Il 30 giugno 2014 è stata trasmessa sia via E mail che via Fax la seguente convocazione.
Michele Civita
Ha dato inizio alla audizione il Presidente della Commissione di studio, arch. Daniele Iacovone, che ha esordito parlando della volontà di ascoltare tutti i soggetti interessati al nuovo testo unico di legge che è anche di revisione delle leggi vigenti in proposito (oltre 70).
Daniele Iacovone
Ha parlato di <<unificare ed ottimizzare>> e di <<azione anche di rinnovo delle attuali norme>>.
Ha fatto sapere che la Commissione di studio è stata insediata a novembre del 2013 ed ha già redatto i primi contenuti sulla base della Deliberazione della Giunta Regionale n. 105 del 17 maggio 2013, citata nella convocazione stessa, che ha per oggetto la <<Istituzione della Commissione incaricata di riorganizzare, semplificare e innovare la normativa regionale in materia urbanistica ed edilizia e adozione degli indirizzi per la elaborazione della proposta del “Testo Unico in materia Urbanistica ed Edilizia”>>.
Ha affermato che la legge regionale n. 38 del 22 dicembre 1999 (“Norme sul governo del territorio”) per vari motivi non è stata attuata, specie per quanto ha riguardato la subdelega alle Province [ha citato al riguardo il Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) della Provincia di Roma del 2010], di cui a seguito di varie Circolari (ultime delle quali nel 2011-2012) la Regione Lazio si è ripresa le competenze.
Ha messo in evidenza che la Commissione di studio sta lavorando nell’ambito di una revisione da parte del Governo di diverse competenze: ha citato al riguardo la legge De Rio (Legge n. 56 del 7 aprile 2014) che da un lato prevede la fusione dei Comuni al di sotto di una certa popolazione e dall’altro lato ha abolito le Province.
Fra le altre questioni emerse l’arch. Daniele Iacovone ha citato le diverse proposte di legge presentate in Parlamento sul consumo di suolo, che vanno ad incidere direttamente sulle scelte urbanistiche, e le varie innovazioni sui piani attuativi (ed in particolare sulle “compensazioni” e le “perequazioni”) su cui al momento non c’è normativa nazionale e che sono quindi da recepire solo sulla base delle sentenze giurisprudenziali.
Ha da ultimo fatto presente (<<tanto per complicare la situazione>>) che c’è Roma Capitale di cui occorre delineare le funzioni ed il ruolo.
Ha fatto sapere che la Commissione ha già redatto una prima bozza, che non è però ancora in condizioni di essere fatta conoscere: ne ha fatto però conoscere l’impostazione.
Non ci sarebbe più un vero e proprio Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG), ma un Piano di assetto da poter aggiornare facilmente, che varrà come indirizzo e direttiva.
Dovrebbero rimanere le competenze provinciali, compresa la pianificazione.
A quest’ultimo riguardo l’arch. Iacovone ha espresso una sua personale opinione, secondo la quale un PTPG fatto da non eletti non avrebbe la stessa valenza e soprattutto “cogenza” dei piani urbanistici di stampo prettamente politico.
Sarebbe previsto un coordinamento dei Piani settoriali, che dovrebbe avere una competenza “concertativa”.
Per quanto riguarda la redazione ed approvazione dei Piani Regolatori Generali (PRG), attualmente importati sulla distinzione tra “piani strutturali” e “piano operativi”, ha detto che la Commissione pensa che si rischia di mettere in campo troppe cose, per cui la tendenza sarebbe quella di un unico PRG con entrambe le componenti strutturali ed operative.
Riguardo alle componenti strutturali ha fatto sapere che saranno costituite da “Invarianti” estese anche alle zone agricole di pregio, ai fini del contenimento dell’uso del suolo: quanto invece al piano operativo dovrebbe essere impostato con la massima flessibilità (specie per i “piani complessi”) tenendo sempre conto del D. M. n. 1444/1968 sugli standard urbanistici in base alla loro evoluzione verso una pluralità di destinazioni.
L’arch. Daniele Iacovone ha concluso il suo intervento ipotizzando un testo compiuto per la fine di quest’anno, inteso come proposta di lavoro di inizio legislatura, ed auspicando la sua approvazione poi contestualmente al Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), di cui si stanno predisponendo le controdeduzioni assieme al MIBAC.
Ha quindi invitato i partecipanti a dire la loro.
È intervenuta per prima Anna Maria Bianchi, presentatasi come portavoce del Laboratorio “Carte in Regola”.
Anna Maria Bianchi
Si è dichiarata molto contenta dell’invito, ma crede <<che ci sia però un problema di fondo>>, che <<è sul consumo di suolo su cui è inutile che ci nascondiamo che se ne parla da anni senza essere ancora arrivati a risposte concrete>>.
