Articolo pubblicato con questo titolo il 12 gennaio 2015 su “Teleagenzia 1”.
Nel 2012 sono state ben 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane.
In alcune zone, le rilevazioni hanno riscontrato fino a 36 sostanze contemporaneamente.
Un “Mix” i cui effetti non sono ancora ben conosciuti.
A rilevarlo, è il rapporto nazionale ISPRA sulla presenza di pesticidi nelle acque.
Il rapporto, che si prefigge di fornire su base regolare le informazioni sulla qualità della risorsa idrica in relazione ai rischi di tali sostanze, è frutto di una complessa attività che coinvolge Regioni e Agenzie Regionali per la protezione dell’ambiente.
In cima alla lista, gli erbicidi che a causa del loro utilizzo diretto sul suolo combinato con le intense precipitazioni, ne facilita il fluire nelle acque.
Aumentata poi, rispetto al passato, anche la presenza di fungicidi e insetticidi.
Secondo il nuovo Rapporto, le concentrazioni non appaiono però particolarmente alte, nonostante la loro diffusione sul territorio nazionale sia notevole, tanto che tali sostanze sono state identificate per il 57% dei monitoraggi su acque di superficie e nel 31% su acque sotterranee. Sulla base dei dati forniti dalle Regioni, la Pianura Padana e quella Veneta risultano essere le zone più contaminate.
L’Ispra lancia quindi l’allarme su come la non adeguata conoscenza degli effetti di un cocktail di diverse sostanze possa incidere sugli ecosistemi.
Un allarme al quale fa eco l’Europa.
Secondo gli esperti dell’Unione Europea, il rischio di un mix di sostanze chimiche è maggiore di quello rilevato dalle metodologie in fase di autorizzazione, poiché si considerano solo gli effetti delle singole sostanze ma non gli effetti cumulativi dovuti dalla contemporanea presenza delle stesse.