Articolo di Mila Fiordalisi pubblicato il 4 dicembre 2014 su “Edilizia e Territorio” allegato al “Sole 24 Ore” con questo titolo ed il seguente sottotitolo: “Il Piano Aipe al vaglio del Comune prevede cartelloni autosufficienti dal punto di vista energetico grazie ai pannelli solari trasparenti a basso impatto visivo”.
Mila Fiordalisi
“Svecchiare” gli impianti pubblicitari di Roma.
Trasformandoli in veri e propri “totem” multifunzionali in grado di coniugare le esigenze di comunicazione dei committenti con una serie di funzionalità innovative a servizio dell’amministrazione capitolina e anche dei cittadini.
Questo il “piano” che l’Aipe (l’associazione imprese pubblicità esterne) ha sottoposto al Comune di Roma nell’ambito del Prip (Piano Regolatore Impianti e mezzi Pubblicitari) approvato il 30 luglio scorso (delibera 49/2014) per la gestione degli impianti da attribuire ai privati o da affidare in locazione.
L’associazione insieme con il Consorzio Roma Ricerche, con cui ha stretto una partnership per lo sviluppo di nuove tecnologie al servizio della pubblicità nelle aree metropolitane e a tutela del decoro urbano, ha ideato una tipologia di impianti sull’onda di quelli operativi in metropoli quali New York e Tokyo.
“Roma potrebbe essere la prima città in Europa a dotarsi di queste innovative infrastrutture“, sottolinea il presidente dell’Aipe Daniela Aga Rossi.
“Attualmente il piano, che abbiamo presentato il 30 ottobre, è al vaglio della Commissione comunale preposta a valutare l’adozione di nuovi impianti a seguito dell’approvazione del Prip“, puntualizza la numero uno dell’associazione.
“L’assessore al Commercio Marta Leonori ha raccolto le nostre osservazioni sulla tipologia d’impiantistica presente nel Prip e coinvolto gli operatori chiedendo di presentare progetti per disegnare la città del futuro. Per noi questa è una sfida importante perché vogliamo contribuire al decoro urbano e all’implementazione tecnologica della nostra città“.
L’installazione dei nuovi impianti sarà a costo zero per l’amministrazione: a occuparsi delle spese per l’installazione e la futura gestione saranno infatti i concessionari degli impianti stessi.
Hot spot wireless per la connessione a Internet, videocamere di sorveglianza e controllo traffico, sensori di parametri ambientali e sistemi di emergenza con servizio di Sos, i servizi “integrati” negli impianti a firma Aipe-Crr.
I cartelloni smart – da quelli parapedonali fino al maxi formato 3×2 metri – sono inoltre a base di materiali fotoluminescenti, ossia in grado di “catturare” e trattenere la luce solare o artificiale per poi “rilasciarla” in condizioni di buio con intensità decrescente, e di materiali antigraffiti, “autopulenti” ed anti-corrosione per abbattere al minimo le attività di manutenzione.
E al momento sono in corso attività di ricerca per valutare la possibilità di adottare materiali alternativi al plexiglass e materiali per la stampa digitale ecosostenibile alternativi al pvc in sostituzione della carta.
Non solo: gli impianti, illuminati con lampade led ad alta efficienza, potranno essere autosufficienti da un punto di vista energetico, ma anche in questo caso si punta al massimo livello di innovazione.
“L’uso di pannelli fotovoltaici tradizionali ha un impatto estetico non da poco – sottolinea il presidente di Aipe -. Per questa ragione abbiamo deciso di sperimentare l’uso di pannelli solari trasparenti basati su materiali organici che possono essere utilizzati anche per proteggere le strutture“.
Nell’ambito della partnership Aipe-Crr, la prima fornirà tutto il proprio know how in materia di impianti e di logistica mentre il Crr – che vede fra i soci le università Sapienza, Tor Vergata e Luiss nonché enti quali il Cnr e l’Enea – si occuperà, grazie all’esperienza in campo scientifico e tecnologico, di studiare soluzioni innovative da applicare al sistema della pubblicità esterna.
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Su questo stesso sito il 28 novembre 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Aipe presenta in Campidoglio il progetto per i nuovi cartelloni pubblicitari. Saranno ecologici e anti-graffiti”, che dava notizia del progetto innovativo per rivoluzionare il sistema urbano degli impianti di comunicazione visiva-pubblicitaria, consegnato al Comune di Roma Capitale dalla Associazione Imprese Pubblicità Esterna (AIPE) “nell’ambito del percorso condiviso inaugurato dalla Giunta orientato al superamento dell’attuale procedimento”.(https://www.rodolfobosi.it/aipe-presenta-in-campidoglio-il-progetto-per-i-nuovi-cartelloni-pubblicitari-saranno-ecologici-e-anti-graffiti/#more-13230 )
Nel suddetto articolo esprimevo una serie di perplessità e di dubbi che l’articolo pubblicato il 4 dicembre scorso su “Edilizia e Territorio”, e ripubblicato su “Esterniamo” il successivo 10 dicembre, ha contribuito in parte a sciogliere, perché ora si parla di “cartelloni smart da quelli parapedonali fino al maxi formato 3×2 metri”, che abbracciano sicuramente tutti i tipi di impianti SPQR, ma che possono comprendere anche tutti gli altri tipi di impianti di proprietà privata su sullo pubblico.