Ha citato al riguardo la legge della Regione Toscana che fa un preciso distinguo tra territorio urbanizzato e territorio non urbanizzato da salvaguardare: considera la proposta di legge regionale redatta da Anna Manson l’unica vera scelta seria [vedi al riguardo l’articolo pubblicato su questo stesso sito il 26 ottobre 2013 dal titolo <<La Regione Toscana legifera prima dello Stato sul consumo di suolo >> (https://www.rodolfobosi.it/la-regione-toscana-legifera-prima-dello-stato-sul-consumo-di-suolo/#more-2839)]
Si è dichiarata molto sensibile al discorso della semplificazione, ma ha fatto la seguente riflessione sul ruolo della amministrazione: troppo spesso si attribuisce un ruolo di mediazione tra le varie istanze sociali, le forze produttive, le categorie professionali, le rappresentanze della società civile (cittadini attivi, ambientalisti, comitati spontanei di residenti), come se fosse una sorta di “semaforo” super partes che si limita a “regolare il traffico”.
Invece da chi è chiamato alle responsabilità di governo del territorio, a maggior ragione se appartiene al centro sinistra, ci aspettiamo un ruolo di guida fortemente orientata al bene collettivo.
Senza penalizzare le esigenze dello sviluppo economico e quindi anche delle categorie imprenditoriali – dei “privati” – non può esserci scelta o atto dell’amministrazione in cui non sia immediatamente individuabile un vantaggio per l’interesse pubblico.
Ha criticato la prassi ormai consolidata sia delle “compensazioni” che delle “perequazioni”.
Da ultimo ha lamentato che a tutt’oggi non sono state approvate le due proposte di legge di riforma del Piano Casa della Giunta Polverini: ha ricordato che dalla fine di gennaio che la Commissione Ambiente ha licenziato il testo in aula di Consiglio non c’è stata la dovuta approvazione.
È quindi intervenuto il dott. Arch. Rodolfo Bosi, responsabile nazionale per Parchi e Territorio della associazione ambientalista “Verdi Ambiente e Società” (VAS) e responsabile del Circolo Territoriale di Roma, che estende il suo raggio d’azione a tutto il Lazio.
Rodolfo Bosi
Con un intervento a braccio Rodolfo Bosi ha espresso delle perplessità riguardo a quanto dichiarato dall’arch. Daniele Iaocovone perché vi ha registrato che rispetto alla gerarchia delle fonti del diritto urbanistico si tende ancora a favorire sempre di più la gerarchia degli interessi, che volta per volta arriva a scavalcare le stesse regole già fissate dal P.R.G. con lo strumento grimaldello dell’Accordo di Programma, introdotto con la legge n. 142 del 1990 con la finalità di snellire i procedimenti relativi agli interventi di interesse pubblico, ma utilizzato ormai massicciamente per lo più a “giustificazione” di progetti speculativi dei costruttori sempre in variante dell’ordine costituito.
A tal riguardo il dott. Arch. Rodolfo Bosi ha proposto alla Commissione di definire in modo non equivoco (anche se in linea di massima) la classificazione degli interventi di natura pubblica che possano essere realizzati con lo strumento dell’Accordo di Programma, per escluderne una volta per tutte un suo uso distorto per il futuro.
Con riferimento alla casse dei Comuni sempre più vuote, che costringono ad abbassarsi alla gerarchia degli interessi (non sempre generali e comunque pubblici) ricorrendo al Project Financing, ha messo in evidenza che la conseguente “urbanistica contrattata” che ne scaturisce non deve essere biunivoca o peggio che mai di sottomissione alla offerta del “privato” perché ad avere il coltello dalla parte del manico della pianificazione deve essere sempre e comunque un Comune capace di curare gli interessi pubblici generando al loro interno una convenienza economica anche per i costruttori privati.
Tornando alla gerarchia delle fonti del diritto urbanistico da rispettare e da non poter violare nemmeno con l’Accordo di Programma ha posto l’accento sui “Piani Settoriali” sovraordinati alla stessa Regione Lazio e soprattutto ai Comuni e quindi da rispettare, come ad esempio i Piani di Assetto dei parchi e delle riserve naturali sia regionali che statali, o come i Piani di Bacino o ancora il Piano territoriale Paesistico Regionale (PTPR): dovrebbero portare a stabilire delle “norme invarianti” da prescrivere a livello di piano strutturale.
Ha fatto l’esempio dei Piani di Assetto che una volta approvati sostituiscono i Piani Regolatori Generali dei Comuni interessati, che sono obbligati quindi a rispettarli a costo di essere commissariati.
Riguardo alla semplificazione ed al conseguente snellimento delle procedure ha fatto l’esempio dei Piani Territoriali Paesistici (PTP) e del PTPR le cui prescrizioni per le zone vincolate sono sovraordinate a quelle urbanistiche dettate dalle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) dei PRG dei Comuni, che ciò nonostante vengono mantenute, creando la stridente contraddizione ad esempio di previsioni in zona vincolata di edifici a 7 piani che il PTP e/o il PTRP consente ma solo di 3 o 4 piani, per cui si vengono a determinare i classici casi all’italiana di violazione delle norme per una “svista”.
