono le singole aziende ma che ha una sua singola soggettività e i cui obiettivi non necessariamente coincidono con quelli propri delle singole aziende. Le stesse infatti aderiscono alle Associazioni sapendo esattamente cosa esse si prefiggono e, pur partecipando alla vita associativa ed alla determinazione delle politiche dell’Associazione stessa, si adeguano alle sue decisioni, che spesso rappresentano una mediazione tra diverse posizioni>>.
Ne deriva che per il caso in questione l’iniziativa della ditta “S.C.I.” aveva un “obiettivo” che coincide perfettamente con quello di questa spett.le associazione di categoria fino al punto di spingerla a fare in proprio una personale difesa d’ufficio, quasi lasciando intendere che la ditta S.C.I. non sia in grado di farsela da sola!
Al riguardo sono ormai personalmente convinto che “obiettivo” non solo dell’A.I.P.E. è diventato anche e soprattutto quello di screditare del tutto la mia persona con continue e sistematiche “provocazioni” verbali per spingermi a reagire anche scompostamente (come è di fatto avvenuto più volte) per distogliere deliberatamente l’attenzione dalle Norme Tecniche di Attuazione del PRIP proposte da VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori o rendere comunque meno credibili i loro contenuti.
Con questo “obiettivo” a mio personale giudizio è partita la nota trasmessa il 25 febbraio scorso dalla Associazione Aziende Pubblicitarie Italiane” (A.A.P.I.) che mi mette sotto accusa per il “ruolo” che avrei svolto addirittura controdeducendo io a tutti i documenti presentati entro il 17 dicembre 2013 (e non il dott. Francesco Paciello ed “Aequa Roma” come invece effettivamente è stato).
Con lo stesso “obiettivo” la nota del 13 marzo della ditta S.C.I. fa una chiara azione di evidente discredito nei confronti del sottoscritto chiamato in causa addirittura in premessa parlando di <<proposte … utili ad essere amplificate e persino distorte sino ad arrivare ad iperbole ridicole vedi quanto riferito nella trasmissione “Uno Mattina”, da parte di associazioni che parrebbero dettare l’agenda del Comune e purtroppo non smentite”.
Questo stesso “obiettivo” sembra ora perseguire l’A.I.P.E. con la nota di cui all’oggetto dove attacca addirittura tutte i miei articoli pubblicati sia su www.vasroma.it che anche su www.cartellopoli.net.
“Ritardo nei lavori della Commissione” – Si vorrebbe giustificare l’evidente trattamento di favore concesso indebitamente a questa associazione di categoria, sostenendo ora che si tratterebbe di “osservazioni” presentate a dicembre “trasformate in veri e propri emendamenti perché nelle forma in cui erano state presentate non erano state prese in considerazione”.
Mi limito solo a constatare che i 7 emendamenti che l’On. Orlando Corsetti ha permesso di presentare il 6 marzo 2014 e non nel mese di febbraio come da voi dichiarato (forse per minimizzare il diritto che vi è stato del tutto impropriamente concesso a ben tre mesi di distanza) riguardano tutt’altre argomentazioni, portate per giunta non allo “schema normativo” del PRIP che era il solo ed unico invece da dover osservare entro il 17.12.2013, ma alla “normativa tecnica di attuazione” che fa parte del PRIP aggiornato e che solo il 28 febbraio 2014 la sig.ra Antonella Di Palma della Segreteria dell’On. Corsetti ha trasmesso per opportuna conoscenza al sottoscritto, come si presume che abbia fatto quindi anche con questa associazione di categoria.
Ne deriva che a questa spett.le associazione di categoria è stato permesso di presentare emendamenti non dovuti a questo testo, in totale disparità di trattamento che è continuata con quanto di ulteriore e secondo me estremamente grave è stato concesso.
Mentre alle osservazioni e proposte presentate entro il 17 dicembre 2013, comprese quindi quelle di VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori, è stato controdedotto il 12 febbraio 2014, dopo quindi ben 57 giorni, al dott. Ettore Corsale il 6 marzo successivo è stato concesso non solo di far interrompere per un quarto d’ora la seduta della Commissione Commercio per consentire al dott. Francesco Paciello di controdedurre immediatamente ai 7 emendamenti trasmessi quella stessa mattina per posta elettronica, ma di dibattere e contestare per giunta la quasi totalità dei pareri negativi espressi, ottenendone dall’On. Orlando Corsetti la promessa di un “approfondimento” in termini “politici”.
