L’articolo di Lenny Schiaretti, pubblicato il 24 giugno 2014 sul sito http://www.architetturaecosostenibile.it/, descrive le abitazioni sociali progettate dall’Arch. Alejandro Alavena, di cui viene riportato il seguente curriculum: “Alejandro Aravena apre il suo studio nel 1994.
Architetto dell’Università Cattolica del Cile, ha tenuto corsi all’Harvard GSD, è membro del RIBA e della giuria del Pritzker Prize.
Vincitore dello Zumtobel Group Award nel 2014, i suoi lavori riguardano strutture scolastiche, sedi istituzionali, edifici pubblici e culturali, abitazioni e progetti di autocostruzione.
Dal 2006 è direttore di ELEMENTAL, un’organizzazione che si occupa di progetti per infrastrutture, trasporti, abitazioni e spazi pubblici ad alto valore sociale.”
Alejandro Alavena
Esistono abitazioni sociali che possano crescere, rispondere alle diverse esigenze delle famiglie, aumentando inoltre il loro valore nel tempo?
Sarebbe bello che un alloggio raccontasse la storia di chi lo vive, crescendo insieme.
È quello che sta avvenendo a Quinta Monroy in Cile dove, con la collaborazione del governo, lo studio Aravena ha lanciato il programma Elemental per combattere l’abusivismo con l’autocostruzione di alloggi espandibili negli insediamenti informali.
Lasciare al progettista la libertà di scelte definitive sui luoghi in cui abitiamo non è sempre la migliore opzione; Adolf Loos, infatti, sosteneva che “L’architetto, il decoratore, conoscono a malapena il nome del loro committente. E se anche chi vi abita si fosse comperato cento volte queste stanze, tuttavia non saranno mai le sue stanze”.
Nel 2002, con il programma Chile Barrio il governo cileno crea un nuovo piano per realizzare residenze sociali innovative a basso costo, per circa 100 famiglie di Quinta Monroy ad Iquique, nella stessa area in cui esse si sono insediate abusivamente negli ultimi 30 anni, sfruttando una sovvenzione ministeriale di 7500 dollari per famiglia, somma normalmente sufficiente per abitazioni di circa 25/30mq con servizi per luce, acqua e infrastrutture.
Il progetto Elemental
Lo studio di Alejandro Aravena, con il programma Elemental (nato grazie anche al coinvolgimento degli abitanti), ha progettato un insediamento di edifici che riesce a rispettare le abitudini delle famiglie del quartiere, legate alla cultura della proliferazione spontanea delle case, in cui si manifestino le loro identità, raggiungendo anche l’obiettivo di far in modo che gli alloggi acquistino valore col passare del tempo, grazie ad una serie di condizioni di progettazione.
È stato pensato un sistema che offre una notevole flessibilità: tramite un’autocostruzione controllata, i proprietari possono allargare l’abitazione dagli iniziali 30mq fino a 72mq.
Infatti la soluzione scelta è stata quella di pensare alloggi costituiti da una parte “dura” e una “malleabile”, costruendo a lotti alterni un edificio su tre livelli; il lotto vicino è stato lasciato vuoto per permettere alle famiglie di auto–costruire la parte di casa rimanente.
Gli edifici che verranno realizzati saranno porosi a sufficienza per poterci allocare unità al piano terra, espandibili orizzontalmente ed unità ai piani superiori espandibili sia in orizzontale, sia in verticale.
Infine, tra i blocchi di edifici, le corti centrali creano spazi dedicati alla comunità favorendo l’aggregazione sociale.
Un’interessante ricerca progettuale che fornisce una possibile risposta a come inglobare nel progetto il fenomeno dell’autocostruzione istintiva e abusiva, che ha definito molti quartieri delle città di tutto il mondo.
La struttura degli edifici
La struttura degli edifici è formata da uno scheletro in cemento armato e tamponamenti in blocchi alleggeriti di calcestruzzo, i tramezzi interni sono invece realizzati in pannelli di legno, facilmente spostabili.
Il modulo base di ogni appartamento è di 3x6m che, considerando le possibilità di ampliamento, può diventare 6x6m.
Il progetto di ogni elemento e del loro assemblaggio è studiato per essere economico e di facile manutenzione.
A distanza di anni gli obiettivi di Aravena sono stati raggiunti e il progetto è riuscito nel molteplice intento di mantenere la comunità nel sito originario (nonostante l’elevato valore immobiliare dell’area), migliorandone la qualità della vita e rispettandone la cultura.