Se ne esce secondo Bosi obbligando i Comuni a recepire nei propri PRG le prescrizioni cogenti dei PTP e del PTPR, facendo così diventare “norma urbanistica” la tutela paesaggistica ed eliminando conseguentemente l’obbligo del rilascio della “autorizzazione paesaggistica”, previo “parere” vincolante della Soprintendenza competente per territorio, che costituirebbero per il cittadino un eccesso inutile di burocrazia.
Un esempio analogo di semplificazione è stato proposto da Bosi per quanto riguarda l’acquisizione a monte di ogni PRG non di un “parere” di massima delle Soprintendenze competenti per territorio su tutte le zone soggette a vincolo paesaggistico o archeologico o storico-monumentale, strappato in sede di Conferenza dei Servizi, ma di una vera e propria “autorizzazione paesaggistica” o nulla osta di tipo archeologico e/o storico-monumentale, che se acquisita a monte del procedimento esenta poi dall’obbligo di averla tutti coloro che intendono realizzare progetti di trasformazione del territorio.
Riguardo sempre alla gerarchia delle fonti del diritto urbanistico il dott. arch. Rodolfo Bosi ha lamentato la violazione sistematica fin qui registrata della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) disciplinata dal D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. in recepimento della Direttiva 2001/42/CE tanto con i Piani di Assetto non solo di parchi regionali come Veio, Castelli Romani e Bracciano-Martignano, ma anche nazionali come il parco del Circeo quanto con quasi tutti i Piani Regolatori Generali e le Varianti di esse approvate dalla data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 152/2006.
Ha fatto presente al riguardo che la Regione Lazio deve ancora approvare la VAS con una propria legge di recepimento che rischia di essere una sanatoria generalizzata: ha proposto comunque alla Commissione di prescrivere l’obbligo di rispettare la procedura di VAS che consente ai cittadini di partecipare anche a monte del procedimento sulla “proposta” di PRG o di Piano di Assetto, perché obbliga la Regione a controdedurre (assieme all’Ente Parco o ai Comuni interessati) a tutte le osservazioni presentate ai fini ambientali, modificando il Piano in base alle osservazioni accolte, per poi adottarlo ufficialmente e pubblicarlo di nuovo per proseguire con le osservazioni presentate e controdedotte nel modo classico dal soggetto che ha redatto il Piano.
Riguardo al “consumo di suolo” il dott. arch. Rodolfo Bosi ha detto di essere a conoscenza delle circa 8 proposte di legge presentate in Parlamento a cui si è aggiunta per ultima quella del Governo, tuttora in discussione: di queste ha citato quella presentata dal Movimento 5 Stelle perché propone di estendere i vincoli paesaggistici automatici dei cosiddetti “beni diffusi” (ex legge Galasso n. 432/1985) alle zone agricole di pregio, che anche la Commissione di studio starebbe prendendo in esame.
Si è dichiarato anche lui molto favorevole alla legge della Regione Toscana, ma ha invitato la Commissione a prendere in esame anche la proposta di legge urbanistica presentata in Sicilia dall’On. Trizzino del Movimento 5 Stelle [vedi al riguardo l’articolo pubblicato su questo stesso sito il 21 marzo 2014 dal titolo <<La Nuova Legge Urbanistica in Sicilia: un’interessante proposta>> (https://www.rodolfobosi.it/la-nuova-legge-urbanistica-in-sicilia-uninteressante-proposta/#more-5885).
Con riferimento sempre al “consumo di suolo” il dott. arch. Rodolfo Bosi ha proposto alla Commissione di studio di cancellare del tutto l’edificazione in zona agricola consentita al Capo II della legge regionale n. 38/1999 così come modificato dalla Giunta dell’allora Presidente Storace, perché consente di realizzare vere e proprie lottizzazioni edilizie su zone frazionate in lotti al di sotto di quello minimo stabilito dalla legge sul condono edilizio, come è successo con la lottizzazione di Riano finita sotto inchiesta penale .
Il dott. arch. Rodolfo Bosi ha infine voluto fare un commento sulla abolizione del Senato tuttora in corso che vedrebbe forse un domani anche dei consiglieri regionali al posto dei senatori di oggi, per rimarcare come la nostra Corte Costituzionale abbia annullato una marea di leggi regionali impugnate dal Governo e si rischi per il futuro una deriva ancora maggiore mettendo agli stessi posti controllore e controllato.
È quindi intervenuto Mario Attorre, consigliere della Sezione Romana di Italia Nostra, che è stata difensore a tutto campo dell’Agro Romano, per cui <<figurarsi se non sono contento che si dica che non vi si può costruire>>.
