L’articolo che segue, pubblicato con questo titolo il 16 luglio 2015 sul sito “Giornalettismo”, ci descrive la situazione che si è venuta a determinare dopo la Sentenza della Corte Costituzionale n. 140 del 9 giugno 2015, di cui in un separato articolo viene dato il quadro generale entro cui è maturata (vedi https://www.rodolfobosi.it/?p=22340&preview=true).
Camion Bar Roma, c’è una sentenza della Corte Costituzionale che potrebbe mettere in pericolo la rimozione dei camion ambulanti dalle strade storiche della capitale d’Italia: si tratta di una pronuncia che va ad incidere sulla normativa riguardante i beni culturali, lamentando una mancanza di coordinamento fra Stato e Regioni su queste materie; un caso analogo a quello romano, un ricorso di Veneto e Campania, potrebbe riaprire la partita.
CAMION BAR, LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Il Messaggero nella cronaca di Roma spiega.
Il testo della Consulta, emesso dopo il ricorso delle Regioni Veneto e Campania (partito fin dal 2013), potrebbe mettere forse in discussione la delibera sulla “delocalizzazione dei camion bar” del sindaco Ignazio Marino.
Sotto accusa, secondo i giudici, la legittimità costituzionale «degli articoli 2bis e 4bis del dl 91 del 2013 e l’articolo 4 del dl 83 del 2014» (in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali) che aprirebbero la falla di una «concorrenza di competenze tra Stato e Regioni».
La Corte, spiega Repubblica Roma, avrebbe dichiarato “costituzionalmente illegittimi” gli articoli 2bis e 4bis del dl 91 del 2013 e l’articolo 4 comma 1 del dl 83 del 2014 nella parte in cui “non prevedono l’intesa a garanzia della leale collaborazione tra Stato e Regioni”, necessaria secondo i giudici costituzionali nel momento in cui si vuole allontanare dalle aree di pregio monumentale e archeologico, con lo scopo di tutelarle, attività di commercio ambulante.
Per spostare i camion bar servirebbe, dunque, un’intesa fra Stato e Regioni, mancante al momento.
Al ministero, comunque, rassicurano.
Gli uffici legislativi del Collegio Romano sono, infatti, già a lavoro per formulare un emendamento che recepisca le osservazioni della Corte e superare la sentenza.
Come spiegano dal Mibact, quella della Consulta non è una sentenza auto-applicativa, e cioè non annulla ipso facto gli atti del Comune. E ribadiscono che la sentenza sarà rapidamente superata.
Il tema da sottolineare è che la Consulta “critica” il fatto che i Comuni abbiano agito senza aver tenuto conto le predisposizioni normative delle Regioni su materie di loro prerogativa.
Come il caso del commercio, appunto.
Secondo il ministero la cosiddetta «incostituzionalità è dettata solo dall’assenza di un preventivo coinvolgimento delle Regioni».
“Gap” che ora sarà risolto in tempi brevi.
Anche gli uffici tecnici della Regione sono al lavoro sul testo Unico del Commercio, dove saranno inserite normative “per superare il principio dell’equivalenza che prevede lo spostamento del camion bar in una zona di uguale valore economico. Nodo cruciale per la risoluzione del tema caldo degli ambulanti”.
Chiaramente, i diretti interessati, ovvero gli ambulanti, si ritengono particolarmente rinforzati dalla sentenza della Corte.
«Così come noi ci siamo attenuti all’ordinanza che ha cancellato le nostre postazioni dal centro – dice Alfiero Tredicine, Apre Confeserecenti – adesso tocca a loro rispettare le sentenze.
La Consulta è uno degli organi più alti dello Stato, i giudici sono stati chiari».
Gli ambulanti intanto si sono organizzati: martedì andranno sotto la soprintendenza statale e mercoledì al Ministero dei Beni culturali.
«Ora devono rivedere il provvedimento e prendersi le proprie responsabilità».