Nella vostra nota avete omesso di dire che nel corso della successiva seduta della Commissione Commercio dell’11 marzo scorso il Direttore dell’A.A.P.I. Dott. Franco Meroni avrebbe voluto il diritto di presentare anch’esso ulteriori osservazioni oltre quelle già consegnate nei termini entro il 17 dicembre 2013 e direttamente alla “normativa tecnica di attuazione” del PRIP e non al suo “schema normativo”, ma che non gli è stato almeno formalmente riconosciuto.
Nella mia nota prot. n. 10 del 19.3.2014 ho testualmente dichiarato che <<a due giorni esatti di distanza da quella seduta, per evitare il rischio di un nuovo rifiuto, il Sig. Randaccio presume di stare ad “operare su un reale piano di parità nel rispetto delle entità di rappresentanza” trasmettendo la nota di cui all’oggetto specificatamente anche al Presidente della Commissione Commercio che è stato così costretto a doverla se non altro recepire passivamente>> e che il sottoscritto <<per non essere da meno in termini di “metodo” e recuperare almeno in parte un effettivo “reale piano di parità nel rispetto delle entità di rappresentanza”>> si è sentito <<nello stesso pieno diritto di presentare>> a sua volta un documento di replica, a compensazione se non altro della grave disparità di trattamento messa in atto dall’On. Orlando Corsetti.
Trovo quindi estremamente contraddittorio per non dire paradossale il comportamento di questa spett.le associazione di categoria che pretende di negare al sottoscritto il diritto che si è arrogata invece la sua assistita S.C.I.: la questione appare ai miei occhi ancor più grave se si considera che ho permesso sia all’avv. Ettore Corsale che al sig. Ranieri Randaccio di intervenire nelle sedute in cui sono state valutate e discusse le Norme Tecniche di Attuazione proposte da VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori, aprendo su di esse quel confronto che ora invece mi si nega sulla nota della ditta S.C.I. quasi fosse una riservata personale trasmessa all’On. Orlando Corsetti e non quel pregiudizio dell’interesse pubblico che vi ravvedo invece io.
“riferimento alle ‘iperboli ridicole’ scaturite dalla trasmissione Uno Mattina” – Per evitare di accusare il sottoscritto di una “abnorme assurdità”, che anziché lui come “associazione” avrebbe detto il sig. Masimiliano Tonelli nell’intervista da lui rilasciata dove però è stato presentato come responsabile del sito www.cartellopoli.net che fa capo ad un omonimo “comitato”, bastava omettere di scrivere la parola “associazioni” o specificare con 4 parole a chi ci si è voluti veramente riferire, senza doverlo “giustificare” a posteriori.
“se la SCI si sente di dover ‘minacciare’ un ricorso al TAR nel caso di lesione delle sue posizioni giuridiche ciò è assolutamente legittimo” – Sfugge a questa spett.le associazione di categoria che nel nostro Stato di diritto i ricorsi si fanno per impugnare atti concreti già emanati che si ritiene lesivi di interessi legittimi o legittimati, mentre non sono consentite “minacce” di impugnare provvedimenti della amministrazione capitolina che ancora non ci sono e che si vorrebbero condizionare in un modo che non può di certo essere considerato di “confronto”.
Nel nostro Stato di diritto non è considerato nemmeno ammissibile o comunque corretto insinuare che al tavolo di consultazione della Commissione ci sarebbero altri non meglio precisati “partecipanti” che perseguirebbero degli “interessi” che non sono “assolutamente limpidi ed evidenti ” come quelli della SCI: dal momento che al tavolo di consultazione della Commissione sono rimaste solo le associazioni VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori con la loro proposta unitaria di modifiche ed integrazioni al PRIP basata esclusivamente sul rispetto della normativa vigente in materia questa spett.le associazione di categoria si è permessa di scrivere che i responsabili delle due suddette associazioni ed in primis il sottoscritto non avrebbero interessi limpidi ed evidenti !