Mario Attorre
Fa presente che con la crisi economica che c’è i costruttori sono arrivati al punto di chiedere come si possa vendere l’invenduto.
Cita il caso della Collina Fleming a Vigna Clara dove al posto degli standard a parco pubblico si vogliono far costruire 5 palazzine ed un teatro.
Mette in evidenza come cosa straordinaria che il PTPR tutela tutti i centri storici dei Comuni del Lazio meno che quello di Roma, perché è Patrimonio Unesco e ne demanda la tutela al relativo piano di gestione che peraltro il Comune di Roma deve ancora sfornare.
Pone l’accento sullo “ius aedificandi” per rimarcare che non esiste se non nella mente di certi assessori all’urbanistica e per affermare che è ora di finirla con questa “tesi” strampalata.
È quindi intervenuto Dario Fraioli, coordinatore dell’Istituto Nazionale di Bio Architettura del Lazio.
Dario Fraioli
Ha premesso che al suo Istituto interessa ovviamente un Piano “a sostenibilità ambientale”, finalizzato a riqualificare le risorse endogene.
l’Intervento di Dario Fraioli cita la legge regionale n. 6 del 27 maggio 2008 riguardante le <<Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia>>.
Afferma fra l’altro che lo sviluppo non è sostenibile se non è differenziato, anche nello “zoning”, e che la città equivale ad un ecosistema artificiale ed incompleto.
Fa sapere che qualche anno fa l’Istituto ha studiato con la Provincia di Frosinone un Regolamento tipo: sulla base di quella esperienza basterebbero a suo giudizio anche delle semplici schede che dicano quale soluzione sia obbligatoria e quale no.
È quindi intervenuto il Prof. Paolo Stella Richter, Presidente della Associazione Italiana di Diritto Urbanistico (AIDU).
Paolo Stella Richter
Ha premesso che si compiace di due cose:
– il no al frazionamento tra Piano strutturale e Piano operativo;
– il superamento delle Zone Territoriale Omogenee, che sono secondo lui frutto di una generazione razionalista ormai superata.
Ha quindi fatto presente che un primo compito per la Commissione dovrebbe essere la definizione di “attività edilizia”, perché non è data nemmeno dal “Testo Unico” emanato con il D.P.R. n. 380/2001.
Un secondo compito dovrebbe riguardare la disciplina dettata per i “cambi di destinazione d’uso senza opere”, che è per lui contraddittoria se non altro per la ineseguibilità degli eventuali ordini di ripristino dello stato antecedente dei luoghi.
Precisa al riguardo che il modo fin qui seguito ha significato soltanto una complicazione.
Fa sapere che 19 anni fa ha scritto il testo della Denuncia di Inizio Attività (DIA) con la intenzione di semplificare: mette in evidenza che da allora ad oggi c’è la Super Dia, la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) e quant’altro.
A suo giudizio, che è frutto dell’esperienza di avvocato, il problema non sta nella semplificazione delle procedure ma nel “deamministrare”: fa l’esempio che se uno toglie un tramezzo interno di casa, il problema non riguarda la cittadinanza, ma il vicino del piano soprastante, specie se gli fa piegare il suo pavimento, per cui basterebbe una assicurazione per danni.
Cita al riguardo un curioso libro di Guido D’Angelo dal titolo “Il diritto di tramezzo”.
Fa presente quindi che c’è la possibilità non di modificare la definizione ma la disciplina degli interventi, per esempio sopprimendo tutti quelli di edilizia libera vera.
La semplificazione deve quindi applicarsi nel togliere adempimenti, senza togliere la DIA alternativa.
Il Prof. Richter é quindi passato a parlare della necessità di stabilire quando mettere in atto un piano di lottizzazione, senza rischiare di vedersi sottoposto al rischio della pena accessoria di un provvedimento di confisca.
Bisognerebbe ad esempio stabilire quali opere di urbanizzazione primaria devono esistere o essere realizzate prima, così come il numero degli abitanti da insediare per definire quando è “lottizzazione” [si è interrogato dicendo 5 villette sì, mentre una palazzina di 50 appartamenti no?].
Ha quindi messo in evidenza come la condanna della persona può decadere per amnistia, mentre la pena accessoria della confisca no.
Secondo lui la legge regionale deve disciplinare anche il Regolamento di partecipazione di tutti i soggetti cointeressati.
Ha voluto dire anche due parole sullo slogan del “consumo di suolo” agricolo, per lui orrendo sul termine “consumo” che non gli piace, perché per lui vale il discorso sulla permeabilizzazione del suolo agricolo.
Ha messo in guardia dall’importanza delle future città, perché almeno il 20-25% del mondo vivrà in metropoli, per cui è necessario partire dal come fare la città, renderla costruttiva e competitiva: dal far bene la città deriverà anche la salvaguardia del suolo.