Se infatti il parapedonale SPQR (impianto tipo 1.D) ha le stesse dimensioni di cm. 100 x 70 che ha un parapedonale di proprietà invece privata (impianto tipo 2.A) e queste dimensioni minime di poco superiori (cm. 100 x 100) hanno non solo le paline SPQR (impianti tipo 1.C), ma anche le paline (impianto tipo 3.C) e le paline con orologio (impianto tipo 2.B) di proprietà privata, allora il progetto per i nuovi impianti pubblicitari riguarda anche tutti i formati degli impianti di proprietà privata.
Con lo stesso ragionamento i “cartelloni smart” dovrebbero anche riguardare gli impianti speciali da mt. 1,20 x 1,80 e da mt. 3,00 x 2,40.
Nell’articolo pubblicato su questo stesso sito il 28 novembre 2014 avevo fatto al riguardo le seguenti considerazioni: “Se la Giunta procedesse allo stesso modo anche con gli altri impianti di proprietà privata su suolo pubblico, dovrebbe allora tener conto degli specifici “circuiti” in cui rientrano, come quello relativo a “cultura e spettacolo” (nel formato esclusivo di mt. 2,00 x 2,00, da assegnare secondo me con un unico bando di gara, senza nessun servizio connesso, ma solo alla maggiore offerta fatta sul canone di concessione), quello relativo agli “impianti di pubblica utilità“ (formati esclusivi di mt. 1,20 x 1,80 e mt. 3,20 x 2,40) a sua volta suddiviso in “circuito dedicato al servizio di bike sharing” (da assegnare con un unico bando di gara) e “circuito dedicato ad elementi di arredo urbano” (da assegnare anche con più bandi di gara, uno per ogni elemento di arredo urbano di cui il Comune vorrà dotare la città entro i prossimo decennio, come ad esempio toilettes autopulenti, panchine, cestini etc.) ed infine quello relativo a tutti i rimanenti impianti di proprietà privata su suolo pubblico da assegnare secondo me anche con più bandi di gara, senza nessun servizio connesso, ma solo alla maggiore offerta fatta sul canone di concessione e tutt’al più con l’obbligo di una nuova veste già prestabilita degli impianti, per rispettare l’obbligo di definire lotti economicamente omogenei fra di loro.
Quand’anche la “sperimentazione” riguardasse la sola “veste” esteriore di ogni impianto, quale che ne sia il formato, non posso non mettere in evidenza che l’Amministrazione Capitolina affidandosi al privato abbia implicitamente dimostrato una sua incapacità di “progettare” da sola nuovi modelli di impianti: sarebbe stato in tal caso preferibile mettere a gara, oltre che alla maggiore offerta fatta sul canone di concessione, anche il progetto migliore di nuovo impianto.”
Una risposta di conferma in tal senso sembra dedursi dal seguente passo dell’articolo pubblicato il 27 novembre 2014 su “Esterniamo”: “sarà ora compito dell’amministrazione definire le caratteristiche ed il design imprescindibile che la comunicazione esterna dovrà assumere inserendo parametri precisi ed inderogabili nei suoi bandi per l’assegnazione degli spazi e farle rispettare”.
Ma sarà veramente così e cioè che nei bandi futuri verranno inseriti i cartelloni smart come parametri precisi ed inderogabili, da far rispettare da parte di chi si aggiudicherà le gare ?
E questi parametri saranno inseriti in tutti i bandi indistintamente oppure solo in alcuni di essi, visto che “a occuparsi delle spese per l’installazione e la futura gestione saranno infatti i concessionari degli impianti stessi” ?
Ma in caso di inserimento dei suddetti parametri solo in alcuni bandi e non in tutti, come si farà ad evitare differenze di trattamento ed il rischio di conseguenti quanto inevitabili contenziosi ?
Perché non viene precisato prima ed in modo assolutamente trasparente ogni particolare dall’Assessore Leonori ?
Perché dobbiamo venire a conoscenza nuovamente dal privato e non dal pubblico di un altro pezzo di questo ben strano modo di fare una “sperimentazione” ?
Che c’è da nascondere ?
Dott. Arch. Rodolfo Bosi