“la SCI chiedeva la rimozione di tutti gli impianti ‘senza scheda’, di tutti quelli completamente abusivi perché fuori anche della banca dati” – Premesso che la nota della SCI fa espresso riferimento alla deliberazione n. 425/2013 che prescrive la rimozione entro il 19 marzo 2014 soltanto di 5.000 impianti “senza scheda”, ivi compresi quelle appartenenti al “circuito cultura e spettacolo”, ma parla anche di 600 impianti “totalmente abusivi” che non si capisce come e chi glieli abbia così quantificati, faccio presente che secondo il 5° comma dell’art. 14 della disciplina del “riordino” emanata con la delibera 1689/1997 <<se il titolare della domanda di riordino, o un suo rappresentante per procura, non si presenta a sottoscrivere preventivamente l’atto d’obbligo entro 15 giorni dal ricevimento dell’invito del Servizio Affissioni e Pubblicità, la domanda di riordino deve essere respinta con provvedimento del Dirigente responsabile pro-tempore del Servizio medesimo>>, mentre secondo il dispositivo di chiusura del successivo art. 16 della medesima deliberazione n. 1689/1997 <<la Giunta Comunale delibera di approvare gli schemi dei provvedimenti dirigenziali per il rinnovo/rilascio delle concessioni e delle autorizzazioni, allegati sub A), B) e C) alla presente deliberazione formandone parte integrante e sostanziale>>: i 3 citati allegati sono schemi di Determinazioni Dirigenziali predisposte per il rilascio del rinnovo delle concessioni/autorizzazioni degli impianti del “riordino” <<previa sottoscrizione di appositi atti d’obbligo (da parte del soggetto istante “quali parti integranti e sostanziali” dei provvedimenti medesimi) all’esito dell’esame delle istanze di riordino riferite agli impianti cosiddetti S.P.Q.R. di cui all’allegato A), agli impianti da installare su area comunale di cui all’allegato B) e agli impianti da installare su aree non comunali, di cui all’allegato C), prevedendo per ciascuno di tali provvedimenti la durata, la possibilità di un ulteriore rinnovo alla scadenza ed, infine, “gli adeguamenti degli impianti pubblicitari in sede di Piano Particolareggiato o di progetto finalizzato all’arredo urbano”>>.
Il suddetto testo riportato in corsivo è quello delle premesse della deliberazione n. 436 del 25 luglio 2002 con cui la Giunta Comunale ha integrato <<i tre atti d’obbligo allegati sotto le lettere A), B) e C) alla deliberazione della Giunta Comunale n. 1689 del 9 maggio 1997, aggiungendo in ciascuno di essi il seguente ultimo capoverso:
“la ditta si impegna, sin da ora, ai sensi e per gli effetti dell’art. 11 della legge 7 agosto 1990 n. 241, ad adempiere ad ogni obbligo previsto a suo carico nel provvedimento di rinnovo/rilascio della concessione/autorizzazione per la collocazione/sfruttamento dell’impianto pubblicitario in questione.
In particolare, nel caso in cui tale impianto dovesse risultare in contrasto con sopravvenute disposizioni per la installazione di impianti pubblicitari, che saranno stabilite dal nuovo Regolamento delle affissioni e della pubblicità, o con i criteri per la redazione del Piano Regolatore degli impianti e dei mezzi pubblicitari o con quelli previsti dai relativi piani di localizzazione o con qualunque altra, dedotta, sopravvenuta ragione di pubblico interesse, la ditta si obbliga a provvedere, entro e non oltre trenta giorni dalla comunicazione dei relativi provvedimenti, all’adeguamento dell’impianto pubblicitario, come sopra assentito, ovvero alla rimozione dell’impianto medesimo ove tale adeguamento non fosse consentito dalle disposizioni o dai criteri suddetti.>>
Tutti e 3 gli schemi di atti d’obbligo a cui è subordinato il rilascio del rinnovo dei titoli degli impianti del “riordino” obbligano ogni ditta alla preventiva sottoscrizione di un atto che la impegna <<a rispettare i seguenti obblighi ai fini del rinnovo/rilascio dell’autorizzazione, fra cui <<ad eseguire gratuitamente la rimozione con i propri mezzi, compreso il trasporto nella depositeria comunale, di impianti pubblicitari abusivi installati nelle prossimità dell’impianto oggetto dell’autorizzazione, dietro preavviso del Comune di almeno 7 (sette) giorni ed alla presenza di addetti comunali>>.