Ha chiesto ed ottenuto di intervenire Domenico Cecchini, Presidente dell’INU Lazio
Domenico Cecchini
Ha apprezzato l’introduzione del Presidente della Commissione soprattutto perché, nella sua sintetica rassegna dei numerosi provvedimenti ora in discussione nel Parlamento in materie che concorrono tutte direttamente alla definizione dei principi e del contesto amministrativo in cui si esercita il governo del territorio, ha espresso l’intenzione di non attendere che questo complesso quadro venga definito per varare l’atteso Testo Unico regionale in materia urbanistica.
Condivide pienamente: si è atteso già troppo per rivedere la LR 38/1999 e riorganizzare semplificandola, l’intera materia.
L’auspicio suo e di INULazio è dunque che il lavoro della Commissione proceda speditamente, che quanto prima siano resi pubblici gli indirizzi e le scelte della Commissione e che si giunga presto alla approvazione della nuova legge regionale.
Per rispettare i tempi assegnati agli interventi sii limita a indicare sette punti che consideriamo essenziali.
- È indispensabile che la relazione alla proposta di nuova legge regionale (ddl) contenga un quadro conoscitivo dello stato della pianificazione sovracomunale e comunale, riferito almeno agli ultimi 10 anni, con una analisi dei motivi del mancato funzionamento della LR 38/99. Sarebbe sbagliato legiferare senza una chiara individuazione dei limiti e delle difficoltà incontrate da tale legge che l’attuale Amministrazione intende superare (vedi delibera di istituzione della Commissione). È anche indispensabile che il ddl contenga norme di sostegno e di incentivazione all’attività di pianificazione .
- Il ddl deve contenere norme volte alla riduzione del consumo di suolo. Tra quelle previste nelle proposte di legge attualmente all’esame del Parlamento (contingentamento, perimetrazione, fiscalità ecc) riteniamo prioritarie e più efficaci quelle di natura fiscale volte a rendere più conveniente il riuso di aree già urbanizzate rispetto alla nuova urbanizzazione (i.e. impermeabilizzazione) di aree libere (green field). Solo “mandando fuori mercato” l’edificazione di aree libere o agricole si potrà ridurre fortemente e stabilmente il consumo di suolo.
- Si sottolinea l’importanza, del resto già dichiarata nei documenti regionali, di mettere in sintonia il ddl di riforma regionale con la legge 56/2014 (Delrio), in particolare in materia di Città metropolitana e Unioni dei Comuni. La pianificazione d’area vasta è una necessità ineludibile e va raccordata con la riforma degli Enti Locali. La costituzione della città metropolitana cambia sostanzialmente i ruoli e le gerarchie degli Enti soggetti della pianificazione. Il patrimonio di conoscenza accumulato con i piani provinciali non va disperso.
- La Regione deve assumersi il compito di gestire il sistema complessivo dei vincoli sovraordinati, garantendone il dinamico aggiornamento. I dati di conoscenza (cartografia unificata, piani settoriali, beni paesaggistici e beni culturali, sicurezza e protezione del suolo, consumo di suolo ecc) devono essere certificati e messi a disposizione della Città metropolitana, dei Comuni e delle loro Unioni, di tutti gli Enti soggetti della pianificazione. Un compito essenziale, necessariamente centralizzato, per il quale bisogna disporre di risorse adeguate.
- Il ddl deve contenere norme volte a rendere effettiva ed efficace la copianificazione tra i diversi soggetti istituzionali che concorrono alla formazione e gestione degli strumenti di governo del territorio. Il problema non si risolve semplicemente ricorrendo alla tradizionale Conferenza dei servizi, ma richiede una assunzione di responsabilità diretta da parte dei soggetti istituzionali in quanto tali ( vedi punto 15 della delibera di nomina della Commissione).
- Deve considerarsi ormai ampiamente sperimentata e condivisa l’articolazione del Piano urbanistico generale in tre dimensioni: quella strutturale (propria del livello metropolitano e delle Unioni di Comuni); quella operativa (conformativa e a cadenza quinquennale); quella regolamentare (RUE) per la gestione delle micro trasformazioni e della manutenzione urbana. Se, come è emerso dall’introduzione del Presidente, la Commissione ritiene che le dimensioni strutturale ed operativa debbano coesistere in uno stesso strumento è comunque irrinunciabile che esse abbiano caratteri diversi: non conformativa e di lunga durata la prima, conformativa e di cadenza quinquennale la seconda. È inoltre essenziale che gli strumenti di governo del territorio siano diversificati in relazione alle dimensioni dei Comuni.
