Su questo stesso sito il 29 settembre 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Clima: innalzamento mari, 177 milioni di persone a rischio”, che riportava le previsioni di uno uno studio condotto dalla Climate Central, fondazione indipendente creata con lo scopo di comunicare al grande pubblico i risultati della ricerca scientifica sui cambiamenti del clima. (https://www.rodolfobosi.it/clima-innalzamento-mari-177-milioni-di-persone-a-rischio/)
A lanciare un nuovo allarme sono ora i ricercatori della NASA.
(ANSA del 28 agosto 2015, ore 10:25) – di Laura Giannoni
Il riscaldamento degli oceani e lo scioglimento dei ghiacciai accelerano, e con loro l’innalzamento del livello del mare, che rappresenta sempre di più una minaccia per le città costiere.
Dal 1992 ad oggi il mare è salito in media di 8 centimetri, ed entro la fine del secolo la crescita potrebbe sfiorare il metro, sommergendo le case di 150 milioni di persone.
A lanciare il nuovo allarme sono i ricercatori della Nasa, secondo cui la velocità con cui le acque salgono è aumentata rispetto ad appena 50 anni fa, e in futuro “probabilmente andrà peggio“.
Studiando i dati satellitari degli ultimi 23 anni, gli esperti hanno registrato una crescita del mare non uniforme: in alcune aree della Terra l’aumento è stato di 25 cm, mentre in altre, tra cui la costa ovest degli Usa, si è verificato un abbassamento dovuto alle correnti oceaniche e a cicli naturali come l’Oscillazione pacifica decadale, che per ora “nascondono l’impatto del riscaldamento globale“.
Tale impatto, però, non tarderà a manifestarsi in tutto il globo.
Nel 2013 l’Ipcc delle Nazioni Unite ha stimato fra i 30 e i 90 cm l’innalzamento del livello del mare entro il 2100.
Per Steve Nerem, a capo del Sea Level Change Team della Nasa, “è abbastanza certo che il livello del mare si alzerà di 90 cm, ma non sappiamo se avverrà entro questo secolo o un po’ più in là“.
A rischio ci sono 150 milioni di persone che nel mondo vivono in aree costiere ‘basse’, a non più di un metro sopra il livello del mare, ha ricordato il direttore della divisione di Scienze naturali della Nasa, Michael Freilich.
Per la maggior parte si tratta di asiatici, in Paesi poveri come il Bangladesh e in città moderne come Tokyo e Singapore, che potrebbero essere interamente sommerse.
Ma il pericolo interessa anche l’Occidente, ad esempio la Florida, con le strade di Miami già periodicamente allagate per le alte maree.
Secondo gli esperti, all’innalzamento hanno contribuito in egual misura l’espansione degli oceani sempre più caldi, lo scioglimento delle calotte della Groenlandia e dell’Antartide e la fusione dei ghiacciai montani.
Il destino delle calotte polari appare il più incerto, e quello maggiormente in grado velocizzare l’aumento del livello del mare.
Negli ultimi 10 anni, stando ai satelliti, l’Antartide ha perso in media 118 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno; la calotta della Groenlandia addirittura 303 miliardi.