Come si può bene vedere, non si tratta di un “ordine” vero e proprio inteso quanto meno come generalizzato a monte, ma caso mai di un obbligo a cui la ditta deve caso mai ottemperare a valle solo all’atto di ricevere il rilascio del rinnovo delle concessioni/autorizzazioni e solo nel caso di rimozione di impianti installati abusivamente “nelle prossimità” degli stessi impianti del “riordino” e non anche quelli situati a chilometri di distanza dai medesimi, per giunta “dietro preavviso del Comune di almeno 7 (sette) giorni ed alla presenza di addetti comunali”.
Ne deriva in conclusione che l’impegno alla rimozione vale esclusivamente per gli impianti installati abusivamente in prossimità degli impianti del riordino di cui sia stato rinnovato il titolo e sempre solo dietro preavviso del Comune dato 7 giorni prima: siccome gli impianti del “riordino” di cui è stato rinnovato il titolo sono appena il 10% del totale, come ammesso dallo stesso sig. Paciello nella seduta del 21 marco 2014, questo non spiega comunque perché non risulti che non ci sia stata nemmeno la rimozione di un impianto abusivo da parte delle ditte, né può essere portato a “giustificazione” che il Comune non abbia dato fin qui nessun “preavviso” di 7 giorni: quel che anche il più comune dei cittadini non si spiega è perché, a fronte di accertate e reiterate installazioni abusive di impianti che oggettivamente creano un grave danno economico sul mercato alle cosiddette ditte “serie”, queste ultime non hanno ad ogni modo provveduto come non provvedono tuttora a denunciare al Comune questi impianti per pretendere che sia l’amministrazione a rimuoverli, come ho fatto io con le 441 segnalazioni trasmesse per posta elettronica dal 13 maggio 2010 al 1 luglio 2013.
“riduzione dei poster 4 x 3 in impianti 3 x 2 …. Tale proposta è stata male interpretata” – mi limito a far presente a chi legge che il testo esatto della proposta della SCI era <<la proibizione a) dei Maxi posters 4 x 3 trasformandoli in 3 x 2 !!!>> che in italiano ed in matematica (che non è un’opinione) significa che se una ditta possiede e soprattutto paga il Canone Iniziative Pubblicitarie (CIP) anche in proporzione alla superficie pubblicitaria espositiva ad es. per 10 impianti 4 x 3 monofacciali (pari e 120 mq. complessivi) da trasformare in impianti monofacciali di 3 x 2 della stessa complessiva superficie, allora gli impianti installati diventano 20 (perché 120 mq. : 6 mq./impianto = 20).
Quanto alla affermazione secondo me chiaramente diffamatoria, che si aggiunge a quelle che l’hanno preceduta e di cui questa spett.le associazione di categoria si deve prendere tutte le responsabilità, secondo la quale la proposta unitaria di VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori prevedrebbe di installare impianti <<di formato quasi doppio rispetto all’esistente (il famoso formato europeo usato dalle multinazionali) nella parte più tutelata della città>>, a dimostrazione dell’evidente quanto recidivo intento diffamatorio per chi non lo sapesse porto che con la Presidente dell’A.I.P.E. Daniela Aga Rossi ci siamo incontrati per ben 3 volte (il 3 maggio 2013 all’atto della presentazione in Conferenza Stampa proprio della nostra proposta unitaria, il successivo 28 maggio ed il 12 novembre 2013, a cui ha partecipato anche l’avv. Ettore Corsale all’epoca non ancora direttore generale dell’A.I.P.E.) senza mai avere avuto vis à vis questa specifica contestazione in queste forme ed in questi modi diffamanti.
Porto come precedente ancor più recidivo che sul sito “Esterniamo”, con cui l’A.I.P.E. dichiara di collaborare, il 22 gennaio scorso è stato pubblicato un articolo dal titolo “Proposte di modifica ed integrazioni al PRIP. Ecco come si vuole cambiare il piano” che commenta la proposta unitaria di VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori nel seguente modo, dopo avere fatto una inammissibile confusione tra “città storica” e “centro storico”: <<Una proposta che si pone quantomeno in contrasto con i buoni propositi sopracitati, giacché triplica, di fatto, le dimensioni degli impianti attualmente consentiti. E la cosa che stona è che a sottoscriverla sia un’associazione che si definisce verde e ambientalista>>.