- Il ddl di riforma regionale dovrà superare la contraddizione storica, ormai insostenibile come dimostra l’estrema difficoltà a gestire i “residui di Piano”, tra previsioni di edificabilità (tempo indeterminato) e destinazioni pubbliche (scadenza quinquennale). Le previsioni di edificabilità rivolte ai privati devono avere la stessa durata (quinquennale) delle destinazioni pubbliche e scadere al termine del quinquennio. Ciò appunto si ottiene distinguendo la dimensione strutturale da quella operativa. Non meno importante è che il ddl definisca la necessità e le modalità di recupero all’uso pubblico delle rendite urbane generate da decisioni urbanistiche. Le risorse economico-finanziarie che in tal modo si rendono disponibili devono essere utilizzate esclusivamente per il miglioramento delle dotazioni territoriali (qualità urbana). Deve essere esclusa tassativamente qualsiasi altra utilizzazione di tali risorse, sia di quelle ottenute dagli oneri concessori “tradizionali”, i cui importi vanno costantemente aggiornati, sia di quelle ottenute dai “contributi straordinari”.
Ha chiesto ed ottenuto di intervenire Daniela De Leo, Ricercatrice e docente di Urbanistica, Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura, Sapienza Università di Roma, Responsabile della comunicazione nella Giunta esecutiva della Società Italiana degli Urbanisti (SIU) .
Daniela De Leo
Ha fatto preliminarmente presente che nelle more del nuovo statuto, la SIU – Società Italiana degli Urbanisti, che quel giorno rappresenta, raccoglie circa 27 Dipartimenti universitari, dottorati e centri di ricerca di tutta Italia.
Questo consente, forse, di recuperare l’esito della II Audizione, quella che la Commissione ha avuto con le Università e che ha visto una scarsa risposta da parte dei 7 Atenei convocati a fronte di un interesse e un apprezzamento che, invece, come società scientifica ci sentiamo di esprimere per questa Audizione.
Specie se essa si può considerare come un primo incontro per attivare una collaborazione e non solo un “ascolto passivo” o peggio rituale e formale.
Infatti, cogliendo sino in fondo, l’occasione di andare oltre le pur necessarie finalità di aggiornamento della L.38/99, o di riordino e di messa in coerenza di tutte le normative successive in materia.
Da questo punto di vista, l’efficace presentazione dell’arch. Iacovone ha consentito di capire alcune direzioni di lavoro in corso, evidenziando, però, anche la necessità di conoscere e comprendere gli orientamenti politici dell’attuale Giunta Regionale che, inevitabilmente, concorreranno a definire i prossimi passi e ad imprimere uno stile di lavoro che caratterizzerà il percorso di definizione della nuova Legge Regionale.
Entro questa prospettiva ed entro la possibilità di un lavoro istruttorio congiunto, Daniela De Leo ha fatto presente come società scientifica che raccoglie urbanisti, pianificatori e progettisti urbani, potrebbe in futuro contribuire ad approfondire con la Commissione incaricata, diversi temi e questioni a partire da:
— una necessaria definizione delle soglie per numero abitanti entro cui distinguere metodi e procedure di intervento per i diversi comuni della Regione;
— caratteri di semplicità procedurale e attuativa che corrispondano non a una riduzione dei controlli ma a quella che è stata qui definita come somministrazione degli adempimenti amministrativi;
— un maggiore coordinamento tra pianificazione comunale e VAS;
— una rinnovata attenzione verso le questioni dei diritti o, meglio, delle previsioni, edificatorie;
— una più stretta relazione tra pianificazione del territorio e programmazione delle risorse;
— una più stretta integrazione nei piani e negli strumenti di regolazione del territorio tra le componenti insediative, ambientali e paesaggistiche.
In particolare, la collaborazione nel lavoro istruttorio potrebbe concentrarsi su:
1. elaborare comparazioni tra le Leggi Regionali vigenti: al di là del plauso per il lavoro in Toscana della collega Marson, è chiaro che potrebbe essere utile analizzare con maggiore attenzione anche altre normative regionali che presentino maggiore affinità o indicazioni utili per il caso del Lazio e le sue specificità. Arriviamo buoni ultimi (dopo l’esperienza del ’99) ma forse è possibile apprendere dalle molte esperienze attivate e, soprattutto, da una prima verifica mirata sui livelli attuativi che le varie norme hanno avuto nei diversi contesti regionali;
2. condurre una analisi minuta dei risultati conseguiti con l’applicazione della normativa vigente: la L.36/87 o la L.22/97 sono delle norme interessanti che hanno prodotto alcuni risultati di rilievo e che forse andrebbero tenuti in conto nella nuova normativa quadro; così come sarebbe necessario approfondire nel dettaglio alcuni aspetti del Piano Casa che, ad esempio, nella norma del 20% (che diventa 50% per le nuove costruzioni) da cedere alla PA, appare, in prima istanza più efficace di qualsiasi pur legittima esortazione alla riduzione del consumo di suolo (o ai processi di impermeabilizzazione) di cui le diverse associazioni qui presenti hanno pure detto;
3. rivedere finalmente, in maniera sistematica e puntuale le forme di accordo pubblico privato, anche tenendo conto che, nell’attuale contesto della crisi economico-finanziaria, esiste senz’altro l’occasione per superare la dialettica tra favorevoli e contrari all’intervento dei privati nelle trasformazioni della città e del territorio, iniziando a prendere sul serio (lavorandoci minutamente) sul sistema di regole da fissare, da parte pubblica, a garanzia dell’interesse pubblico da preservare anche rispetto alla realizzazione di profitto da parte dei privati coinvolti;
4. infine, la questione della Partecipazione, sia come interazione tra istituzioni sia come coinvolgimento degli abitanti: anche qui coesistono delusioni, inadeguatezze o visioni preconcette, con un insufficiente lavoro analitico delle esperienze, non solo italiane qui citate, ma, soprattutto, francesi (ad esempio quelle dei débat public) di forte innovazione all’interno di una solida tradizione di collaborazione interistituzionale non solo basata sull’intercomunalità o le unioni dei comuni, da prendere a modello come buone pratiche.