Con un messaggio di posta elettronica trasmesso il 24 gennaio 2014 ho dimostrato la gravità di quanto era stato scritto chiedendo una immediata rettifica e chiudendo nel modo seguente: <<Qualora non venisse pubblicata la presente rettifica, mi riservo di chiedere a nome di VAS alla Procura della Repubblica di volere accertare se nei contenuti dell’articolo in questione si possano ravvisare gli estremi della diffamazione a messo stampa ai sensi del 3° comma dell’art. 595 del Codice Penale>>.
Il successivo 30 gennaio sul sito www.esterniamo.it è stata pubblicata solo una parziale rettifica, perché riconosce da un lato che “si è parlato di Centro Storico e Città storica in modo atecnico e , in un’occasione, invertendo i due concetti” mentre dall’altro lato ribadisce “lo stupore che siano proprio queste Associazioni a proporre, per il Centro Storico, degli impianti di formato maggiore rispetto a quanto previsto dall’Amministrazione“.
Ogni ulteriore chiarimento sulla ormai più che evidente persecuzione diffamatoria è superfluo, anche perché non va fatto in questa sede.
“I Piani di Localizzazione sono degli strumenti applicativi per la redazione dei quali dovrebbe mancare del tutto qualsiasi discrezionalità” – Appare quasi goffo il tentativo di dimostrare che non ci sarebbe nessun conflitto di interessi se a redigere i Piani di Localizzazione fossero per giunta soltanto alcune e non tutte le ditte pubblicitarie.
In base alla normativa vigente per il Comune di Roma e non certo a quella di altre città per lo più europee che da quanto mi risulta non prevedono i Piani di Localizzazione e che stabiliscono che siano i vincitori dei bandi a redigere dei piani simili, ai Piani di Localizzazione “romani” spetta il preciso compito di finire di pianificare (dopo il PRIP) l’intera città di Roma individuando le posizioni esatte sul territorio di ogni futuro impianto nel rispetto da un lato degli indici di affollamento stabiliti dal PRIP con 8 precisi tipi stradali e nel rispetto dall’altro lato di tutte le distanze minime prescritte dal Codice della Strada e dal suo Regolamento di attuazione.
A dimostrazione di quanto sopra affermato basta portare quanto ha deciso da solo il Presidente della Commissione Commercio On. Orlando Corsetti nel corso della seduta tenuta il 26 marzo scorso con l’istituzione di un gruppo di lavoro (costituto presumibilmente soltanto da alcune ditte selezionate) a cui si vuol dare il compito di “sperimentare” la massimizzazione degli spazi ai fini della installazione del maggior numero possibile di impianti – anche in deroga del Codice della Strada – su 4 tratti di arterie prese a campione (piazzale della Radio, piazza Bologna, via del Corso e viale Marconi).
Ho già avuto modo di far presente, ma inutilmente, all’On. Orlando Corsetti che non si è accorto di stare da un lato mettendo in discussione gli stessi 8 indici di affollamento individuati dal PRIP (da nessuno fino ad oggi contestati) e di far fare dall’altro lato un lavoro che spetta esclusivamente ai Piani di Localizzazione: per rendere più palpabile l’illegalità che a mio giudizio si metterebbe in atto, ho fatto presente che i futuri Piani di Localizzazione dovranno pianificare quelle stesse 4 strade ed ho chiesto di sapere, senza averne alcuna risposta, se saranno costretti a dover recepire passivamente i risultati del lavoro di questo gruppo di lavoro che non mi risulta previsto da nessuna norma !
Lascio ad altri commentare poi e giudicare la decisone presa dall’On. Orlando Corsetti a nome e per conto dell’intera Commissione Commercio alla fine della suddetta seduta di posticipare l’approvazione del documento del PRIP fino a che il gruppo di lavoro non avrà espletato il suo “mandato”.