Per tutto questo la SIU offre a questa Commissione la possibilità, da un lato, di meglio raccordare la domanda pubblica alle attività di ricerca delle università italiane (oltre che quelle della Regione Lazio), e, dall’altro di utilizzare la rete nazionale esistente come osservatorio ampio e stabile rispetto ai problemi comparabili, ai fini di un confronto duraturo con le realtà e le posizioni locali e nazionali.
È quindi intervenuta Annalisa Cipriani, già consigliera del direttivo nazionale di Italia Nostra e Regione Lazio attualmente membro del direttivo della sezione di Roma con delega ai parchi archeologici nel Consiglio Regionale Lazio e nel Gruppo di lavoro nazionale legislazione parchi.
Annalisa Cipriani
Esprime condivisione completa con le tesi espresse dal presidente dell’istituto di Bioarchitettura del Lazio che tuttavia costituiscono speranza e impegno progettuale per il futuro in contraddizione con la realtà del presente che ha dato l’alibi con la crisi economica nazionale a deroghe di ogni tipo alla disciplina urbanistica.
L’esperienza ventennale maturata ai Tavoli di consultivi del Comune e della Provincia e della stessa Regione le fa affermare oggi che gli indirizzi politici degli ultimi anni (come sottolineato anche dall’ Arch. De leo) e le responsabilità delle Amministrazioni locali hanno costituito la vera invariante dell’urbanistica romana e laziale nel pianificar facendo (puntuale a questo proposito le osservazioni di merito illustrate da Bosi a cui non vi e nulla da aggiungere) derogando dal rispetto delle regole e svuotando l’elaborazione culturale espressa dal dibattito fruttuoso degli anni 90 come ricordava con l’approvazione della Variante di Salvaguardia Domenico Cecchini.
Va raccolto il suo invito a fare una comparazione e un bilancio di quanto fatto o non fatto negli ultimi quindici anni in Regione.
A proposito dell’uso del suolo con i rischi che comporta la sua impermeabilizzazione lamenta il recentissimo smantellamento del servizio geologico regionale che rappresenta un pessimo segnale: in questo quadro desolante si colloca anche l’applicazione del Piano casa della Polverini non contrastato dall’opposizione di allora e non migliorato dalla maggioranza di oggi.
Il lavoro meritorio svolto dall’arch. Daniele Iacovone (che nulla ha da invidiare a quello istruttorio e per ambiti territoriali predisposto dalla regione Toscana) e il fatto che oggi coordina il gruppo di lavoro per la nuova legge regionale è l’unica garanzia al momento per un apertura di credito e speranza.
La sconcerta infine l’informazione che il 90% per cento dei reati edilizi vengono cancellati mentre oggi nel pomeriggio Italia Nostra affiancherà in Conferenza urbanistica l’azione intrapresa dal VII Municipio che ha interessato la magistratura per riportare trasparenza e legalità negli atti amministrativi di alcuni accordi di programma (vedi Piazza dei Navigatori e ex fiera di Roma).
È quindi intervenuta Cristiana Mancinelli Scotti, referente per il Coordinamento Salviamo il Paesaggio di Roma e Provincia.
Cristiana Mancinelli Scotti
Ha chiesto ed ottenuto di parlare di nuovo per un intervento flash il dott. Arch. Rodolfo Bosi di VAS, che ha sottoposto alla attenzione della Commissione le due seguenti ulteriori questioni:
– la valutazione di impatto ambientale sulle aree riconosciute come patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, come quella su cui si vorrebbe realizzare la cosiddetta “lottizzazione Nathan” a Tivoli a ridosso di Villa Adriana, che è sovraordinata alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) disciplinata dal Codice dell’Ambiente;
– l’obbligo di tutelare nei centri storici sia le aree di valore culturale che i locali storici tradizionali, prescritto dai due commi aggiunti dal Governo Letta all’art. 52 del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” emanato con D, Lgs. n. 42 del22 febbraio 2004.
È quindi intervenuto Maurizio Lanzini, Presidente della Sezione Lazio della Società Italiana di Geologia Ambientale.