“posizione dell’AIPE in merito al riordino ed alla conclusione dello stesso. …. VAS è libera di leggere le norme come vuole ma lo stesso deve poter fare SCI e chiunque altro senza per questo essere additato come un pirata o un approfittatore, uno per il quale le norme sarebbero un optional” – Premesso che la legge non ammette ignoranza da parte di nessuno e quindi non si può “interpretare” secondo i propri comodi nemmeno da parte mia, per cui è già grave quanto sopra affermato nei miei confronti, posso rigettare al mittente l’accusa infamante di essermi scatenato dando il meglio di me <<in acrimonia e strumentalizzazione delle proposte della SCI>> dimostrandolo con prove inconfutabili che smontano quanto è stato forse scritto dallo stesso avv. Ettore Corsale.
Nel corso dell’intervallo di un quarto d’ora della seduta del 6 marzo voluto dall’On. Corsetti il sig. Ranieri Randaccio mi ha letteralmente provocato ed offeso dicendo che stavo a fare un “comizio” nel preciso momento in cui ho affermato che tutti i titoli autorizzativi del “riordino” scadono alla fine di quest’anno 31 dicembre 2014: gli ho risposto chiedendogli le ragioni per cui non ha impugnato al TAR lo stesso docuemnto d’indirizzo sul PRIp approvato dalla Commissione Commercio che porta in testa la stessa data.
Nel corso della successiva seduta del 21 marzo il dott. Francesco Paciello in persona ha confermato questa mia corretta “lettura” che non può e non deve essere una libera “interpretazione” della relativa normativa e che quindi legittima pienamente la mia critica del punto 5 della nota della SCI.
L’aspetto più grave della questione è che il 21 marzo scorso non c’era il sig. Ranieri Randaccio, ma era presente invece l’avv. Ettore Corsale che quindi nell’autorizzare uno scritto del genere dell’AIPE dovrebbe essere consapevole di stare mentendo, dal momento che quel giorno il dott. Francesco Paciello ha anche confermato davanti a lui senza alcuna contestazione i dati da me forniti sul numero degli impianti per i quali lui aveva rinnovato il titolo fino al 31 dicembre 2014, vale a dire 3.189 impianti privati su suolo pubblico, 60 su suolo privato e 453 impianti di proprietà di Roma Capitale (SPQR): l’avv. Corsale ha dimenticato del tutto di non avermi minimamente contestato quando ho rilevato che ad essere stato rinnovato era appena il 10% del totale.
Ha dimenticato soprattutto che è stato lui a sollevare il problema del comma 5 bis dell’art. 34 del Regolamento vigente che ha sospeso fino all’approvazione del PRIP l’istruttoria del rimanente 90% degli impianti: ha dimenticato del tutto che sono stato io a proporre una soluzione che veniva incontro alle ditte e che paradossalmente è stata fatta insabbiare proprio da lui, che ora in modo sbalorditivo permette invece da direttore generale dell’AIPE di far raggiungere alla suddetta nota l’apice del discredito di cui si dovrà prendere tutta la responsabilità.
In questa sede interessa la valutazione “politica” del problema per superare il quale nel corso della seduta del 26 marzo 2014 ho proposto di sostituire la parola “rinnovato” al 4° comma dell’art. 38 delle Norme Tecniche di Attuazione proposte da VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori con la parola “valido”.
“sia lecito ascoltare tutti ma che sia necessario ascoltare in primis gli addetti che in primo luogo mettono nome e cognome sotto le proposte senza ergersi a tutori del giusto e soprattutto dell’interesse pubblico” – Di fronte ad una “sentenza” del genere non so se devo prenderla a ridere o devo invece mettermi a piangere, visto che mi viene “sancita” su carta intestata dell’AIPE senza che qualcuno si sia degnato di mettere nome e cognome !!!!!
Quand’anche volessi riconoscere il maggior “diritto” delle ditte pubblicitarie, ma tutte indistintamente e non solo della èlite che si permette di prendersela con il sottoscritto, non posso non far presente che il privilegio dell’ascolto anticipato non significa l’accoglimento a priori sempre e comunque anche della più strampalata delle proposte, specie se si pone scopertamente in totale difformità della normativa vigente in materia.
“Non è dato comprendere quale sia l’obiettivo della VAS … infatti si potranno garantire decoro e legalità …. con il rinnovo dei titoli a chi ha garantito legalità e pagamenti in questi anni di caos, parallelamente alla messa a gara delle residue superfici” – Vale per questo passaggio quanto ho detto per il precedente, ribadendo che l’esentare dalle gare la quasi totalità degli impianti del “riordino” per riservare solo la esigua rimanenza alla messa a bando costituisce una doppia grave violazione da un lato della normativa europea che esige la garanzia del principio della libera concorrenza e dall’altro della inevitabile scadenza prima o poi di tutti i titoli autorizzativi che non possono durare in eterno per assicurare un illecito perenne regime di monopolio.
La gravità di questa ennesima accusa infamante che mi si porta, con la colpa di non tenere in considerazione questo delicato problema umano e socio-economico, viene dalla constatazione che ne ho parlato a più riprese pubblicamente nel corso delle ormai numerose sedute della Commissione Commercio ed in particolare nell’ultima del 21 marzo 2014 quando davanti all’avv. Ettore Corsale ho tenuto a precisare una volta per tutte che per VAS e Basta Cartelloni-Francesco Fiori l’obiettivo del ripristino della decoro e della legalità è pienamente raggiunto con l’approvazione dei Piani di Localizzazione, perché avranno individuato le posizioni sul territorio in cui dovranno essere installati in eterno gli impianti pubblicitari, per cui come ne verrà affidata la gestione decennale tramite i bandi di gara non è più di stretta competenza di VAS, perché costituisce ormai un rapporto tra l’Amministrazione Capitolina e le ditte pubblicitarie in qualità di “addetti ai lavori” che dovrà arrivare a trovare in “termini politici” una soluzione che sia la più largamente condivisa: ad una associazione come VAS che è portatrice di interessi diffusi deve importare a quel momento esclusivamente il rispetto della legalità intesa come espletamento dei bandi in base al D.Lgs. n. 163/2006 e rispetto del principio di totale e non parziale libera concorrenza.
Ho anche fatto presente che in questo momento non c’è oggettivamente la più larga condivisone su una possibile soluzione, che può quindi essere rimandata senza specificare per filo e per segno nelle Norme Tecniche di Attuazione del PRIP come si faranno dei bandi che possano garantire di non fallire le ditte oneste che hanno fino ad oggi operato a Roma: da qui alla approvazione dei Piani di Localizzazione c’è infatti tutto il tempo utile ad un confronto tra le ditte da un lato e l’assessore Leonori dall’altro lato, che sia però franco e soprattutto trasparente, senza secondi fini e senza minacce e tentativi di condizionamenti come è stato fatto invece da alcune parti.
Ho ribadito questa mia posizione il 21 marzo davanti all’avv. Ettore Corsale e la sua risposta è stata ora quella di congedare da direttore generale dell’AIPE un documento che né lui né il Presidente si sono degnati di firmare !!!!
Lascio a chi legge giudicare la legittimità delle “pretese” dell’AIPE in termini “politici” e sulle <<vere e proprie cantonate che avrei preso>>: il resto del giudizio lo lascio esprimere in altre sedi ben più opportune .
Quanto all’invito che è stato fatto alla stessa VAS <<a chiarire anche pubblicamente la sua lettura distorta del documento della SCI provvedendo alla rettifica dei commenti fuorvianti e strumentali>> che non vengono però precisati, rendendo di fatto impossibile – anche volendo – fare rettifiche che comunque non ravvedo, faccio presente che non è VAS nazionale che deve rettificare alcunché e che risponderà comunque in separata sede per mano del Presidente Guido Pollice riguardo all’indebito suo coinvolgimento, dal momento che “competente” a rispondere non è nemmeno il Circolo Territoriale di Roma di VAS, ma caso mai il suo responsabile, in quanto materiale autore dell’articolo di cui all’oggetto e di tutti quelli precedentemente pubblicati sul sito www.vasroma.it.
Per quanto mi riguarda comunico fin d’ora che ritengo pienamente accolto l’invito a chiarire anche pubblicamente la mia “lettura” del documento della SCI anzitutto con la presente replica che intendo fare oggetto di un articolo analogo a quello contestato, pubblicando sul sito ww.vasroma.it la nota anonima dell’Aipe e la presente replica.
Distinti saluti.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi
Roma, 1 aprile 2014