Ha esordito affermando che condivide grosso modo tutti i diversi interventi che l’hanno preceduto, ma che ha la consapevolezza che tutte le osservazioni “tecniche“ hanno di fatto una impronta “politica” per cui chi dovrà scegliere avrà da lottare contro interessi economici enormi.
Trova i distinguo fatti sul “consumo di suolo” un sofisma poco produttivo, perché si sta parlando di 2 sistemi contrapposti di città impermeabile.
Parla poi dei geositi urbani della città di Roma che sono stati studiati dalla SIGEA e che sono importanti non tanto per la loro bellezza paesaggistica quanto per la loro storicità: precisa che sono stati individuati a livello di Municipio assieme al dott. Secchiarelli del Comune di Roma ed la dott. Mancinelli della Regione Lazio, e che per la loro protezione hanno dovuto prendere in esame con grande difficoltà le norme vigenti che ha trovato “barocche”.
Ha voluto chiudere l’audizione Giancarlo Storto, membro della Commissione di studio.
Giancarlo Storto
Ha esordito affermando che la discussione è stata positiva e stimolante e che spera in apporti ancor più puntuali.
A corollario dice che lo sforzo che si sta facendo è una “riscrittura” che garantisca “efficienza” al sistema stesso.
Condivide la proposta di accorpamento auspicata dal prof. Richter tra piano strutturale e piano operativo, così come la proposta di Cecchini della stessa durata di 5 anni per vincoli e piano operativo.
Riguardo al “consumo di suolo” ed al saldo zero per la sua impermeabilizzazione fa presente che si tratterebbe di una norma inutile se tutto fosse fatto come si deve: parla di una sorta di “misura di salvaguardia” oggi necessaria, che proponga dei limiti anche quantitativi.
Fa presente che dei problemi edilizi sollevati dal prof. Richter per ora la Commissione non si occupa, mentre elemento vitale dei suoi lavori è il superamento della zonizzazione.
Sugli standard edilizi occorre invece confermare la inderogabilità, in particolare per lo standard a parcheggi.
Un altro aspetto su cui punta la Commissione come elemento qualificante è la eliminazione delle “Varianti”.
Come ultima questione Giancarlo Storto ha sottoposto, avendo rilevato la carenza in tal senso degli interventi, l’obiettivo prioritario che è quello dell’edilizia sociale, superando le ambiguità che si porta appresso.
L’arch. Daniele Iacovone ha congedato tutti i partecipanti facendo sapere che è intenzione dell’Assessore Civita di proseguire questi incontri periodicamente.
Condivido totalmente le proposte dell’architetto Rodolfo Bosi, mi permetto di aggiungere alcune considerazioni e proposte:
Non possiamo ignorare i precetti Costituzionali. Art. 9 Cost. La tutela del Paesaggio che come ben sappiamo, comprende anche la tutela dell’ambiente naturale, sovrasta gli interessi e i cosiddetti (inventati) “diritti edificatori” legati alla disciplina urbanistica. Quindi, prima di varare una nuova legge urbanistica si deve approvare definitivamente il PTPR, approvare una legge regionale sulla VAS e sulla VIA, e una nuova legge regionale quadro sulle aree protette che comprenda anche la Rete Natura 2000, e che preveda:
1) la redazione della Carta della Natura regionale: strumento base per la pianificazione territoriale e le valutazioni ambientali (Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione di Incidenza), con particolare attenzione alla conservazione degli habitat della regione, che individua lo stato del patrimonio naturale nel Lazio, evidenziandone i valori ed i profili di vulnerabilità.
2) l’individuazione della Rete Ecologica Regionale: l’insieme delle unità eco-sistemiche di alto valore naturalistico, tutelate attraverso il sistema regionale ed interconnesse tra di loro dalle aree di collegamento ecologico-funzionale, con il primario obiettivo del mantenimento delle dinamiche di distribuzione degli organismi biologici e della vitalità delle popolazioni e delle comunità vegetali ed animali.
3)l’individuazione del Sistema delle aree di collegamento ecologico-funzionale, (e dei vincoli per la sua conservazione) per rendere più coerente la rete Natura 2000, la conservazione gli elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la costituzione della rete ecologica regionale tutelando, preservando ed eventualmente recuperando gli elementi lineari (es. corsi d’acqua comprese aste secondarie e minori, filari, muretti a secco, fontanili ecc.) e areali (es. stagni, alberature, radure, ecc.) che si rendano necessari per garantire la continuità e l’integrità ecologica e che sono essenziali per la distribuzione geografica e lo scambio genetico della flora e della fauna presenti nei sistemi di paesaggio naturale.
4) Abrogazione immediata del Comitato regionale per territorio (art. 16 lr 38/1999), così come è stato abrogato recentemente il Comitato tecnico scientifico per l’ambiente.
Buon lavoro